La "Via Crucis di chi viene reso invisibile" dedicata a Luca Scatena

Per non dimenticare ven 29 marzo 2024
Attualità di La Redazione
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La manifestazione del 29 gennaio ©Termolionline.it
La manifestazione del 29 gennaio ©Termolionline.it

TERMOLI. L'appuntamento ormai cadenzato mensilmente dalla Città invisibile/Faced in memoria della tragedia di Pozzo Dolce nessuno mai avrebbe pensato fosse dedicata anche al ricordo dell'operatore Luca Scatena, deceduto nella notte tra mercoledì e ieri, a causa di un infarto. Scomparsa che ha commosso l'intera comunità.

«Con i pensieri e i cuori rivolti a Luca, amico degli ultimi - consapevoli che, nonostante il vuoto che lascia, resterà accanto a noi nelle battaglie con i più emarginati - diffondiamo questo testo che avevamo preparato in occasione del quarto mese dal rogo di Pozzo Dolce».

“Una luce per” è un percorso di sensibilizzazione e di animazione comunitaria che si propone di portare al centro dell’attenzione pubblica le condizioni in cui vivono tante persone gravemente emarginate, anche nei nostri territori. Il percorso prende avvio a seguito di una tragedia avvenuta il 29 novembre 2023: la morte atroce di una persona senza dimora bruciata viva in pieno centro cittadino, a Termoli. Da allora, a partire dal 29 dicembre ed il 29 di ogni mese, tante persone si stanno incontrando in strada e nelle assemblee, in un processo che vuole essere itinerante e permanente, per parlare di sofferenza, ingiustizia, emarginazione. E di cosa si può fare, insieme, per cambiare (almeno un po’) le cose. Oggi, 29 marzo, venerdì santo, il percorso assembleare prosegue in una modalità diversa, facendo spazio alla riflessione e al silenzio, che, nella via crucis, si fa ascolto di tante situazioni di emarginazione.

La via crucis delle persone senza dimora e di tante altre in difficoltà, a Termoli, è fatta ogni giorno di tante stazioni.

La prima stazione è solitamente quella dei treni: tra le quattro e le cinque del mattino alcune persone ripiegano le coperte dopo aver dormito un po’ nell’atrio, vicino alle macchinette del caffè, o nel sottopassaggio.

La seconda stazione è alla mensa della Caritas: in tante e in tanti, ogni giorno, lì fanno la fila per mangiare e avere conforto.

La terza stazione è nel piazzale del porto: qualcuno dorme nel furgone o in macchina o sotto una scalinata o dentro un ripostiglio. O forse dentro un peschereccio. Qualcuno va a lavorare per racimolare qualche euro da mandare alla famiglia.

La quarta stazione è a Rio Vivo: ci sono persone che da anni dormono nelle roulotte, ma no, non sono turisti. Altri in estate fanno i guardiani nei lidi, guadagnano qualcosa e almeno hanno un posto dove passare la notte.

La quinta stazione è al parco comunale.

La sesta stazione è in una delle torrette dell’Enel sparse in città, in una di quelle dove almeno non ci piove dentro. Che puoi allestire come fosse casa.

La settima stazione è in una qualche casa abbandonata o in costruzione, magari nello scheletro del palazzo di vetro a difesa grande o in un’altra struttura abbandonata. O proprio a pozzo dolce: tante case nuove sono state costruite in questi ultimi anni. Tante nuove persone sono rimaste senza casa.

L’ottava stazione è, invece, dentro una casa, quando arriva l’ufficiale giudiziario per eseguire lo sfratto.

La nona stazione ai servizi sociali del Comune: a controllare la graduatoria delle case popolari che non scorre.

La decima stazione è in uno dei dormitori comunali. Dove non è così facile avere il permesso per entrare. Oppure in quel parchetto, proprio sotto al dormitorio, dove alcune persone dormono in ripari di fortuna.

L’undicesima stazione potrebbe essere in una delle Caritas parrocchiali o in uno degli altri punti di assistenza in città dove si sta in fila per un pacco viveri.

La dodicesima stazione è alla città invisibile, un centro dove chi vive in strada può fare la doccia, mangiare qualcosa, ristorarsi, parlare e sentirsi accolto. Ora, purtroppo, si trova fuori dal centro cittadino perché la vecchia sede è stata chiusa e mai più riaperta.

La tredicesima stazione è a fare l’elemosina la domenica fuori alla chiesa o al cimitero o all’ospedale.

La quattordicesima stazione può essere ovunque, in strada, in casa, in famiglia, a scuola; può essere in un campo a lavorare senza documenti o in una casa dove sei obbligata a prostituirti. Ovunque alla sofferenza altrui si risponda svalutando o con indifferenza.

Infine, potrebbe esserci una stazione per la rinascita: ma quella, in questa storia, non è già scritta. Dipende invece da sé e quando decideremo di immaginare un'altra società possibile, di fermare i processi di esclusione e di emarginazione; di costruire una città più giusta e libera per ognuna e ognuno di noi.

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