«Signore, insegnaci a pregare», lettera pastorale del vescovo

Alla comunità lun 22 aprile 2024
Attualità di La Redazione
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Il vescovo Gianfranco De Luca ©TermoliOnLine
Il vescovo Gianfranco De Luca ©TermoliOnLine

TERMOLI. «Signore, insegnaci a pregare», lettera pastorale sulla preghiera del vescovo monsignor Gianfranco De Luca.

In occasione del pellegrinaggio della Madonna di Fatima a Termoli (chiesa di San Timoteo, 27 aprile-5 maggio 2024) e dell’anno della preghiera indetto da Papa Francesco in preparazione al Giubileo 2025; «Signore, insegnaci a pregare»: prende spunto da un passo del Vangelo di Luca (11, 1) la nuova lettera pastorale che il vescovo della diocesi di Termoli-Larino, mons. Gianfranco De Luca, ha rivolto a tutta la comunità in occasione della venuta in città della statua della Madonna di Fatima, dal 27 aprile al 5 maggio 2024 nella chiesa parrocchiale di San Timoteo, unitamente all'indicazione di Papa Francesco che propone di vivere quest'anno di preparazione al Giubileo 2025 come Anno della preghiera.

La lettera, diffusa nel giorno in cui mons. De Luca diciotto anni fa è stato eletto vescovo (22 aprile, festa della Madonna dello Splendore, venerata nella diocesi di Teramo-Atri da cui proviene) viene presentata come una riflessione sul tema della preghiera.

«La circostanza del pellegrinaggio – scrive il vescovo – mi è apparsa come un invito ripetuto e riproposto da Maria, nostra Madre, che ancora una volta, rivolta a noi, ci invita a fare quello che Gesù, attraverso il ministero di Pietro ci dice". Un'opportunità, quella della riscoperta e valorizzazione della preghiera, che si può cogliere in un tempo complesso e di fatica, in cui "come singoli, come comunità cristiane, come comunità civile, sperimentiamo la mancanza di qualcosa che illumini la nostra mente, scaldi il nostro cuore, rimotivi le nostre mani, per uscire dalla rassegnazione, dalla prigione dello scoraggiamento, dalle analisi che denunciano vuoti e mancanze e sembrano spiazzarci, a volte paralizzarci».

Ma proprio questo scenario che appare così cupo e desolante e in cui sembra aver finito e impiegato tutte le forze e risorse disponibili – un po’ come aver pescato tutta la notte e non aver preso niente – è il presupposto per aprirsi alla Grazia del Signore Gesù Cristo e alla sua Presenza perché è proprio nella debolezza di ogni essere umano che si manifesta la forza di Dio.

Non a caso la riflessione del vescovo Gianfranco sulla preghiera parte dal fatto che "noi siamo un grido che si leva dalla nostra finitudine e dal nostro limite e non trova risposta finché non incontra l'Altro". Per questo la preghiera è un’esperienza universale e tipica della persona umana; si trovano testimonianze di preghiere in ogni cultura, in ogni religione e in ogni visione della vita.

In questo contributo viene presentato lo specifico della preghiera cristiana. Se nella relazione con l'Altro si coglie la propria identità, dal momento che Gesù ci ha rivelato che l’Altro con quale ci rapportiamo è il Padre, è evidente che la preghiera ci rende consapevoli di essere figli amati. Questo rende liberi e fiduciosi e apre alla fraternità con tutti. Proprio qui sta lo specifico e l’unicità della preghiera cristiana. Ed è proprio la relazione con il Padre il luogo dove il cristiano prega e vive.

La lettera propone così un percorso di agile lettura scandito in vari punti su cui soffermarsi e meditare tra i quali: Perché pregare? Gesù pregava e invita a entrare nella sua preghiera. La preghiera e lo stile di vita. Il luogo della preghiera cristiana. Gli ostacoli alla preghiera e il combattimento. I vari punti convergono sul primato di Dio-Padre nella vita di ciascuno e sull'invito a vivere la preghiera come un tutt'uno, come un abbraccio, nella relazione con il Padre e con gli altri che sono fratelli e sorelle.

«Noi – scrive monsignor De Luca – siamo chiamati a cooperare col Dio ricco di misericordia secondo le nostre possibilità che risultano sicuramente limitate e inadeguate, ma Dio può compiere meraviglie proprio attraverso la nostra piccolezza, purché come in Maria, trovi un cuore aperto e disponibile che si lasci trasformare dal suo amore».

La lettera si conclude con una riflessione pregata in cui si contempla Maria donna orante e le si chiede di imparare a pregare come prega Lei.

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