«Liste d'attesa: 9 persone su 10 in Italia hanno problemi con le prenotazioni»

Diamo i numeri dom 05 maggio 2024
Attualità di La Redazione
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Michele Giambarba ©TermoliOnLine
Michele Giambarba ©TermoliOnLine

CASACALENDA. «Liste d'attesa: 9 persone su 10 hanno problemi con le prenotazioni e la metà si rivolge ai privati». E' quanto sottolinea l'ex sindaco di Casacalenda Michele Giambarba (Costituente Comunista).

«La situazione delle liste d’attesa nel Servizio sanitario nazionale non mostra segni di miglioramento: attese troppo lunghe, strutture ospedaliere troppo lontane, difficoltà con i Cup e, troppo spesso, agende di prenotazione bloccate. È quanto emerge dall’ indagine condotta da Altroconsumo su oltre 1.100 cittadini.

Le interviste, effettuate su un campione di cittadini che hanno avuto difficoltà nel prenotare una visita o un esame con il Servizio Sanitario Nazionale nel corso dell’ultimo anno, confermano un quadro sconfortante e fortemente critico, che non sembra registrare segnali di miglioramento. 

Le conseguenze negative non sono solo per i portafogli degli italiani, spesso costretti a rivolgersi al privato e a pagare di tasca propria, ma anche per la loro salute, perché in troppi rinunciano a curarsi o devono affrontare lunghe attese.

Ma quali sono i problemi maggiormente riscontrati?

- Prima di tutto, circa i 2/3 degli intervistati, parlano di attese troppo lunghe;

- a volte viene dichiarato che le strutture ospedaliere troppo lontane;

- poi ancora l’impossibilità a fissare gli appuntamenti, essendo chiuse le liste di prenotazione;

-       i Cup difficili da contattare, le ricette che scadono, i controlli che saltano.

E quali sono le visite e gli esami più problematici?

La maggior parte dei problemi si sono registrati con le visite specialistiche. In particolare, le visite più citate sono quelle di oculistica e di dermatologia (per lo più riguardanti il controllo dei nei).

Tra gli esami più segnalati abbiamo ecografie, soprattutto dell’addome, della tiroide, della mammella e della spalla, risonanze magnetiche, Tac e gastroscopia. 

Sono infatti proprio le visite oculistiche e dermatologiche, le gastroscopie e le ecografie dell’addome quelle maggiormente pagate di tasca propria dai cittadini, con prenotazioni nel privato o sull’attività intramoenia, cioè l’attività privata negli ospedali pubblici.

La maggior parte degli intervistati pone l’accento sul problema delle attese eccessive: per molti è impossibile fare visite ed esami nei tempi suggeriti dal medico, anche quando c’è un’urgenza indicata sulla ricetta. Circa un quarto degli intervistati segnala l’impossibilità di prenotare una visita o un esame causa le agende di prenotazione chiuse.

Circa il 25% dei cittadini che hanno segnalato problemi, per avere l'appuntamento nei tempi prescritti dal medico avrebbero dovuto recarsi in una struttura scomoda, talvolta lontana anche 100 km o più da casa, perché nella loro provincia il primo posto disponibile sarebbe stato solo dopo molti mesi. E’ questo un disagio molto forte, se non un ostacolo alle cure, e disattende il rispetto di quel "principio di prossimità e raggiungibilità" che viene citato dal Piano nazionale di governo sulle liste d’attesa.

Altre precarietà frequenti sono le difficoltà a contattare il Cup (Centro unico di prenotazione regionale) tra attese molto lunghe, numeri sempre occupati e linea che cade dopo aver atteso inutilmente. Ma purtroppo sulle attese al telefono con il Cup non sono previste particolari tutele. 

Sul fronte ricoveri la situazione non migliora: solo poco più della metà dei cittadini è stata ricoverata nei tempi previsti. Tutti gli altri non sono stati così fortunati.

I motivi maggiormente addotti sono: la mancanza di medici, di letti, l’assenza dell’agenda per i prossimi mesi. La cosa che emerge è, comunque, l’impotenza nell’attesa senza informazioni: è difficile essere ricontattati, avere prospettive chiare rispetto al ricovero. Molto spesso, anzi, non si viene più richiamati e si rimane in sospeso.

Per sopperire a tali difficoltà, in particolare riguardo alle liste d’attesa, molti cittadini hanno alla fine deciso di rivolgersi ai privati. È però utile ricordare come le strutture private non possano rappresentare la soluzione al problema. 

Il motivo è presto detto: implicano una spesa da parte dei cittadini che si dovrebbe poter evitare, poiché la salute è un diritto costituzionale e tutti contribuiscono con le proprie tasse al finanziamento del SSN. Si tratta invece di un costo che sta diventando sempre più insostenibile per gli italiani: il numero di famiglie il cui bilancio è messo a dura prova da uscite che riguardano l’ambito sanitario è aumentato dal 43% nel 2022 al 47% nel 2023. 

Al momento, purtroppo, l’unica alternativa concreta per chi non ricorre al privato è attendere mesi e mesi per poi magari doversi recare in strutture molto scomode, oppure rinunciare a curarsi.

Costituente Comunista ritiene che tale situazione sia il risultato di scelte scellerate perpetrate da tutti i Governi (centro-sinistra e centro-destra) che, in barba a quanto sancito dall’Art. 32 della Costituzione, hanno aziendalizzato la sanità pubblica, dimenticando come la salute dei cittadini sia basata sui cinque principi su cui si fonda il Sistema Sanitario Nazionale:

- Universalità

- Uguaglianza

- Equità

- Centralità della persona

- Responsabilità pubblica per la tutela del diritto alla salute».

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