Crisi idrica, Romano: "Riconoscere ai molisani il diritto di uso civico sull’acqua"
Continuano i segnali di allerta e soprattutto le riduzioni dei flussi idrici da parte di Molise Acque.
L’intero basso Molise ne è coinvolto, in virtù della nota che il direttore del servizio tecnico, Carlo Tatti, ha inviato alle amministrazioni di Termoli, Guardialfiera, Guglionesi, San Giacomo degli Schiavoni, Larino, Ururi, San Martino in Pensilis, Portocannone, Campomarino, Montenero di Bisaccia, Petacciato e inoltrata anche all’Acea Molise, per quanto attiene alla gestione del servizio idrico integrato di Termoli.
Un’emergenza idrica che fa discutere le parti politiche, e a tal proposito il consigliere regionale Massimo Romano interviene a nome della tutela dei cittadini, dopo le parole del presidente della Regione Francesco Roberti che ha dichiarato, "Oggi sono troppi i comuni morosi che non possono intervenire sulle proprie reti idriche. L'aumento della tariffa è inevitabile in questa situazione” afferma il Presidente della Regione
«Invece di proporre ulteriori aumenti tariffari a carico dei molisani mettendogli ancora una volta le mani nelle tasche- spiega Romano- la Regione deve applicare con urgenza la legge 168/2017 che riconosce e tutela i diritti dei cittadini di uso e di gestione dei corpi idrici (superficiali e sotterranei) sui quali i residenti dei comuni o delle frazioni esercitano usi civici.
Si tratta di una rivoluzione culturale e politica, che richiede coraggio e lungimiranza, per consentire ai cittadini di riappropriarsi della risorsa più preziosa che esista in natura, l’acqua appunto, mettendola al riparo da pericolosissime rivendicazioni attuali e future da parte di altri territori e/o altri soggetti politici (e/o imprenditoriali) che già ci hanno messo gli occhi addosso (non da oggi).
Peraltro, nel contesto dell’autonomia differenziata, sarebbe uno strumento politico e giuridico formidabile per dimostrare al Governo e anche ad altre regioni più spavalde che non siamo disposti a genufletterci per affermare i diritti della nostra gente, anzi siamo pronti a confrontarci alla pari, senza timori reverenziali né complessi di inferiorità verso chicchessia».