Pellegrinaggio a cavallo in onore di San Biagio
SAN MARTINO IN PENSILIS. Oggi si rinnova il rito del pellegrinaggio a cavallo in onore di San Biagio. Con fede, devozione e senso di appartenenza a un territorio in cui il rapporto speciale tra l'uomo e l'animale si consolida, la comunità di San Martino in Pensilis ha rinnovato la festa in onore di San Biagio, vescovo e martire. A scandire questa giornata è un suggestivo pellegrinaggio a cavallo che ha richiamato decine di cavalieri di ogni età anche dai paesi limitrofi. In tanti hanno raggiunto un fondo che si trova a circa otto chilometri dal paese per poi rientrare nel centro abitato.
A svegliare il paese sono il suono delle campane e lo scalpitio dei cavalli. Alle sette e mezza il parroco, don Nicola Mattia ha celebrato la messa nella chiesa madre dove è stato benedetto e distribuito il pane da poco sfornato.
Al termine della celebrazione, affiancato dal giovane vice parroco, don Antonio Giannone, il sacerdote ha consegnato la croce benedetta ai cavalieri, guidati da Consalvo Del Pinto. La sua famiglia, infatti, ha rinvigorito questa tradizione per condividerla con l'intera comunità.
Il corteo ha percorso la strada provinciale fino a raggiungere contrada Tanasso dove si ricorda l'esistenza della 'Pietra' del Santo e di una Quercia secolare. Qui i cavalieri hanno compiuto tre giri intonando le litanie per poi ripartire e tornare a San Martino.
In piazza la benedizione conclusiva e tante emozioni che si rinnovano per un evento che non è mai lo stesso e coinvolge anche tanti giovani. Di generazione in generazione, come il piccolo nipotino che Consalvo Del Pinto ha tenuto in braccio pieno di gioia.
Le messe della giornata si concludono con un rito singolare, quello della benedizione della gola che si impartisce incrociando due candele benedette il giorno prima, quello della 'Candelora', la presentazione di Gesù al tempio.
San Biagio, vescovo e martire di Sebaste, in Armenia (l'odierna Sivas nella Turchia orientale), salvò un bambino dal soffocamento e viene invocato per la protezione della gola. La tradizione vuole che fosse esperto nella medicina prima ancora di diventare vescovo. Fu martirizzato durante l'impero di Licinio. Don Nicola ha ricordato la sua storia e le origini del Santo evidenziando anche il genocidio del popolo armeno, spesso dimenticato.