Meduse e dintorni: punture, vecchi rimedi e nuovi esemplari

Prevenire è meglio che grattare ven 10 agosto 2018
Attualità di Eliana Ronzullo
2min
Una delle meduse trovate a Rio Vivo ©Termolionline.it
Una delle meduse trovate a Rio Vivo ©Termolionline.it

TERMOLI. Si entra nel vivo della stagione estiva, i dieci giorni più caldi, turisticamente almeno.

Migliaia e migliaia in ogni litorale le persone che andranno a immergersi in acqua per avere sollievo e divertirsi con bagni refrigeranti.

Ma c’è una insidia latente, il rischio delle punture di medusa. Certo, non saranno letali come la cubo-medusa assassina che giorni fa ha ucciso una bimba nelle Filippine, ma comunque prevenire è sempre meglio che grattare…

Non solo, anche a Termoli, da qualche stagione – lo documentammo anche l’anno scorso – ci sono nuove specie di meduse, che sono affiorate a pelo d’acqua anche a Rio Vivo, giorni fa.

Insomma, dopo un lungo inverno passato con la coperta sulle gambe pelose come nonno Joe di Willy Wonka(le gambe ovviamente sono le nostre, che quelle del nonnino “fortunatamente” non le abbiamo viste) finalmente ci siamo, è arrivata l’estate.

Tutte e tutti noi abbiamo voglia di stare all’aria aperta di scoprirci e di passare delle indimenticabili giornate al mare.

Purtroppo però anche quest’anno si è ripresentato in maniera prepotente il problema delle punture di medusa, ecco perché abbiamo voluto stilare un veloce vademecum estratto dalle direttive ufficiali sanitarie, sulle cose da fare e da evitare nel caso in cui si entri in contatto con questi affascinanti quanto fastidiosi esseri viventi.

Cominciamo con le cose da fare.

Se si sta nuotando al largo e si viene sfiorati da una medusa, bisogna evitare movimenti scomposti anche per non incorrere in ulteriori punture e cercando di mantenere la calma, avvicinarsi alla battigia.

Se invece si è già vicini alla riva, conviene uscire subito dall’acqua evitando di agitarsi e urlare (se ci si riesce).

Lavare la parte colpita con acqua di mare per diluire la tossina non ancora penetrata.

Evitare di utilizzare l’acqua dolce perché potrebbe aiutare la rottura delle nematocisti (parti urticanti delle meduse) rimaste sulla pelle.

Con molta pazienza, rimuovere eventuali filamenti residui utilizzando una banalissima tessera di plastica rigida (tipo bancomat), oppure un coltello ovviamente non dalla parte della lama.

Applicare se il prurito è insopportabile un gel astringente al cloruro d’alluminio, che aiuta anche a bloccare la diffusione delle tossine.

Lo si trova ovviamente in farmacia.

Andare immediatamente al pronto soccorso o chiamare il 118 se appaiono i sintomi di uno choc anafilattico: reazione cutanea diffusa, difficoltà respiratorie, sudorazione, pallore, mal di testa, nausea, vomito, vertigini, confusione.

Passiamo ora alle cose da evitare

Non applicare sulla zona colpita sabbia o pietre tiepide perché se anche le tossine sono termolabili bisognerebbe raggiungere temperature di circa 50 gradi per renderle inattivate dal calore.

Meglio, quindi, non rischiare ustioni.

Lasciar perdere i rimedi della nonna. Ammettiamolo ci abbiamo creduto tutti sull’efficacia dell’urina (al punto tale che alcuni da bambini non avendola immediatamente disponibile se la sono fatta “prestare” da un amico) mi dispiace perché come ammoniaca, aceto e alcol sono del tutto inutili.

Non grattare, per evitare di rompere le eventuali nematocisti residue, liberando ulteriore veleno.

Se la reazione è localizzata, fare a meno delle creme al cortisone o contenenti antistaminici: perché funzionano solo dopo circa 30 minuti dall’applicazione e cioè quando la reazione è già naturalmente esaurita. utilizzarli nel caso di lesioni diffuse o di disturbi generali, anche lievi.

La zona arrossata lascia il posto a una iper-pigmentazione, che i raggi ultravioletti potrebbero rendere duratura evitare quindi il sole per qualche giorno.

Si rischiano antiestetiche macchie scure, usare una crema a filtro totale (50+).

E adesso tutte e tutti al mare.

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