Individuo e uguaglianza in Molise

Generazioni gio 11 ottobre 2018
Attualità di Claudio de Luca
2min
Uguaglianza ©comune.bentivoglio.bo.it
Uguaglianza ©comune.bentivoglio.bo.it

LARINO. Parrebbe quasi che, nella società molisana odierna, l’individuo non si senta più né visto né ascoltato dai suoi simili; e che spesso, da solo, non riesca a consistere come individuo. Una volta, in un paese come Bojano o come Guglionesi, quando un giovane entrava in società (vale a dire quando aveva cominciato ad inserirsi nell’ambiente in cui era destinato a vivere), veniva identificato e collocato al suo posto dagli altri con la sottolineatura di qualche suo carattere distintivo (difetto o pregio che fosse), tale da contraddistinguerlo per sempre.

Spesso – come per esempio avviene ancora in Ururi - un soprannome di famiglia, o personale, era sufficiente a classificarlo. Altre volte era l’avversione o il consenso, l’offerta d’amicizia (come oggi si fa con ‘Facebook’) o la rivalità, l’assunzione in un gruppo di frequentatori d’un caffè, la partecipazione ad una piccola corporazione artigiana oppure il mestiere stesso esercitato, a differenziarlo ed a personalizzarlo quanto bastava perché si sentisse “visto” e tenuto in conto dagli altri.

Ora invece capita un po’ dovunque che un garzone di barbiere, uno studente di medicina, un aiutante-barista, un imprenditore, un commesso di supermercato, un benzinaio, un ingegnere, un architetto – purché giovani - si considerino uguali. Per fortuna, essi non avvertono tra di loro alcuna differenza; e così, si annullano a vicenda, dando l’impressione (e spesso la certezza) che potrebbero scambiarsi il mestiere senza danno.

La posizione sociale, il diverso livello d’intelligenza, la cultura, l’origine, il nome stesso non hanno più valore distintivo nelle comunità della ventesima regione e non servono più a differenziare. Neppure la bellezza parrebbe più avere una valenza, perché belli o brutti hanno tutti la stessa sorte; e persino tra le donne capita che una ragazza malformata possa avere maggior successo di una dalle proporzioni perfette, a condizione che sappia aggiornarsi negli atteggiamenti esteriori.

Talvolta la cura dell’eleganza ha addirittura un risultato negativo, in quanto non serve più a distinguere; al contrario isola i suoi devoti in una posizione spregiata (che presto abbandonano) per confondersi coi loro uguali, tutti con gli stessi pantaloni sdruciti, bucati ai ginocchi, e con le medesime camiciole. E questo non per effetto di nuove ideologie o per spirito evangelico, ma forse per lo smarrimento – negli individui – della coscienza di sé stessi, del loro valore e significato individuale. Insomma, l’individuo non sarebbe più di moda in Molise.

Gli ecologisti locali invitano a salvare la natura. Predicano che i laghi, i fiumi, i boschi sono in pericolo. A noi pare invece che in pericolo stia soprattutto l’uomo, la sua cultura, la sua civiltà, che ha per punto di partenza il senso della sua individualità, il carattere sacro, religioso, della sua personalità. Perciò, la prima delle battaglie da fare per la salvaguardia dell’ambiente dovrebbe riguardare l’animale-uomo. Il resto, come la difesa dei monumenti, del paesaggio, degli uccelli e dei linguaggi, verrebbe da sé e tutto si ritroverebbe salvo se fosse salvo l’uomo con le sue peculiarità, con l’unicità della sua faccia e della sua coscienza.

Claudio de Luca

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