Le mirabilie dell'economia regionale

Retrospettive mar 23 ottobre 2018
Attualità di Claudio de Luca
3min
Zuccherificio ©Termolionline.it
Zuccherificio ©Termolionline.it

CAMPOBASSO. Con poco più di 300mila abitanti, la 20esima regione viene delineata dagli osservatori come una tra le più indebitate d'Italia. Dalla produzione dei ‘jeans all’allevamento dei polli sino alla lavorazione della barbabietola da zucchero, in questa minimale espressione geografica l’Ente Regione ha fatto nascere una costellazione di partecipazioni (discutibili dal punto di vista economico-produttivo) al solo scopo di realizzare un sistema di potere ruotante intorno al capo-popolo di turno.

Ne è fuoriuscita un’economia pubblica tramite cui gli Esecutivi ‘pro tempore’ intervengono nel capitale di numerosissime aziende che poi finiscono con il fallire dopo di avere assorbito decine di milioni di euro di fondi nel tentativo di tirare avanti con intraprese che, con i fini istituzionali dell'ente, hanno a che fare come i famosi cavoli a merenda. Naturalmente il criterio di nomina dei vertici societari ha natura politica, con decisioni soventemente assunte monocraticamente, con un sistema che persevera benché la Magistratura abbia già inflitto qualche condanna in primo grado e vi sia stato qualche Presidente divenuto protagonista e comprimario di una diecina di procedimenti giudiziari.

In vigenza di questo sistema di “nomine regie”, praticate soprattutto nei vari enti strumentali, accadde di potere osservare, “folgoranti in solio”, personaggi che non vorremmo mai vedere manco passare dinanzi alla porta di casa nostra. Ma è successo pure che ex-Assessori regionale (poi nominati Presidenti del Consiglio), benché non rieletti e nonostante imputazioni inflitte per presunto voto di scambio e di concussione (ma assolti dal secondo e fruendo di una prescrizione per il primo capo), si siano visti conferire importanti sedi gestatorie.

All'Arpam fu dirottato un politico risultato primo dei non eletti nella coalizione di Centrodestra; e la gratifica intervenne benché il predetto potesse ritenersi in conflitto d'interessi essendo un imprenditore che operava in un settore (quello edile e dei ll.pp.) che faceva a cazzotti con l’ambiente e con la salvaguardia del territorio. Altrettanto dicasi: 1) per il Segretario della rediviva “Nuova Dc”, diventato - dall’oggi al domani - Presidente di uno Zuccherificio; 2) per una Società di allevamento di polli di Bojano, affidata al “consigliere diplomatico” presidenziale; 3) per un Segretario regionale dell'Udc posto al vertice di “Fin-Molise”, la “finanziaria” pubblica (di cui ha finito con l’occuparsi prima il Tar, poi il Consiglio di Stato e - per un certo periodo - anche la Banca d'Italia e la Commissione Ue), sospettata di avere posto in essere procedure in violazione delle norme comunitarie sulla concorrenza e sugli aiuti di Stato.

Secondo la Stampa nazionale, in Molise non esisterebbero poltrone se non lottizzate preventivamente soprattutto a vantaggio di personaggi di maggioranza ma anche di opposizione. Per esempio, per “Fin-Molise”, fu citato il caso di un avvocato, già Segretario provinciale di Campobasso dell'Idv, risultato il primo dei non eletti nelle scorse elezioni regionali. Questi, pur avendo avuto rapporti professionali burrascosi proprio con questa partecipata regionale, è venuto poi a ritrovarsi nel Cda della citata Finanziaria. Per cui la domanda è: come avrebbe potuto un esponente di opposizione rappresentare la politica finanziaria di un ex-Presidente di Giunta eletto dal Centrodestra? Sono questi i misteri molisani che, forse, spiegano perché - su moltissime delle vicende industriali e finanziarie più spericolate - dai banchi dell'opposizione non si sia mai sentita alitare una protesta. Oggi molte delle più grandi realtà produttive regionali sono fallite (o sono sul punto di esserlo) ad onta delle numerose somministrazioni di danaro pubblico; e, con lo Zuccherificio di Guglionesi, con la “Solagrital” di Bojano, con la “Geomeccanica” e con la “Pomolì” sono finite sul lastrico migliaia di famiglie.

Lo Stabilimento di lavorazione delle barbabietole, dopo disparate avventure, è stato affidato alla gestione di un imprenditore isernino per un costo dieci volte inferiore a quello pagato dalla Regione solo pochi mesi prima di essere alienato, ma è fallito lasciando un buco di 80 milioni di euro; e il nostro imprenditore ha addirittura richiesto i danni alla Regione, accusando l’Ente di averlo indotto in errore con artifici e con raggiri. In sostanza il vertice dell’ente-Regione venne denunciato per truffa e reso destinatario di una richiesta di risarcimento di danni per oltre 5 milioni.

Claudio de Luca

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