Rivera, Caruso e De Sanctis: Guglionesi omaggia i tre caduti

Patrioti sab 03 novembre 2018
Attualità di Alberta Zulli
2min
La commemorazione dei defunti ©Termolionline.it
La commemorazione dei defunti ©Termolionline.it

GUGLIONESI. In occasione della Commemorazione dei defunti, l’amministrazione comunale di Guglionesi, ha voluto ricordare i suoi cittadini passati a miglior vita, e ha voluto ricordare Giulio Rivera, Giorgio De Sanctis e Francesco Caruso, tre guglionesani che hanno dato la loro vita per la Patria.

Presenti il sindaco Mario Bellotti, l'assessore Pino Aristotile, la consigliera Stefania Addesa, l'ex assessore Antonio Lucarelli e i ragazzi della protezione civile di Guglionesi.

Tre mazzi di fiori sono stati deposti sulle tombe di questi uomini.

Giulio Rivera morì a soli ventiquattro anni, nella strage di via Fani a Roma. Crivellato da 8 proiettili mentre si trovava alla guida dell'alfetta che precedeva la macchina del presidente Aldo Moro durante l'agguato.

Gli fu riconosciuta la medaglia d’oro al valore civile.

Giorgio De Sanctis venne catturato con il suo reparto dai tedeschi e avviato a un campo di deportazione. De Sanctis riuscì a evadere nei pressi di Lubiana e rientrò in Italia dove, passata la linea del fronte, raggiunse Bari.

Venne insignito della medaglia d’oro al valore militare con le seguenti motivazioni «Giovane ufficiale del Genio, animato da alto senso del dovere e grande amor patrio, nell'ora difficile della lotta per la liberazione del Paese occupato dai tedeschi, al comando di un nucleo di guastatori, prima alle dipendenze dirette degli Alleati, poi inquadrato nei reparti del Genio,
si prodigava instancabilmente nel pericoloso lavoro della bonifica dei campi minati e disattivazione di ordigni esplosivi. Primo fra i suoi soldati, costante esempio di ardimento, trascinatore ed esaltatore di eroismi. A Firenze, sotto il fuoco nemico, agendo personalmente, apriva agli Alleati la via dell'unico ponte rimasto intatto sull'Arno, guadagnando lode per sé e per il valore dei soldati italiani».

Francesco Caruso dopo aver assolto il proprio servizio di leva a L’Aquila, venne richiamato alle armi durante la seconda guerra mondiale. Fu inviato sul fronte greco albanese dove rimase fino alla dichiarazione di armistizio, dove venne fatto prigioniero dalle truppe tedesche. Si rifiutò di collaborare con i nazisti e fu rinchiuso nel campo di concentramento di Zeithain. Morì a soli 32 anni nel 1944, dopo i maltrattamenti subiti e le continue privazioni.

Sulla sua tomba si legge "La sua vita nel sacrificio, nella violenza della guerra e nel dolore del lager di Zeithain in Germania, ispiri nei giovani delle future generazioni sentimenti di pace e ideali di giustizia”.

La loro morte, la morte delle vittime di violenza e di guerra deve essere un monito per le generazioni future che devono cercare di creare un mondo fatto di fraternità.

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