La videosorveglianza non riesce a partire in tutti i Comuni

Grande Fratello mer 14 novembre 2018
Attualità di Claudio de Luca
2min
Videosorveglianza ©TermoliOnline.it
Videosorveglianza ©TermoliOnline.it

LARINO. La Regione Molise ha finanziato i Comuni di 503 video-telecamere. Una volta installate, non sono ancora funzionanti a Termoli e in altri centri. Si parla di motivazioni burocratiche; ed in effetti c’è carenza di permessi dei privati e di quelli della Sovrintendenza nei centri storici. Nella sostanza risultano esserne attive 105 sulle 140 installate.

In effetti (e ‘termoli online’ ne aveva già scritto) collocare certe apparecchiature richiede tutta una preparazione che non è stata approntata dagli Esecutivi comunali. Eppure l’uso in questione concreta una tra le più importanti misure di controllo del territorio. Ma una utilizzazione, impropria e non funzionale, può generare diseconomie che causano inappropriati investimenti di risorse pubbliche ed una non costante corrispondenza alle effettive esigenze di sicurezza. Allo scopo venne attivato un Tavolo tecnico nazionale con l’Anci, le due Forze di polizia a competenza generale ed il Dipartimento di Pubblica sicurezza, che pianificò un aggiornato allegato tecnico dando mandato ai Comitati provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica della Prefettura di istruire i Comuni.

Sarebbero occorsi Centrali operative nei Corpi e Servizi di Polizia locale, opportune capacità dei 'server', possibilità di registrare filmati ... In sostanza, la Regione avrebbe dovuto sapere che il tema della sicurezza non si risolve solo con il posizionamento delle telecamere. Ecco perché ogni amministratore locale avrebbe dovuto attivarsi al meglio, preoccupandosi di ottenere collaborazione dalle Forze dell’ordine statali, chiamate a presidiare il territorio, e diffondendo la pratica di quelle attività che rafforzano il senso di comunità e di collaborazione tra cittadini. La localizzazione delle telecamere deve essere sempre condivisa, istituendo una collaborazione seria e costante non solo per quanto riguarda l’attività quotidiana ma anche rispetto ad un confronto continuo, a livello progettuale, per investire nel modo migliore la risorse pubbliche. La maggior parte dei sistemi di videosorveglianza urbana è composta da 4 elementi principali: le postazioni di ripresa (che possono essere cablate o ‘wireless’), i sistemi di trasmissione, le centrali operative chiamate a verificare i dati, i sistemi di archiviazione.

Gli apparecchi di nuova generazione sono organizzati in modo che ogni telecamera controlli sempre la postazione adiacente, fornendo così un controllo incrociato antivandalico ed evitando problemi di sabotaggio. Tutte le telecamere installate dal Comune possono essere visionate dalle Polizie locale e dello Stato con un accesso esclusivo alle immagini ed agli impianti di videosorveglianza. Lo ha chiarito il Garante della privacy (parere n. 30246/2016 indirizzato al comune di Olgiate Olona). La regolamentazione corretta del trattamento dei dati personali effettuato con i tradizionali impianti di videosorveglianza urbana trova finalmente una indicazione univoca e innovativa da parte del Garante. Siccome, ai sensi del dl n. 11/2009, i Comuni possono utilizzare sistemi di videosorveglianza in luoghi pubblici o aperti al pubblico, la fonte normativa che giustifica il trattamento dei dati personali è chiara. Peraltro, a livello comunale, il trattamento potrà essere effettuato solo da agenti di polizia locale che abbiano la qualifica di agente di p. s.

Una volta osservata la procedura, nel rispetto della Circolare del Viminale del 7 febbraio del 2012, il trattamento effettuato dei dati personali rientra nella previsione di cui all'art. 53, c. 1, del Codice. Questo articolo, abrogato dal dlgs n. 51/2018, di fatto sposta la disciplina alla Direttiva speciale semplificata per le attività di indagine e di polizia, sottoponendo l’uso degli impianti all’uso esclusivo delle Polizie locali e dello Stato.

Claudio de Luca

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