Cambia la preghiera del Padre Nostro, il commento di don Benito

Tentazioni dom 18 novembre 2018
Attualità di Michele Trombetta
2min
Don Benito Giorgetta ©Termolionline.it
Don Benito Giorgetta ©Termolionline.it

TERMOLI. Ė di ieri la notizia che la Cei ha approvato la modifica del versetto finale della Preghiera del "Padre Nostro", incoraggiata anche da Papa Francesco.

La preghiera del Padre Nostro cambia. Non più “non ci indurre in tentazione”, ma “non abbandonarci alla tentazione”. Ad annunciare la modifica nel versetto finale è stata la Cei. Il testo della nuova edizione del Messale Romano, approvata dall'assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, sarà sottoposto alla Santa Sede “per i provvedimenti di competenza, ottenuti i quali andrà in vigore” sia la nuova versione del Padre Nostro sia una modifica dell’inizio del Gloria: “Pace in terra agli uomini amati dal Signore”. Il Padre Nostro è la preghiera più famosa del mondo e anche la più cara ai cristiani perché secondo i Vangeli è stata “dettata” dallo stesso Gesù. Come dicevamo il cambiamento del versetto è stato sollecitato dal pontefice, perché secondo lui non era stata fatta una buona traduzione dai testi fino ad oggi: “Dio non induce in tentazione” aveva sottolineato con fermezza Papa Francesco facendola notare spesso questa discrepanza nella non perfetta traduzione del testo, in questo gli alti prelati francesi, hanno fatto da precursori scrivendo un nuovo testo con la nuova traduzione.

Quindi d'ora in avanti appena verrà dato il via libera, si dirà al posto del “Non indurre in tentazioni” che in effetti sembra abbastanza poco lineare al più consono "Non abbandonarci alla tentazione", i tempi dell'attuazione della nuova versione non dovrebbero essere lunghi.

Abbiamo chiesto a don Benito Giorgetta, parroco della parrocchia di San Timoteo, un parere su questo cambiamento nella preghiera più cara ai fedeli: «Il linguaggio è una forma comunicativa che ha necessità continua di cambiamento e di adattamento culturale, ambientale e sociale. Anche la liturgia composta da parole e gesti per dare lode e gloria a Dio, riunire la sua famiglia e celebrare la gioia dell'incontro e la condivisione dell'unica fede, rientra in questa ottica. La scelta di adattare le famose parole del Padre nostro, una preghiera amata e conosciuta da tutti, vuole donare proprio questa occasione. "Non ci indurre in tentazione", parole che ancora oggi utilizziamo per recitare questa preghiera, saranno cambiate con altre più adatte a quanto si voleva dire cercando, per altro, di essere più vicini alle parole originarie. Sembrerebbe che Dio fosse un tentatore: "non ci indurre in tentazione", invece si vuole chiedere di "non abbandonarci alla tentazione". Insomma la tentazione fa parte della vita di ogni uomo ed è un combattimento che ognuno deve vivere allora si chiede a Dio di darci la forza, di starci vicino in quel momento perché noi non dobbiamo, non vogliamo soccombere. Allora alcuni obiettano: "Ma finora abbiamo sbagliato?" No! Abbiamo detto con un linguaggio "improprio" le stesse cose. La Conferenza Episcopale Italiana nell'ultima assemblea straordinaria celebrata questa settimana ha accolto la proposta di questo cambiamento. Ora sarà sottoposta al vaglio delle autorità competenti e sarà inserita nella revisione del nuovo messale».

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