La bufala sul porto e del suo progettista suicida

Termoli Storia & Amarcord dom 25 novembre 2018
Attualità di Luigi De Gregorio
2min
Porto di Termoli ©Termolionline.it
Porto di Termoli ©Termolionline.it

TERMOLI. Confesso. Per molti anni sono stato diffusore di una fake news. Si era suicidato in quanto si riteneva colpevole di un grave errore il progettista del vecchio porto di Termoli (quello costituito da un solo molo lungo all’incirca 100 metri). Era quanto si diceva circa 6 decenni fa a Termoli.

In verità, non essendoci la rete, ho raccontato suddetto fatto in alcune occasioni ad amici o a vari manager interlocutori dell’ambiente di lavoro (ovviamente ed opportunamente in pausa pranzo)

Per essere più precisi.

Molte volte, a metà tra la curiosità e la gentilezza formale durante tanti pranzi di lavoro (in Italia ed all’estero) mi veniva chiesto da dove venissi, da quale paese, di quale regione d’Italia fossi originario.

Di primo acchito rispondevo Termoli. E solo a quelli che mostravano incertezza come se non avessero capito bene, aggiungevo Molise.

Nei casi in cui il contesto della conversazione lo permetteva mi trasformavo in una guida turistica e se pur brevemente (alcuni minuti) presentavo il biglietto da visita di Termoli: le due spiagge, la penisola del Borgo Antico con il muraglione che lo circonda ed il Castello di Federico II di Svevia.

In alcuni casi, sempre verificando che in un contesto break gli interlocutori avrebbero gradito qualche minuto in più fuori del tema lavoro (fattibilità, accordi commerciali, location di un progetto e argomenti similari) ci infilavo il tema porto, quello piccolo (rispetto a quello attuale) con un solo braccio lungo 100-120 metri.

Del quale con controllato orgoglio raccontavo due avvenimenti.

Il primo riguarda la liberazione dai Tedeschi da parte degli Inglesi. Specificatamente lo sbarco del grosso dell’esercito inglese guidato dal generale Montgomery dopo la battaglia di Termoli che ha permesso di superare la prima linea di difesa, la LINEA VICTOR dal Volturno al Biferno, dell’esercito tedesco.

Battaglia iniziata con lo sbarco di 200 soldati della Royal Marine all’altezza del Panfilo ed il successivo blitz all’Hotel Corona (di cui ho già parlato in questa rubrica Corso Mario Milano del 2 settembre, Hotel Corona). Proseguita con alterne vicende (Piazza Monumento fu persino un cimitero e Quello strano turista nel campanile della Cattedrale ). E conclusasi dopo 4 giornate di combattimento.

Il secondo riguarda il suicidio del progettista del porto. (Qui è bene specificare che stiamo parlando di alcuni decenni fa e che il porto era limitato ad un braccio di poco più di cento metri). Il quale si diede la morte per la vergogna di aver sbagliato l’orientamento del molo (le acque del porto non erano sufficientemente tranquille, dato che alcuni venti riuscivano a penetrare e non rendevano al sicuro i pescherecci ormeggiati).

Quest’ultimo tragico avvenimento lo raccontavo volendo trasmettere palesemente il meta messaggio che gli abitanti del mio paese sono persone responsabili. Insomma un misto di orgoglio e campanilismo.

Ma di recente da un amico delle scuole elementari e cultore della storia di Termoli sono venuto a sapere che il suicidio era una favola cittadina (leggenda metropolitana) nata e cresciuta nel tempo.

Insomma per anni ero stato autore involontario di una fake news. Che ho raccontato molte volte perché più constatavo che colpiva i miei interlocutori e più la ripetevo ad altre inconsapevoli vittime di un falso.

Oggi venuto a conoscenza della fine dell’ingegnere progettista morto secondo natura, non nascondo di aver provato una strana velata delusione. In fondo un aneddoto così forte aveva supportato adeguatamente: i Termolesi sono persone serie (escluso ovviamente gli autori dell’attuale degrado della cittadina (Ved. I traditori di Termoli del 18 settembre 2018)

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