Italia dai due volti: a Treviso non si vogliono fare 20 km, in Molise si viaggia in piedi
TERMOLI. Può sembrare un paradosso, se in Veneto, a Treviso, un imprenditore edile non trova 30 operai che vogliano spostarsi di 20 o 30 chilometri per andare a lavorare, e in Molise trascorrono oltre 2 ore percorrendo tra andata e ritorno 150 chilometri e c’è chi 200, per raggiungere il tornello dello stabilimento Sevel.
L’Italia, quella del futuro reddito di cittadinanza, è anche questa.
Uno spaccato emerso stamani, nell’ora di trasmissione radiofonica di Radio Uno Rai “Centocittà”, grazie alla testimonianza telefonica di uno dipendenti pendolari, Francesco Celeste, che ha raccontato come salgano sull’autobus poco confortevole dell’Atm a Termoli, percorrano un tratto di statale 16 e poi imbocchino l’A14 da Vasto Sud al casello della Val di Sangro, fino ad arrivare dopo un altro tratto sul posto di lavoro
Celeste ha raccontato anche dei disagi vissuti a bordo del torpedone alla trasmissione curata da Ilaria Amenta, Gianluca Semprini e Duccio Pasqua, per la regia di Danilo Gionta.
Non passano che poche ore, dalla trasmissione e arriva l’ennesima lamentela.
«Anche questa sera persone in piedi! Unica differenza; il problema è emerso già da Termoli e non da Petacciato Marina. Per risolvere l'ennesimo disagio è dovuto giungere l'autobus Ururi/Sevel che percorre un tragitto diverso. Non so se un autobus possa lasciare la sua linea di percorrenza stabilità per risolvere questi inconvenienti. Possibile che la ditta Larivera non possa disporre di un mezzo aggiuntivo abbastanza capiente, così da poter risolvere questi disagi? Possibile che la ditta non sappia quante persone partono da Termoli? Prendere un bus a noleggio, adeguato per l’affluenza dei lavoratori Termolesi, fin quando quelli in assistenza tecnica siano ultimati; non è possibile farlo? Una ditta che prende sul serio il suo lavoro, dovrebbe mettere in atto tutte le risorse in suo possesso. Un ringraziamento a tutti gli autisti che collaborando telefonicamente tra di loro, ci hanno permesso di raggiungere il nostro posto di lavoro. Alla prossima puntata…»