Cali demografici in Molise: il caso Trivento

Territori ven 15 febbraio 2019
Attualità di Claudio de Luca
3min
Il panorama di Trivento ©Wikipedia
Il panorama di Trivento ©Wikipedia

MOLISE. Mentre l’intero Stivale fece registrare 59.443.744 abitanti (+4,3%), in Molise – nel 2011 - la flessione demografica realizzò un 2,2%. In sostanza, da 320.601 che erano, i Molisani diventarono (almeno sulla carta) 313.660. Solo la Basilicata (-3,3%), e la Calabria (-2,6%) fecero registrare numeri peggiori. Esiguo anche il numero degli immigrati (il 25,6% ogni 1.000 abitanti). In realtà, allora gli Italiani erano diminuiti di 250mila unità mentre gli immigrati risultarono cresciuti da 1.334.889 a 4.029.145, segnando un +201,8%. Solo in Molise la percentuale rimase esigua ove confrontata a quella del resto dello Stivale (67,8% ogni 1.000 unità. Ed è con un clima simile che giungiamo al 2019 per trarre bilanci che inducono a prevedere uno spopolamento ulteriore. Trivento, ed il suo ‘hinterland’, perdono sempre più risorse umane. L’Istat porge i propri dati, spalmandoli sull’ultimo ventennio. Cosicché dal 1° gennaio 1998 al 1° gennaio 2018 la perdita demografica è stata di 589 unità: e, da 5.252 abitanti, questa Comunità è scesa a 4.663. Ma non solo, perché la popolazione, oltre a diminuire, invecchia, e gli ultra65enni sono diventati 1.229.

Questi fenomeni riguardano un po’ tutti gli Enti dell’ex-Ambito territoriale sociale di Trivento (15 comuni hanno perso, complessivamente, circa 3mila abitanti, transitando da 15.576 a 12.620. L’unico segno positivo va a Salcito che - da 659 ha raggiunto quota 666. Per tutti gli altri della zona, salvo poche eccezioni, è una rovina: Castelbottaccio, da 507 scende a 274; Castropignano, da 1.212 a 922; Duronia, da 535 a 407; Fossalto da 1.641 a 1.296; Limosano, da 935 a 744; Lucito, da 1.060 a 666; Molise, da 180 a 166; Pietracupa, da 291 a 208; Roccavivara, da 988 a 795; San Biase, da 308 a 173; Sant’Angelo Limosano, da 422 a 347; Torella del Sannio, da 927 a 759. Le percentuali più elevate, rispetto al 1998, sono quelle di San Biase (-44%), Castelbottaccio (-46%); Lucito (-37%), Pietracupa (-28%), Castropignano e Duronia (-24%).

Perciò, quando in campagna elettorale, da parte di più di una parte politica, verranno illustrate le magnifiche sorti, e progressive, della regione, occorrerebbe interromperne certi enfatici eloqui per rappresentare al caporione di turno che la buona sorte incontrerà magari soltanto il suo portafogli; e bisognerà rammentargli che il Contado, già amministrato dai Borboni, contava 331.000 abitanti, mentre nel 2010 (quando a fronte di ogni bambino c’erano 6 anziani) ne vantava solo 300.000, con una popolazione in età lavorativa calata di migliaia di unità rispetto a quella di un decennio fa. Oggi, purtroppo, si assiste ad una netta diminuzione del numero degli occupati, soprattutto in agricoltura (-32,5% a Campobasso, -60% ad Isernia).

Tuttavia, mentre una parte di questa occupazione apparirebbe assorbita dal settore industriale (+10%) e dal terziario (+2,38%), nel territorio pentro la variazione nell’occupazione industriale si fa praticamente nulla mentre nel terziario diventa pari a –5,26%. In totale, nell’intera area molisana, sin dagli Anni ‘90, il contingente di occupati è diminuito di quasi 6mila unità, uscite per la gran parte dal settore agricolo. Per di più, alla diminuzione degli occupati (-3,8%, pari a circa 3.400 unità), fa riscontro l’aumento del numero delle persone in cerca di occupazione (+33,3%). Tutti questi dati, sfornati dalla C.d.c. di Campobasso, non fecero molta impressione sulla classe politica locale cui, forse bisognerebbe augurare l’immortalità. Probabilmente soltanto così maturerebbe aspettative di più alto profilo (per dismissione di quelle al presente praticate), senz’altro dovute alla perseguita filosofia oraziana del ‘carpe diem’ (“Tanto oggi sto qua, domani chissà!”). A fronte di questo sfacelo sociale ed economico, i Comuni si sono attrezzato con i mezzi suggeriti dal legislatore, vale a dire partorendo (poche) Unioni che, di sovente, si rivelano soltanto cartacee, nate al solo scopo di poter gestire meglio quell’una, o due, legislature che toccano oggi in sorte al nostro politico mordi e fuggi. Una scelta obbligata, dal momento che nessuno ha il coraggio di cancellare, magari riducendoli a municipi, neppure quei Comuni da 300-500 anime dove, visivamente, non si sa come tirare avanti.

Claudio de Luca

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