Stabilimento chimico ex Flexsys, «Possiamo davvero stare tranquilli?»

Dubbio amletico ven 15 marzo 2019
Attualità di La Redazione
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L'ex Flexsys ©Termolionline.it
L'ex Flexsys ©Termolionline.it

TERMOLI. Dalla Fondazione “Lorenzo Milani” Onlus Termoli un richiamo alla recente contrapposizione sindacale-aziendale avvenuta all'interno dello stabilimento chimico ex Flexsys.

«Il recente botta e risposta tra sindacati e direzione aziendale di una delle nostre tre industrie chimiche sottoposte a legge Seveso riaccende i legittimi timori della popolazione in merito alla sicurezza di tutti i cittadini del Basso Molise. E nel giorno dello sciopero mondiale degli studenti per il clima ci sembra il caso di porci, e di porre, alcune domande, sempre le stesse, purtroppo, ma rese più stringenti dalla nuova consapevolezza di quanto poco tempo abbiamo per salvare il pianeta, come i giovani ci stanno ricordando.

Gli articoli apparsi sui media a fine febbraio, e la secca, irritata risposta dei responsabili della Performance Additives Italy potrebbero far pensare ad uno dei soliti scontri tra chi da sempre contesta il tipo di sviluppo rappresentato dalle industrie in questione e la dirigenza delle stesse; scontri che si sono ripetuti tante volte senza riuscire purtroppo ad aprire un ragionamento serio e d approfondito sull’opportunità di continuare a legare il diritto al lavoro con settori così potenzialmente pericolosi e inquinanti.

Quello che però rende questo episodio ben diverso dagli altri è il fatto che stavolta a lanciare l’allarme non siano state le associazioni impegnate su questo tema ma, compatti, i tre sindacati confederali, e con toni tanto duri da provocare una reazione altrettanto rigida da parte dell’azienda.

La denuncia relativa alla sicurezza è stata tanto grave che per diversi giorni ha tenuto banco sugli schermi televisivi, sul web e sulla carta stampata; ora, nella nostra ventennale esperienza di opposizione ai vari ampliamenti e al modello di sviluppo centrato sulle industrie chimiche abbiamo sempre constatato, e deplorato, come invece solitamente i tre sindacati abbiano sempre negato qualsiasi pericolo e sbandierato l’assoluta sicurezza sia per i lavoratori sia per gli abitanti.

Cosa è successo stavolta per modificare questo approccio, chiamando in causa prefettura e sindaci del Basso Molise (i quali peraltro non ci risulta abbiano aperto bocca in merito) con toni così accesi da indurre, ovviamente, l’azienda a reagire parlando di rischio per i posti di lavoro? E’ evidente che tutto ciò causa legittime preoccupazioni, a fugare le quali (ci perdoneranno i dirigenti della Performance Additives) non possono naturalmente bastare le rassicurazioni dell’azienda, i soliti riferimenti alle varie certificazioni ambientali, le statistiche sugli anni trascorsi senza incidenti e via dicendo.

Soprattutto perché, dopo tanti articoli e comunicati, raccolte firme, convegni e incontri pubblici, con i quali già dal 1995 si chiedeva maggiore trasparenza e diritto all’informazione, ancora oggi non risulta che il famigerato piano di evacuazione in caso di incidente rilevante sia a conoscenza della popolazione. E non si sa a quando risale l’ultimo aggiornamento del piano, che, è bene ricordarlo, accorda circa 7-10 minuti ai cittadini di Termoli per lasciare le proprie case e recarsi nei punti di raccolta, peraltro sconosciuti.

Se quanto denunciato dai sindacati è vero, lascia interdetti e molto allarmati anche il fatto che la responsabilità della sicurezza sia ora stata assegnata ad un lavoratore che sembrerebbe non particolarmente esperto, e formato in tempi strettissimi. Scelta, se così è,sicuramente contraddittoria rispetto alla politica di massima attenzione a rischi e prevenzione vantata dai dirigenti….

Così come inquieta il silenzio dei sindaci del Basso Molise, che non sono intervenuti sulla questione, o almeno non lo hanno fatto pubblicamente come avrebbero dovuto, dato che sono per legge garanti della salute e della sicurezza degli abitanti. E parimenti inquieta il silenzio della Prefettura, che non ha ritenuto di parlare ai cittadini almeno con un comunicato….

Sembra davvero che in materia di diritto di informazione poco sia davvero cambiato dal 1995… eppure oggi sappiamo con sicurezza maggiore che l’unica strada percorribile per salvare il pianeta è la riconversione degli impianti inquinanti e l’abbandono di forme di sviluppo che danneggiano ambiente e salute. E non ci si venga a ripetere la solita storia degli incidenti che non succedono e mai succederanno: il fatto stesso che potrebbero succedere mette a rischio la vita di lavoratori e cittadini. E nemmeno fornire dati tranquillizzanti sulle emissioni serve a far vivere tranquilli: si misura l’effetto inquinante di un camino come se fosse l’unico in mezzo al deserto, ma la valutazione combinata di tutte le emissioni continua a non essere studiata.

E soprattutto, per favore, non ripeteteci la storia che il collegamento tra attività inquinanti e patologie tumorali è incerto e poco dimostrabile: ci sono voluti vent’anni di lotta per far partire un registro regionale dei tumori del quale si sa pochissimo (e per il quale avevamo ottenuto regolari incontri informativi che la nuova amministrazione regionale ha pensato bene di sospendere), e nella perdurante assenza di dati certi la paura dei cittadini resta. E continuiamo a chiederci, come nel 1995, “Quale futuro per la nostra città? E per il nostro territorio?”

Sarebbe davvero ora che cominciassimo a chiedercelo tutti, insieme e in maniera partecipata, per costruire scelte condivise e diverse da quelle di 40-50 anni fa, calate dall’alto in un mondo e in una società completante diversi, dannose per la terra come lo erano allora ma oggi davvero suicide.


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