Un politico può fare dei suoi elettori "persone realizzate"

Eticamente gio 18 aprile 2019
Attualità di Claudio de Luca
3min
Pietro Gobetti ©ilsole24ore.com
Pietro Gobetti ©ilsole24ore.com

LARINO. Un politico (dotato di superpoteri dall’elettore) può fare dei suoi ‘clientes’, tante persone realizzate.

In politica la lezione più attuale potrebbe essere quella della “Società degli apòti” (“coloro a cui non la si può dare a bere”). Prezzolini ne aveva parlato a Gobetti per sostenere che essere tali era un lusso necessario nella poltiglia informe in cui si era ridotta l’informazione tradizionale. Pure in Molise oggi certe testate appaiono pencolare sulla informazione padronale. Dalle loro pagine parrebbe bandito il dialogo, rimpiazzato con il litigio. Inchieste se ne fanno poche, sostituite da interviste fatte porgendo il destro al politicante di turno. E così si legge di soggetti improvvisati che dicono di poter rendere felici tutti i ‘veri amici’, adoperandosi nell’arte di legiferare. Perciò votatemi e potrete trascorrere 5 anni degni d'essere vissuti in virtù della facilità con cui posso farvi felici. Però, fate bene attenzione: so pure gettarvi nella disperazione più nera nel caso che non sovveniste pienamente ai miei desideri elettorali”. Certo non dicono questo apertamente, inibiti dalla decenza e dalla paura dei sentimenti di rivalsa che cominciamo ad avvertirsi anche tra gli ‘aficionados’. Che così la vedano i “potenti” nostrani (che - nel gran ‘bazar della democrazia - si sforzano di vendere vanità e volontà di potenza) potrebbe anche essere comprensibile. Di contro, è meno giustificabile che a crederlo siano gli stessi elettori. Se vi capita di parlare con qualcuno che conti, valutate il loro ed il vostro atteggiamento esteriore. Dal soggetto incardinato in posizioni più autorevoli al “padroncino”di un ente strumentale di seconda grandezza, dall'alto della loro supponenza sembrano ricordarci tutti:”Stai attento perché non c'è foglia che possa muoversi se io non voglio”. Ed in questo modo questa genìa di politici si guadagna da vivere rivolgendosi al cittadino che li vota con la tipica sicumèra dei prepotenti.

Muovendosi tra le pieghe delle regole (che essi stessi si sono concesse), e grazie alla collaborazione di strutture burocratiche che - bene spesso - sembrerebbero avere abdicato dalla propria funzione notarile per applicare solo cavilli, i politici possono erogarti un finanziamento, un contributo a fondo perduto, magari affidarti una consulenza oppure diminuire l’importo di un tributo, sovvenzionare la cultura “amica” e sabotare quella di chi sia stato valutato quale“cliente” di un avversario. Si trovano nella condizione di riconoscere (o meno) ai cittadini il diritto alla salute, e quindi quello di vivere (o di morire) meglio, oppure di negarglielo, applicando questo moralismo con la più grande ‘nonchalance’. Un Signore della Politica, se ti prende in simpatia, può addirittura far crescere nella piccola area verde posta sotto casa tua, alberi di zecchini d'oro. Un politico, dotato com'è di superpoteri, può fare dei suoi ‘clientes’, tante persone realizzate; dei lavoratori in genere, dei soggetti assicurati contro ogni sventura dell'economia; di un padre di famiglia, un uomo sereno. Infine, può rendere felice uno studente e far apparire il futuro più roseo ad un imprenditore. Un sacerdote in vena di predicozzi direbbe ch’egli potrebbe essere “il Dio che atterra e suscita, che affanna e che consola”.

Insomma, il politico (che Tu hai votato) può tutto. Così si mostrano a noi questi Signori, per lo meno quando parlano di sé stessi. Resta da capire perchè gli elettori (che pure li ‘conoscono’) continuino a prenderli sul serio, vale a dire a votarli, quando è perfettamente evidente che i politici – almeno durante la campagna elettorale - non hanno affatto i superpoteri di cui si vantano (perché siamo noi a conferirglieli); e che la regione, quando cambia in meglio (perché le cose, l'economia, le istituzioni, i costumi marciano nella direzione giusta), lo fa per suo conto, senza chiedere permesso ad alcuno. Dunque, senza regole e senza padrinaggi, mentre sono proprio i loro interventi, le loro “regolamentazioni”, i loro congressi di partito (quando li tengono), le loro incompetenze e le loro fabbriche dei programmi a rallentare ciò che un tempo - con brutta espressione e con esagerato ottimismo - veniva chiamata “la marcia del progresso”.

Claudio de Luca


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