Emergenza cinghiali, ma quale caccia selettiva: è possibile liberarsene con un fiore

Provocando lun 10 giugno 2019
Attualità di Claudio de Luca
2min
Il cinghiale sulle dune del lungomare Nord ©Termolionline.it
Il cinghiale sulle dune del lungomare Nord ©Termolionline.it

Il Giudice di pace di Campobasso ha condannato la Regione Molise a risarcire una ditta termolese per i danni subiti nel 2016 da un branco di cinghiali che avevano invaso una piantagione di ceci. Nel caso di danni alle culture prodotti da animali selvatici si concreta un importante interesse individuale, costituito dalla protezione dell’impresa agricola. Perciò lo stesso legislatore regionale ha ritenuto che il danno sofferto debba ricevere una riparazione nella sua interezza, non attraverso l’erogazione di un contributo da parte della Regione nei limiti di disponibilità del fondo predisposto e nel rispetto delle condizioni e nelle forme stabilite ma attraverso l’integrale risarcimento dell’ingiusto danno patito. Sin qui la notizia di cronaca. Il fatto è che, sempre più spesso, i ‘social’ riferiscono di cinghiali avvistati - persino in pieno giorno – non solo nei centri abitati quand’anche lungo le spiagge abruzzesi e molisane. A suo tempo se ne era preoccupato il consigliere regionale Cristiano Di Pietro che aveva ravvisato l'opportunità di procedere alla carneficina selettiva di questi ungulati.

Cosicché, mentre i Carabinieri-Forestali si industriavano, raccomandando ai cittadini di segnalare episodi e pratiche dannose per questi animali (al punto da assumere un carattere di illegittimità), la Coldiretti plaudeva alle intraprese dell’ex-consigliere che predicava contro la frequenza con cui gli episodi si appalesavano. Oggi si apprende che, per tenere lontani i cinghiali, i sistemi da Cristiano, non sono più di moda dal momento che, con un fiore (la bromèlia) ci si può liberare degli ungulati.

Questo appartenente al mondo floreale ha viaggiato molto. Cresciuta sulla cordigliera andina e nella foresta tropicale uruguaiana, in America del Sud ed in America Centrale, è possibile trovarla anche dal fiorista sotto casa.. Ne esistono oltre 2.800 specie. Durante il Secolo XVIII alcuni commercianti belgi ne scoprirono la bellezza, portando in Europa esemplari che poi diedero inizio all’attuale vasto assortimento. L’origine delle Bromeliacee risalirebbe a 65 milioni di anni fa. Alcuni esemplari fossili sono stati datati a 30 milioni, guadagnando - a pieno titolo - la definizione di pianta autoctona. Gli Inca, gli Aztechi e i Maya utilizzavano ogni parte della pianta come cibo, per protezione, grazie alle sue fibre, e per i loro riti. Le Bromelie hanno ispirato, ibridatori e produttori di piante che riescono a creare ed a produrre varietà sempre più belle. Gli sforzi di questi professionisti hanno permesso di concretare una grande famiglia, disponibile tutto l’anno nei ‘garden center’ e nei negozi dei fioristi. La produzione è completamente ecologica. Questo perchè i produttori purificano e riciclano l’acqua ed utilizzano solo prodotti nutritivi e fitosanitari. Un ‘computer’ dedicato permette di assicurare efficacemente un clima ideale, con la giusta temperatura, umidità, luce ed acqua. L’approvvigionamento cambia tutte le settimane. Se avete la possibilità di recarvi abbastanza spesso dal vostro ‘garden center’, avrete ogni volta la possibilità di scoprire colori e varietà diverse. Un’altra particolarità è che sono disponibili, tutto l’anno.

Che sia questa pianta a costituire la panacea di chi, necessariamente, deve liberarsi dei cinghiali a causa dei danni che provocano alle culture, prima di affidarci ad una inutile Regione che – in tanti anni – non è stata in grado di fare alcunché contro gli ungulati, provvedendo solo a risarcire i coltivatori danneggiati? Provare non costerebbe granché; diversamente dovremo patire i danni creati da questo pericoloso animale, per di più riconoscendo che si tratta di una carne poco calorica e piuttosto magra, sapendo che – da un punto di vista minerale – sia un'ottima fonte di proteine animali.

Claudio de Luca

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