Sanità in disarmo, Aristotile: appelliamoci alla Costituzione

L'intervento dom 23 giugno 2019
Attualità di Alberta Zulli
2min
Pino Aristotile ©Termolionline.it
Pino Aristotile ©Termolionline.it

GUGLIONESI. Molise-Sanità. Binomio imperfetto. La sanità va a morire e, in questi ultimi giorni, sono tanti i sindaci, gli assessori e i consiglieri comunali che si stanno adoperando a una mobilitazione di massa. E lo fanno come possono, con lettere, con incontri pubblici per far sentire la loro voce. Si schierano. Si schierano dalla parte del più debole, in questo caso la sanità che è diventata malata e, dalla parte dei pazienti che, da un giorno all’altro si sono visti chiudere, prima, l’ospedale di Larino e ora i tanti reparti del San Timoteo di Termoli.

Anche Pino Aristotile, assessore del comune di Guglionesi e consigliere alla Provincia, ci mette la faccia e dice la sua. E lo fa tramite una lettera, inviata a noi.

Art. 32 della Costituzione italiana: la repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo.

«Questo diritto viene ribadito anche dall’art.35 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. Il diritto alle cure è un valore universale che, lo Stato deve assicurare. La salute, intesa come diritto, non può esser rapportata a un semplice conto matematico e commerciale del tipo costo-ricavo!

Chi ne ha la responsabilità? Chi ha la responsabilità su una questione che va a incidere sulla programmazione? Gli utenti? Non credo, gli utenti sono le vittime di questo sistema!

La riforma del 12 aprile 2016, mettendo mano all’art. Cost. 117 ha, difatti, radicalmente cambiato l’assetto del servizio sanitario, delegando alle regioni la responsabilità della programmazione e organizzazione delle risorse, comprese quelle dei servizi sociali. Questo, comporta una netta sproporzione, regioni più ricche e/o virtuose riescono a dare servizi, mentre, regioni come la nostra non riescono a erogare un diritto inviolabile come il curarsi degnamente!

Chi ne ha la responsabilità?

L’ospedale di Termoli va attenzionato con politiche di rilancio. Ci sono ottime professionalità che vengono limitate nel loro lavoro quotidiano. Ogni giorno c’è un reparto in prima pagina che è sull’orlo della chiusura. Un ospedale che, in questo periodo dopo la chiusura di quello frentano, ha un bacino d’utenza pari circa a 200mila abitanti!

La Regione inizi, dunque, con un tavolo tecnico, governativo per strutturare un piano di rilancio, facendo sì che la nostra sanità non mandi via, dalla loro terra, utenti costretti a pagare prestazioni ad altre regioni. Scelta incomprensibile per chi gestisce programmazione e gestione.

Faremo in modo di appellarci alla Costituzione per far Sopravvivere un diritto fondamentale e una regione già martoriata che deve rialzarsi non sopravvivere.

La decadenza della nostra sanità pubblica ha permesso ad altri nosocomi della zona, di giovare di ulteriori utenze (mobilità passiva). Reparti come otorino, ginecologia, diabetologia che attiravano prestazioni anche da fuori regione (mobilità attiva) sono state resettate.

Mancano medici, infermieri e, quelli che ci sono, sono costretti a turni massacranti.

I cittadini si augurano che con il nuovo P.O 2019-2021, il San Timoteo possa tornare a offrire una sanità fatta di eccellenze e di risultati positivi, attraverso una programmazione attenta alle esigenze degli utenti, il linea con ciò che asserisce anche la nostra Costituzione».

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