Migranti, le storie invisibili sulla frontiera di Termoli

in viaggio mar 25 giugno 2019
Attualità di La Redazione
2min
Migranti, le storie invisibili sulla frontiera di Termoli ©La città invisibile
Migranti, le storie invisibili sulla frontiera di Termoli ©La città invisibile

TERMOLI. «A giugno in Italia sono arrivate 895 persone, al di là della propaganda, al di là del bloccare in mare le 43 persone della Sea Watch 3, gli sbarchi proseguono. Il sistema di accoglienza però peggiora: tagli ai Centri di accoglienza straordinaria, smantellamento dello Sprar. L'85% delle persone, dopo la scomparsa della protezione umanitaria, riceve una risposta negativa dalle commissioni. E sono costrette a diventare degli irregolari privi di qualsiasi diritto. Ecco perché si rischia tentando di scappare dalla nostra penisola verso altri paesi europei. Ecco perché storie come queste sono destinate a diventare la drammatica normalità.»

Questo il racconto de 'La città invisibile', gruppo di operatori, volontari e attivisti sociali che lavora nel contrasto della marginalità sociale e per una cultura della solidarietà a Termoli e nel Basso Molise.

«Stamattina tre donne (ma due hanno solo 15 anni, la terza ne ha 17) sono partite da Termoli verso Milano. Le abbiamo accompagnate a prendere un autobus dopo averle incontrate ieri sera in stazione. Erano infreddolite, senza vestiti, senza un bagaglio, con pochi spicci in tasca. Si sono ritrovate qui forse perché avevano preso un treno senza biglietto e qualche controllore le ha fatte scendere. Sono arrivate un mese fa dalla Libia, e nessuno di noi osa chiedere cosa hanno visto e vissuto. Ma si può leggere nei loro occhi. Eppure si fidano di noi, mentre cerchiamo di comunicare e capirci in una lingua che non è la nostra e neppure la loro. Un po' di telefonate e si attiva immediata una rete di solidarietà. Troviamo un posto dove possono stare la notte. La stazione dei treni può essere un luogo di miracoli (poco prima di noi un senzatetto nostro amico le aveva avvicinate e gli aveva offerto qualcosa al bar) ma può diventare anche un non-luogo pericoloso per tre ragazze, nere, e che quindi per qualcuno sono automaticamente delle prostitute, degli oggetti.

Non sanno, a quanto pare nessuno glielo ha spiegato, che qui hanno diritto all'asilo, a un progetto di accoglienza. Ma loro vogliono andare a Milano, e poi forse proseguire bruciando un'altra frontiera verso l'Europa. Qualcuno le aspetta, sicuramente un luogo più caloroso e facce più amiche di quelle che hanno incontrato finora in un viaggio durato chissà quanti mesi o anni.

Stanotte hanno dormito un sonno profondo, chissà da quanto non riposavano. Prima di salutarci, si parlano un po' tra di loro e poi una mi vuole in mettere in mano dei soldi, gli unici che hanno.

Di Milano gli diamo i contatti di qualche organizzazione che possa aiutarle. Cerchiamo di spiegare che senza documenti è difficile proseguire, si rischia di essere fermate e rispedite in Italia. Ma loro vogliono andare. Sembra che abbiano quasi fretta. Asmara sorride, le altre hanno gli sguardi più impauriti. Se la caveranno? Come sempre ci diciamo di sì, che chi è arrivato fino a qui probabilmente è molto più capace di noi di affrontare qualsiasi difficoltà. Le frontiere non fermeranno questa umanità.

Buon viaggio».

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