In Italia 42mila sagre, a caccia di quelle "finte"

Fiere e mercati ven 05 luglio 2019
Attualità di Claudio de Luca
3min
Una sagra ©veronasera.it
Una sagra ©veronasera.it

MOLISE. L’assessore regionale al Commercio della Toscana ha varato un nuovo Regolamento contro le “finte” sagre. Le nuove modalità impongono prodotti certificati, e quasi a chilometri zero. Il fatto è che, in Italia, ogni paese pretende di ‘privilegiare’ le sue sagre; e spesso ciò accade – come nel Molise – col beneplàcito silenzioso della Regione che le finanzia pure. In Toscana c’è quella dei tortelli e quella dei fegatelli; altrove si fa festa alle castagne ed ai funghi. In Molise si mettono in tavola le ‘tracchiulélle’, le scarpelle ed i ‘cavatiélli’.

Nella Penisola, di sagre ne sono state censite 42mila, con un fatturato annuo stimato in 6-700 milioni di euro. Ma si tratta veramente di sagre oppure di una maniera buona solo ad aggirare i controlli e per fare concorrenza sleale ai commercianti abilitati?

I ristoratori ‘patentati’ lo sostengono da anni, ed hanno tirato fuori un lungo elenco di stranezze. Per esempio, cosa ha a che fare la sagra del pesce con la Valle d’Aosta? E che ‘ci azzecca’ il ‘purceddu’ sardo nel Milanese? E così via, perché la fantasia è tanta e le cucine pure, tutte affollate di furbetti che producono e di mangioni che attendono di cibarsi. Che qualcosa non quadri, è dimostrato dalle schiere di camerieri professionali (fatti passare per volontari dagli organizzatori) e dall’intero sistema che – contabilmente – agisce senza staccare scontrini fiscali. La Federazione italiana dei pubblici esercizi (Fipe) ha censito ben 27mila sagre finte, tutte concentrate dalla primavera all’autunno. Un maniera, neppure tanto surrettizia, di fare concorrenza sleale a chi, invece, sia stato abilitato a somministrare.

Ed ecco perché la Toscana è corsa ai ripari ed ha approvato un Regolamento ‘ad hoc’ per questo genere di manifestazioni. Le parole hanno un senso, perciò – da ora in poi – per utilizzare il termine ‘sagra’, occorrerà promuovere prodotti legati alle località che ospitano la manifestazione, tenendo lontano dall’attività soggetti diversi dagli organizzatori. Insomma, almeno in questa parte d’Italia, hanno ritenuto giusto mettere un freno per proteggere sia il commercio in genere sia le ‘vere’ sagre.

Ma anche qui c’è il trucco perché ogni evento – a meno che non sia stato promosso da organizzazioni politiche, sindacali, religiose, dalle onlus o dalle Pro loco – sarà autorizzato e potrà durare anche più di 10 gg. Inoltre non potrà autodefinirsi sagra a meno che non si promuova uno dei circa 90 prodotti certificati dop, doc, igp ed igt della regione (o comunque uno dei 470 contenuti nell’Archivio dei cibi tipici). Insomma, anche in Toscana, almeno rispetto alla circolazione dei prodotti, il Regolamento parrebbe rigido; ma lo è solo fino ad un certo punto. Così può andare bene anche la Palamita nel Mugello od il fungo in Versilia, sempre che la filiera sia corta e contenuta all’interno dei confini regionali. Ad ogni buon conto sia lodata l’iniziativa legislativa toscana, tenendo conto che la regolamentazione è stata promossa soprattutto grazie all’intervento delle Agenzie delle entrate che – con una Circolare diretta agli Uffici periferici – ha raccomandato controlli: 15 sagre (di media) per ogni Comune, da marzo a settembre, erano apparse per davvero un po’ troppe.

Cosa farà la Regione Molise che, almeno, finora legislativamente non ha organizzato granché? Per il momento l’Ente pubblica annualmente il calendario delle Fiere e dei Mercati che si svolgono nell'ambito del territorio . Per fiere intende le manifestazioni caratterizzate dall'afflusso (nei giorni stabiliti, su aree pubbliche o private di cui il Comune abbia disponibilità) di operatori autorizzati ad esercitare il commercio in occasione di particolari ricorrenze, eventi o festività. Per mercati sono intese le aree pubbliche, o private di cui il Comune abbia concesso disponibilità, composte da posteggi destinati all'esercizio dell'attività commerciale per uno o più o tutti i giorni della settimana o del mese. Questo solo sulla carta perché, come si è visto nell’occasione di recentissime fiere, certi eventi vengono organizzate sui due piedi, con l’acquiescenza degli enti locali, senza mai essere stati inseriti dall’Ente Regione nell’elenco annuale previsto per legge.

Claudio de Luca

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