“Sant’Agata, ruderi e restauro”: nel cuore dei Frati Cappuccini di Serracapriola
SERRACAPRIOLA. Questa sera, alle ore 19.30, presso il Convento dei frati Minori Cappuccini di Serracapriola, che comprende come giurisdizione anche Larino, si terrà un’interessante e straordinario convegno sull’Abbazia di Sant’Agata dal titolo “Sant’Agata, ruderi e restauro”.
La brillante idea è nata da un giovane del ridente centro pugliese, Paolo Rossi, neo laureto in Architettura. Il tutto è incominciato dalla scelta di mettersi in gioco per il proprio paese-esordisce il giovane architetto- e sto creando una rete che coinvolga ragazzi/e con ogni tipo di esperienza. Oggi -continua Paolo-vorrei parlarvi di un sogno, quello di restituire un’antica abbazia intitolata a Sant’Agata immersa nei campi di grano al suo antico splendore. Ad erigere e custodire quelle mure furono i padri Cistercensi succeduti dai Lateranensi e Celestini che insieme ai pastori, contadini ed artigiani sin dai primi anni del quattordicesimo secolo impregnarono quelle mura di storia e di vita.
La strada è lunga ma sarà meno difficile – rivolgendosi ai propri concittadini-se la percorreremo insieme. Un primo obiettivo è stato raggiunto (lui la definisce “piccola impresa”), grazie alla raccolta fondi, con gesti simbolici, sono stati raccolti 1725 euro (1600 euro era l’importo richiesto) per il restauro dell’ultima opera recuperata dall’antica abbazia, una piccola statua in cartapesta della santa. Sarò orgogliosissimo di mostrarvi il risultato del nostro e del vostro sforzo- conclude- il giovane architetto Paolo Rossi- il 13 luglio in una conferenza che sarà utile per chi volesse approfondire il tema per chi volesse cimentarsi in quest’avventura al mio fianco”. Oltre alle autorità politiche, civili e religiose interverranno importanti esperti del Mibac (Ministero per i Beni e le Attività Culturali), dell’Università di Chieti/Pescara e i sindaci dei comuni di Chieuti e Lesina, questi ultimi due centri sono stati coinvolti (con Serracapriola) per la propria posizione rispetto all’edificio e per il forte legame che lega i propri cittadini con l’abbazia di Sant’Agata. Ci auguriamo che dopo questi sforzi l’imponente e maestosa struttura non resti nell’oblio e nel degrado e incuria e che le autorità competenti si impegnino a valorizzare questo grande patrimonio di storia locale. Infatti dal sito del comune pugliese si legge: “L’Abbazia è stata sotto il controllo dell’Abbazia di Tremiti per molti secoli.
Per Tremiti, l’Abbazia di Sant’Agata aveva un ruolo strategico di grande importanza: affacciata sul mare e in comunicazione visiva con le isole, non distante dalle rive del Fortore, storicamente navigabile per piccole imbarcazioni e dotata di un “incomodo porto”, garantiva la continuità del flusso dei viandanti, pellegrini, mercanti e faccendieri diretti alle isole. Tale era il flusso che nel 1575 si progettò l’allargamento della Sant’Agata – porto del Fortore. Il suo massimo splendore lo ebbe nel sedicesimo secolo, prima che iniziasse la fase del declino assieme all’Abbazia madre di Santa Maria a Mare di Tremiti…