L'eredità di Camilleri, non era solo Montalbano

Il personaggio dom 28 luglio 2019
Attualità di Chiara Gabriele
4min
Andrea Camilleri ©Web
Andrea Camilleri ©Web

TERMOLI. Nonostante siano passati più di dieci giorni dalla scomparsa dello scrittore Andrea Camilleri, sul web, sui social ed anche sulla carta stampata, si parla continuamente di lui. Per metabolizzare la perdita di un personaggio così amato e soprattutto un pilastro della letteratura contemporanea, ci vorrà del tempo; come magra consolazione, i suoi fan più fedeli potranno trovare la sua essenza tra i molteplici libri che ha lasciato in eredità. Molti, erroneamente, attribuiscono il nome di Camilleri solo al personaggio da lui creato, “Il commissario Montalbano”, complice anche la fortunata serie televisiva, che lo ha reso noto ad un pubblico di ogni età e specie. Perché la parola erroneamente? Perché attribuire solamente i romanzi del celebre commissario al grande maestro non gli rende assolutamente giustizia!

Indubbiamente, il ciclo poliziesco di Montalbano è quello più famoso, ma Camilleri è stato molto di più che il “padre di Montalbano”. Innanzitutto, dobbiamo ricordare che Andrea Camilleri, è stato uno degli scrittori più prolifici in Italia, ha scritto e pubblicato un centinaio di libri, di cui trenta dedicati a Montalbano. Citarli tutti, sarebbe un’impresa ardua, ci limitiamo a descrivere quelli più famosi e particolari; vi dirò di più, alcuni lettori, sostengono che alcuni di questi libri, siano molto più belli di quelli che gli hanno dato la popolarità. Il primo libro pubblicato da Camilleri, risale al 1959, con il titolo :“I teatri stabili in Italia”, che è un saggio in cui documenta l’ innovazione del teatro italiano, che doveva conformarsi alla condizione europea più progredita.

Camilleri all’epoca era un regista teatrale ed anche uno sceneggiatore, si dilettava a scrivere nel tempo libero; ci vorranno poco più di trent’anni per affermarsi nell’Olimpo dei grandi autori. Il secondo libro, viene pubblicato quasi vent’anni dopo, con il titolo: “Il corso delle cose”. Questo è stato effettivamente il suo primo romanzo, ma anche uno dei più conosciuti, visto che, non solo è stato edito dalla prestigiosa Sellerio anni dopo la prima uscita, ma è stato fonte di ispirazione anche di un film tv. Questo romanzo, come i due successivi, sono sempre di genere Noir, palesemente ambientati alla sua città nativa Porto Empedocle. Camilleri, talentuoso scrittore, non si cimenta solo nel genere Noir, ma nel 2000, pubblica con Rizzoli, “Biografia del figlio cambiato”, una biografia romanzata e rivisitata sul suo conterraneo e famoso scrittore, Luigi Pirandello; addirittura Camilleri fece intendere, in una delle sue interviste, che ci fosse tra di loro una lontana parentela; la biografia in effetti, mette in luce la vita più intima di Pirandello, tra cui il burrascoso rapporto con il padre.

Forse nessuno immagina che Camilleri, si sia cimentato anche nella scrittura di favole, ma non di favole per bambini, nonostante lui fosse anche nonno, ma di favole speciali, non pensate appunto per un pubblico più piccolo, ma pensate per gli adulti, essendo ricche di humor nero, così da non discostarsi molto dal suo stile. Da sottolineare la motivazione, nobile a mio avviso, per cui ha scritto questo libro; eccola spiegata, nelle prime righe della “Nota dell’autore”: “Scrissi la prima favola della mia vita tre anni fa e non per i nipoti, come la mia vantata e felice condizione di nonno potrebbe far pensare. Me la commissionò una cooperativa di detenuti ed ex detenuti: mi venne chiesta espressamente, una favola amara. Io scrissi “La magarìa”. In un certo senso ci pigliai gusto e così, di tanto in tanto, mi capita di comporne qualcuna”; Il libro si intitola, “Favole del tramonto”.

L’estro e la genialità di Camilleri li troviamo espressi nell’opera “La novella di Antonello di Palermo”, racconto insolito, dove Camilleri narra di come abbia trovato un manoscritto di Boccaccio con questa novella, che doveva essere inserita nel celebre Decamerone, nella terza giornata. Nel libro, oltre che narrarci la novella, frutto della sua fantasia ovviamente, ci spiega anche i motivi per cui Boccaccio l’abbia esclusa. Accostare Camilleri solamente al nome di Montalbano, per me è un ingiustizia, e si capisce da questi piccoli esempi da me narrati. Non dobbiamo dimenticare anche i romanzi ambientati a Vigàta, città immaginaria in cui ambienterà anche Montalbano, tra cui, “ Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta”, “La regina di Pomerania e altre storie di Vigàta” ed altri. A lui va anche l’invenzione del “vigatese”, che nella credenza popolare, si pensa che sia un mix tra l’italiano ed il siciliano: ma guai se gli si diceva una cosa del genere, la sua risposta era: “Non avete capito proprio niente”! Regista, scrittore, amante della storia, uomo che ha portato avanti battaglie importanti che tutti più o meno conosciamo, amante della mitologia portata anche in scena con alcuni spettacoli, lascia un vuoto notevole nel panorama letterario, ma nello stesso tempo, ci lascia in eredità dei veri capolavori, oltre alla serie che vede protagonista Montalbano. Mentre scrivo queste righe, mi sembra di sentire la sua voce roca ed inconfondibile, compiacersi di tutto l’affetto, la stima ed anche lo sconforto dei suoi stimatori, ma anche di chi non ha letto neanche una pagina dei suoi libri.

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