L'ambulante, una vita difficile: «Ci siamo anche noi, lo ricordiamo al Comune»
TERMOLI. Ci sono anche loro, da sempre, e il mercato, in senso lato, nonostante la crisi, dice che debbono continuare a esserci. Sono circa 80, forse di più, i cosiddetti “spuntisti”. Ossia i venditori ambulanti che girovagano per fiere e mercati, con l’obiettivo sempre meno facile di sbarcare il lunario. Non hanno più clientela affezionata, il commercio è cambiato, ma hanno dignità da vendere e un sorriso con cui ti accolgono al loro banco anche quando devono riferirti di problemi e magagne.
Li abbiamo visitati ieri mattina, proprio in occasione del mercatino del martedì, e tra gli altri abbiamo colloquiato con un dirigente nazionale, che espone e vende in città da anni, Domenico Gualà. Due le questioni che attanagliano il settore, innanzitutto l’esigenza di una cornice più decorosa dove allestire stand e bancarelle, tra via Germania, via Inghilterra e il parcheggio del Tigre, ci sono spazi non asfaltati che con le intemperie divengono laghi di fango e gli stessi mezzi, autocarri e furgoni, rischiano d’impantanarsi, figuriamoci gli avventori.
Poi c’è la questione fiscale. Agli accertamenti 2017 e 2018, sia per chi ha pagato la tassa di occupazione del suolo pubblico e chi no, si sono aggiunte le cartelle del 2019, che non hanno evidentemente tenuto conto della scelta opzionale del cosiddetto ravvedimento operoso col 3% di aggravio, mentre le cartelle già contengono una maggiorazione del 30%. Insomma, gli ambulanti chiedono attenzione, «Portiamo 40mila euro l’anno nelle casse del Comune, ma per noi non viene speso un centesimo, per migliorare la nostra condizione».