Ricerca umana del bello e del vero nella rappresentazione della Natività

Il presepe vivente dom 05 gennaio 2020
Attualità di Laura D'Angelo
2min
Presepe vivente a Montenero di Bisaccia ©Termolionline.it
Presepe vivente a Montenero di Bisaccia ©Termolionline.it

MONTENERO DI BISACCIA. Il rito del Natale rivive a Montenero di Bisaccia con l'ormai tradizionale rappresentazione del Presepe vivente, giunta quest'anno alla sua 36esima edizione.

Una tradizione d'alto valore evocativo, che unisce al fascino religioso della Natività, un interesse storico- artistico che rende al visitatore un viaggio affascinante il percorrere la via del presepe, nella magica cornice delle grotte arenarie. Sembra, infatti, di fare un viaggio nel tempo e di tornare nella Betlemme di duemila anni fa. Si sentono le fiamme della legna scricchiolare nell'aria pungente dell'inverno, e sembra quasi di risentire l'odore acre del fumo di tanti anni fa, tra figuranti e animali, e botteghe artigiane e contadine. Da quel primo presepe vivente creato da San Francesco nel 1223 a Greccio, per rendere comprensibile al fedele il mistero del Natale e rendere tangibile l'emozione della Nascita, oggi la consuetudine della rappresentazione della Natività è ormai prassi consolidata e diffusa in tutta Italia, tanto che l'agiografia cede il passo all'antropologia, all'intento museografico, alla perpetuazione culturale di usi e mestieri che fanno parte della nostra storia, della nostra tradizione , del nostro passato.

Ma il presepe vivente di Montenero offre qualcosa in più: la ricerca umana del bello e del vero, che viene dalla misura con cui l'uomo di oggi sa esprimere il mistero della vita, che è quello dell'uomo di ogni tempo. E così spazio alla storia, a quella romana, con le terme, i soldati, i centurioni, i capi militari a banchetto. Spazio agli ebrei, con le tavole della legge, le sinagoghe, il rito della preghiera. Spazio al paese, con lo scalpellino, il pastore, il vasaio, il mercante di tessuti, il pescatore, tutto nella cornice naturale delle grotte neolitiche, tra animali e volti umani, fino alla grotta più alta, dove si rivive il mistero della vita e della famiglia, della nascita e della luce.

C'è un sentimento del tempo che si percepisce in una comunità unita per il perpetuarsi della propria storia, della propria tradizione. Un sentimento del tempo che diventa sentimento dei luoghi, e che ci ricorda quanto i paesi molisani possano valorizzare se stessi, se c'è un progetto di valorizzazione condiviso, a cominciare dalla politica, dalle associazioni cittadine, dalla proloco, dalla comunità. La storia dei paesi del centro e del sud Italia è fatta di tante storie, tante particolarità. Questi posti non devono omologarsi, ma devono mantenere la propria identità, creare le condizioni per tornare, per restare, per essere centri aggreganti e propulsori di tradizione e diversità.

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