Si rinnova la tradizione del San Sebastiano

Scendeva le scale dom 19 gennaio 2020
Attualità di La Redazione
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Tradizioni Amiche alla Fontana ©Termolionline.it
Tradizioni Amiche alla Fontana ©Termolionline.it
Il canto del San Sebastiano a Termoli

TERMOLI. Dopo la Pasquetta e il Sant'Antonio, il canto del San Sebastiano chiude questo trittico di tradizione, fede e devozione, che anima il basso Molise. Diversi i gruppi folclorici che ne rinnovano i fasti.

Oggi è stata la volta de 'A Sartagne e delle Tradizioni Amiche, impegnate dal pomeriggio a tarda sera in numerose tappe, noi ne abbiamo seguite una ciascuno in diretta Facbeook, i primi all'Opera Serena, i secondi al centro commerciale 'La Fontana', grazie alla disponibilità di Michele Trombetta.

Prendendo in prestito la spiegazione pubblicata sulla pagina di un altro gruppo ancora, ‘a Shcaffette, «Il canto popolare del San Sebastiano si eseguiva la sera del 19 gennaio, giorno che precede la ricorrenza. Esso veniva eseguito dietro le porte di gente benestante, da gruppi in costume, rappresentanti personaggi del periodo storico della vita del Santo (impero di Diocleziano e Massimiano). Alcuni di essi si dipingevano il volto di nero, a rappresentare gli arcieri della Mauritania che presero parte al plotone di esecuzione del Santo, come vuole la tradizione. Chi lo canta riceve doni di ogni genere, che poi si consumano il giorno successivo in un pranzo, "Luculliano".

Sul perché del canto a Termoli, la tesi più logica, dalle ricerche effettuate dal gruppo e da alcuni scritti di autori locali è che la Cattedrale di Termoli, prima di essere dedicata a Santa Maria della Purificazione (sec. XIII) era intitolata a San Sebastiano, un’antica devozione sostenuta, questa, dalla diffusione del nome Sebastiano come Basso tra il popolo termolese.

Per molti secoli il canto venne abbandonato e dimenticato. Solo nei primi del 1700, tramite frammentari versi orali e, a racconti verbali, tramandati da padre in figlio, il canto viene ripreso.

Esiste un aversione del 1956, in ventiquattro strofe, che non fu mai proposta, che il canonico Don Nicola Perrotta faceva risalire al 1740.

Nel 1978 'A Shcaffètte ha riproposto il canto ai Termolesi in undici strofe, ma non rispecchia la versione del Perrotta, adattando la stesura all'attuale melodia del S. Sebastiano, risulta evidente la non collimanza tra canto e melodia.

IL canto viene eseguito da un solista, che generalmente impersona il Santo, vestito con tunica, fascia rossa alla fronte e lancia in mano a ricordare che San Sebastiano faceva parte delle guardie pretoriane. Tutte le strofe del canto vengono precedute da un ritornello musicale e, dopo ogni strofa, il coro ripete gli ultimi due versi. Il canto finisce con un saluto ai padroni di casa, a quelli che si sono radunati fuori dall'abitazione e, a tutti i cantori.

Gli strumenti musicali che accompagnano il canto sono quelli della tradizione locale; fisarmonica, chitarra, patapum, tra-tra, streculatore, acciarino, che è lo strumento che scandisce il ritmo e precede il canto con tre tocchi iniziali. L'attuale versione, così come quella del canonico Perrotta, è in lingua Italiana».

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