In Molise nel 2019 solo 1.895 nuovi nati, i decessi sono stati il doppio

Deficit demografico mar 21 gennaio 2020
Attualità di Claudio de Luca
3min
Denatalità ©Avvenire.it
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LARINO. “Boom” di nascite dalle parti del Molise? Forse sì, ma solo per gli orsi del Parco Nazionale che la regione condivide con il Lazio e con l’Abruzzo. Sotto altri profili, quella registrabile nella 20esima è una vera e propria decrescita infelice, atteso che – nella realtà – nel 2019 i nati sono stati appena 1.895 ed i defunti 3.700. Insomma, col nostro indice di vecchiaia, ci ritroviamo appena dietro la Liguria. Di Larino, poi, sarebbe meglio non fare cenno: al 31 dicembre scorso, gli abitanti si erano ridotti a 6.635, mentre – allo stesso giorno del 2018 erano 6.691. I nati sono stati 37 (20 maschi e 17 femmine); i deceduti 79. Quindi un saldo passivo da capogiro. I matrimoni religiosi celebrati sono ammontati a n. 18, quelli civili 6. Di unioni civili non ve ne sono state. Quindici anni fa il capoluogo frentano superava abbondantemente 8.400 unità.

Secondo l’Annuario Istat, le cose non vanno meglio manco per l’Italia intera che, insieme a Cipro (1,32), subito dopo Malta (1,26) e Spagna (1,31), rimane tra i Paesi con la più bassa fecondità della Ue (i nati vivi che, nel 2017, erano stati 458.151, nel 2018 sono passati a 439.747). La situazione locale non è felice manco a livello familiare: nell’ultimo anno sono stati 933 i matrimoni e 372 i casi di scioglimento e di cessazione. Le famiglie si fanno minuscole. Il 33% della popolazione è fatto di ‘single’ ed il numero medio di componenti è passato da 2,7 a 2,3. In pratica i mononuclei, composti da una sola persona, sono lievitati, in 20 anni, di oltre 10 punti, transitando dal 21,5% del 1997-98 al 33% del 2017-2018. La speranza di vita media alla nascita riprende ad aumentare attestandosi su 80,8 anni per i maschi e 85,2 per le femmine. Questi dati fanno dell’Italia uno dei Paesi più vecchi al mondo, con 173,1 persone di 65 anni e oltre 100 con meno di 15 anni al primo gennaio 2019.

Ritornando al Molise, la 20^ non può essere definita una regione per giovani o per famiglie. È forse questa la prima inconfutabile avvisaglia del territorio. La popolazione è scesa, in un anno, di 1808, calando – almeno sulla carta - a 305.617.Tasso di fecondità (1,19 figli per donna), quoziente di nuzialità, numero medio di componenti per famiglia, indice di vecchiaia delineano, a chiare lettere, l’idea di un’area geografica che va spegnendosi anno dietro anno. Manco gli extracomunitari frenano il calo demografico. Le Molisane resistono a figliare, ad onta degli appelli di volere partorire a Termoli per mantenere il relativo reparto al ‘San Timoteo’.

D’altronde l’età media delle partorienti molisane è 33,1 anni e l’Istat certifica un’età media al parto di 32,6 anni, quando invece al Sud il dato scende a 31,9 ed in Italia a 31,7. Basso anche il tasso di nuzialità (fermo a 3), forse perché i giovani (disoccupati o quasi) hanno dovuto prendere atto di non averne le possibilità. Separazioni e divorzi sono con il Belpaese; e, se in Italia, nel 2018, hanno raggiunto la cifra del 33%, in Molise sono stati addirittura il 35%. Nella 20^ più 1/3 delle famiglie è composto da una sola persona, più di un quarto (il 26.1%) è formato da due persone. L’età media dei residenti è di 46,8 anni (in Italia, 45,4). Quanto al rapporto percentuale tra popolazione di 65 anni e oltre e la popolazione di età 0-14 anni, se per la Liguria c’è un 255,8, per il Molise c’è solo un non 217,5. Anche il quoziente di mortalità più alto e quello di natalità (6,2) è inferiore a quello italiano (7,3) e del Sud in genere (7,6). In buona sostanza, nella Patria di Cuoco, si nasce poco ed i residenti sono soprattutto anziani.

Se il quadro è questo, non basta ‘citare’ i numeri (ritenuti da record) nei primi giorni dell’anno al Reparto ostetricia di Isernia che pure è sempre sotto stretta osservazione, come quello di Termoli. A Venafro, invece, non si nasce più e manco vi si muore; cosicché, anche per l’ultimo atto di vita, si finisce per raggiungere altri siti.

Claudio de Luca

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