Smontare i bulli col potere delle parole: la lezione di Diego Mecenero
GUGLIONESI. “Il potere della parola è un potere da supereroi”: è questo il messaggio “forte” che lo scrittore Diego Mecenero ha voluto comunicare ai bambini delle classi quarte e quinte della scuola primaria di Guglionesi, che hanno incontrato l’autore del famoso libro “Lo SmontaBulli” nella giornata di lunedì 3 febbraio, grazie all’iniziativa promossa dalla casa editrice Eli-La Spiga e dalla libreria The Book Shop di Termoli.
Diego Mecenero è un autore, redattore, giornalista, teologo, che incontra più di settemila studenti all’anno, in giro per l’Italia, per parlare di bullismo. Fenomeno allarmante e dilagante, specie tra i giovanissimi; la frequenza con cui si manifesta e le ripercussioni psicologiche sugli adolescenti non possono che richiedere, con urgenza e decisione, l’intervento degli adulti. Diego Mecenero, che di professione fa lo scrittore, sceglie di affrontare il tema del bullismo soffermandosi sulle parole e – come lui stesso afferma – sulla loro importanza- “La parola del resto è l’unica forma d’arte che oltre a emozionare regala l’opportunità alle persone di riflettere, meditare e magari migliorarsi”.
La dirigente, prof.ssa Patrizia Ancora, nel suo saluto di benvenuto, ha ringraziato l’autore e ha sottolineato che la giornata avrebbe rappresentato un momento significativo nell’ambito di un percorso di sensibilizzazione rispetto al tema del bullismo. “La scuola vuole partire dalla lettura per stimolare la riflessione, la conoscenza, l’approfondimento, fino a giungere alla consapevolezza che dietro le pagine lette c’è uno scrittore con cui potersi confrontare rispetto alle idee, ai pensieri, alla capacità di raccontare i sentimenti, la visione del mondo, la complessità della vita.
L’autore è partito dall’etimologia della parola bullismo che contiene in sé il termine inglese “bull”, ossia “toro”. “Quello stesso animale solitamente disegnato con un grosso torace pieno d’aria, “terribilmente vicino al cuore che si infervora e sbuffa dalle narici. Una scelta metaforica non casuale se si considera che il bullo, esattamente come il toro, è solito darsi delle arie e agire trasportato da irruenti emozioni. Stati d’animo spiacevoli che non sa esprimere e a cui non sa dare un nome. Così il bullo cessa di essere padrone di se stesso. Purtroppo un’emozione senza nome resta un fantasma senza volto”.
Diego con un linguaggio semplice, ma efficace, accompagnato da una gestualità vivace, da battute divertenti, ha letteralmente incantato i bambini che hanno mostrato grande interesse per gli argomenti trattati, a giudicare dal gran numero di domande che hanno posto all’autore.
L’invito più prezioso lanciato ai ragazzi è stato quello di parlare. “Parlare, raccontare, riuscire a chiedere aiuto, denunciare senza timore i propri mali, le proprie difficoltà, le prevaricazioni subite, perché ciascuno di noi ha diritto a sentirsi compreso, accolto, per superare la solitudine e trovare una via d’uscita”.