​La Regione Molise diminuisce la pressione tributaria (-2,33%)

Fiuuuuuuuuuuuuuuu ven 21 febbraio 2020
Attualità di Claudio de Luca
3min
Soldi ©n.d.
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MOLISE. Le uniche Regioni ad avere diminuito la pressione tributaria sono, al momento, la Calabria e il Molise La panoramica sulle aliquote
dell'addizionale regionale Irpef è rilevabile dal sito “www.finanze.gov.it” dove sono stati pubblicati i dati rilevanti ai fini della determinazione del tributo che, in base all'art. 50, c. 3, dlgs n. 446/97, vengono trasmessi da Regioni e Province autonome entro il 31 gennaio al Dipartimento che poi provvede alla loro diffusione sul proprio sito istituzionale.

In generale rispetto allo scorso anno non si registrano sostanziali differenze, nonostante la mancata riproposizione delle norme sul blocco dei tributi regionali e locali avesse permesso alle Regioni di aumentare le aliquote. Questa l’attuale panoramica: il Friuli-Venezia Giulia vanta l'aliquota più bassa dell'addizionale regionale Irpef: 0,70%, per il primo scaglione di reddito (fino a 15 mila euro) e 1,23% per gli altri. Quelle, più elevate, riferite ai
redditi superiori a 75mila euro, sono il 3,33%, approvato da Lazio e Piemonte, e il 2,33%, adottato da Basilicata, Emilia-Romagna, Liguria,
Molise. Invece le Regioni che hanno previsto un'aliquota unica sono sette, di cui: quattro hanno scelto quella base (1,23%: Sardegna,
Sicilia, Valle d'Aosta e Veneto); due hanno optato per l'1,73% (Abruzzo e Calabria) ed una (la Campania) ha adottato il 2,03%. Le regioni che
hanno scelto le stesse cinque aliquote differenziate stabilite ai fini Irpef sono dieci: Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche,
Molise, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria.

Però questo ‘trend’ non è stato seguito da Trento e Bolzano, Province autonome che hanno
inaspettatamente abdicato all'aliquota unica, aumentando la pressione fiscale per alcune categorie di redditi. Infatti: a) quella di Trento ha
fatto lievitare l'aliquota dell'addizionale Irpef di 0,5 punti percentuali per la quota di reddito imponibile eccedente l'importo di 55 mila euro. Ciò comporta l'applicazione dell'aliquota dell'1,23% per i primi due scaglioni di reddito Irpef e di 1,73% per gli ultimi due.

È variata anche la misura della deduzione che lo scorso anno era pari a 20mila euro; per l'anno d'imposta 2020, infatti, ai soggetti passivi aventi un reddito imponibile non superiore a 15mila euro spetta una deduzione dalla base imponibile di 15 mila euro. b) La provincia di Bolzano ha aumentato l'aliquota di 0,5 punti percentuali per la quota di reddito imponibile eccedente l'importo di 75mila euro, cosicché per i primi quattro scaglioni di reddito Irpef si applica l'aliquota dell'1,23% e per l'ultimo quella dell'1,73%.

Di contro è cresciuta la deduzione riconosciuta a tutti i contribuenti che passa da 28mila euro del 2019 a 35mila per l'anno 2020.

Si conferma, dunque, che le uniche Regioni dove la pressione tributaria è diminuita sono state la Calabria e il Molise, che hanno disapplicato l'aumento delle aliquote di 0,30 punti percentuali, scattato automaticamente per mancato raggiungimento degli obiettivi previsti dai piani di rientro dai deficit sanitari. Naturalmente per vedere confermato, per il 2020, tale aliquota occorrerà attendere le risultanze del Tavolo per la verifica degli adempimenti e del Comitato permanente che vigila sui livelli essenziali di assistenza con il compito di monitorare l'attuazione dei piani di rientro dai deficit sanitari delle Regioni.

Di fatto, le manovre regionali risultano essere perfettamente in linea con l'art. 6, c. 4, del dlgs n. 68 del 2011 che - per assicurare la razionalità del sistema tributario nel suo complesso e la salvaguardia dei criteri di progressività cui il esso è informato – prevede che le Regioni possano stabilire aliquote dell'addizionale regionale Irpef differenziate esclusivamente in relazione agli scaglioni di reddito corrispondenti a quelli stabiliti dalla legge statale.

Vi è da dire, però, che nel corso degli anni si sono registrate delle singolarità nelle scelte dei legislatori regionali. Un esempio? Il Lazio, che prevede l'applicazione dell'aliquota dell'1,73% anche ai soggetti con redditi imponibili non superiori ai 35 mila euro, o anche a 50 mila euro con figli a carico; ed il Veneto che ha adottato un'aliquota agevolata dello 0,9% per i soggetti disabili con un reddito non superiore a 45 mila euro. Per il resto, le Regioni che hanno scelto un minor numero di aliquote differenziate rispetto ai cinque scaglioni di reddito Irpef sono quattro: la Basilicata prevede tre aliquote, il Friuli Venezia Giulia e le province autonome di Trento e di Bolzano, due; gli Enti che hanno approvato «disposizioni particolari» per
l'applicazione dell'addizionale sono nove: Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Piemonte, Puglia, Veneto, Trento e Bolzano; le regioni che devono far fronte ai disavanzi in materia sanitaria sono sei: Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio Molise e Sicilia.

Claudio de Luca

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