L'emergenza Coronavirus vista dagli italiani a Lisbona: il saluto della termolese Sara

La voce mer 25 marzo 2020
Attualità di La Redazione
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Lisbona ©Musement.com
Lisbona ©Musement.com

TERMOLI. Lettera aperta di due italiani all'estero, tra cui una termolese.

«Siamo due italiani, di cui io molisana di Termoli, che vivono all'estero e per la precisione a Lisbona.

All'aggravarsi della situazione del Coronavirus in Italia, subito c'è venuta voglia di essere con i nostri cari, tra le mura di casa. Passata la prima fase emotiva ha preso il sopravvento il lato razionale di proteggere i nostri cari, sì ma con la nostra assenza. La consapevolezza che i nostri genitori, non più giovani di età, potrebbero avere conseguenze ben più rischiose delle nostre ci ha fatto desistere. Le notizie inquietanti che giungono dal Molise e dall'intera Italia relative ai casi di contagi causati da persone totalmente negligenti e irresponsabili tornati a casa dal nord, non ci hanno solo turbato e addolorato ma anche spinto a scrivere questa lettera, che è un grido di dolore ma anche di rabbia. Come molti della nostra generazione abbiamo vissuto l'incubo della disoccupazione, l'essere costretti a spostarci attraverso i confini di un'Europa a cui abbiamo tutti creduto ci ha reso spiriti liberi, orientati alla libera circolazione attraverso i confini del vecchio continente.

Ma ora è giunto il momento di fermarci qua dove siamo. Senza cadere in facili moralismi e relative condanne ci piacerebbe sottolineare come tali comportamenti, frutto per la stragrande maggioranza dei casi di un ingenuo egoismo, nascondano in realtà un'immaturità diffusa ed un desiderio di protezione infantile, infischiandone di essere potenziali pericoli in primo luogo per le famiglie in cui si cerca questo rifugio. Vorremmo esprimere il desiderio o quantomeno l'auspicio che alla fine di questa triste vicenda si arrivi a riformulare il senso stesso di educazione civica, responsabilità e appartenenza ad una comunità, abbandonando gli individualismi ed gli individualismi tipici di una società che mette l'individuo e non la collettività al centro di tutto.

Ci piacerebbe che gli irresponsabili di oggi si trasformino in cittadini di domani, soggetti in grado di riscattare il Molise e l'intero paese. Ringraziamo dell'attenzione e auguriamo a tutti tempi più felici e non vediamo l'ora, una volta passato tutto, di tornare in Italia a godere delle bellezze e del calore delle nostre famiglie.

Un caro saluto».

Alessandro Allori e Sara Santella

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