Coronavirus, la testimonianza da Bergamo: “Molti giovani colpiti, si muore da soli”

L'emergenza mer 25 marzo 2020
Attualità di Valentina Cocco
3min
Coronavirus, la testimonianza da Bergamo ©TermoliOnLine
Coronavirus, la testimonianza da Bergamo ©TermoliOnLine
Misericordia: il rientro dei volontari dalla provincia di Bergamo

TERMOLI. «Quando si muore, si muore soli». Cita così l’ultimo verso della canzone ‘La testimonianza’ di Fabrizio De André: un testo iconico che prende in giro la morte, ma che oggi rappresenta perfettamente il dramma del decesso ai tempi del Sars-Cov-2. Chi lo contrae combatte la sua battaglia in solitaria, cercando di aggrapparsi con le unghie e con i denti alla vita, con la sabbia nei polmoni che non fa respirare e le ultime forze che abbandonano il corpo ormai allo stremo. Lentamente, senza che tu te ne accorga e senza poter contare sul supporto di un volto amico. Da soli: i più fortunati su un letto d’ospedale, i meno fortunati su una barella sotto una tenda da campo allestita per l’emergenza, senza la possibilità di poter dire addio ai propri cari. È così che succede e non possiamo farci nulla.

Una beffa, una cattiveria architettata da un nemico invisibile, che ti uccide da dentro e che sembra burlarsi di noi. Se la prende con noi e con i nostri amati, colpevolizzandoci di essere umani e di aver bisogno del contatto con gli altri: chi muore oggi non ha l’ultimo saluto, nessuna cerimonia in cui poter spendere qualche parola per ricordare le splendide persone che eravamo. Ai parenti non resta nulla, a parte l’immagine della persona caricata su un’ambulanza e portata via da uomini irriconoscibili con tuta, mascherina, guanti e occhiali. Nei centri più colpiti della Lombardia ci sono tende destinate a loro, ai parenti: vanno lì una volta che il proprio caro non c’è più e recuperano i suoi effetti personali che, da quel momento in poi, diventano il simbolo di una tempesta che, in pochissimi giorni, ha spazzato via tutto quello che conoscevano ed amavano.

Scene strazianti che Domenico Iamartino e Sergio Di Bernardo rispettivamente delle Misericordia del Fortore e quella di via Biferno a Termoli hanno vissuto sulla loro pelle: sono partiti cinque giorni fa, direzione Bergamo, Brescia ma anche Milano, per assistere assieme al 118 i pazienti, in una delle regioni più colpite dalla pandemia: «Abbiamo combattuto contro un nemico invisibile», ha raccontato Domenico a TermoliOnLine al suo rientro in città. Stremati, il volto segnato dalla stanchezza, le mascherine ancora ferme sul volto, i due operatori sono tornati a Termoli oggi pomeriggio alle 16 in punto e, da allora, sono in auto quarantena anche se, assicurano, «abbiamo preso tutte le precauzioni del caso, grazie all’ottimo equipaggiamento fornito in loco. Tute, protezioni, doppi cambi».

In Lombardia sono più di 4mila i morti e oltre 30mila i contagi, tra cui tantissimi giovani: «Le scene peggiori si svolgono in ospedale, dove ci sono molti giovani con problemi respiratori – confessa Domenico – L’ospedale civile di Brescia sembra un lazzaretto. I posti sono saturi e le barelle vengono posizionate nei corridoi, mentre il personale, stremato, corre di continuo per fornire assistenza». Dire addio ad un figlio, senza vederlo, è straziante. Lo è per tutti, anche se dopo aver visto così tanti morti ci si abitua, forzatamente: «La maggior parte dei parenti delle persone anziane è rassegnata. Lo vedi dai loro sguardi mentre porti via il loro caro. Sanno che non li rivedranno mai più».

I defunti vengono portati via dall’esercito, nelle loro bare, pronti per la cremazione: «Stamattina c’era una colonna di mezzi militari che portavano via le bare – racconta ancora Domenico – In tanti anni di servizio non ho mai assistito a scene del genere. Sono intervenuto su diversi terremoti, ma lì è diverso. Con il virus non sei sicuro, è invisibile, non sai chi hai di fronte. Può sembrare che le persone stiano bene, ma potrebbero essere contagiate o, peggio ancora, asintomatiche, senza saperlo».

Sono diversi i farmaci messi in campo per contrastare il coronavirus, alcuni più efficaci di altri, ma la verità è che non sappiamo quando e come finirà. Per questo è utile adottare le precauzioni: «Quando uscite indossate sempre le mascherine ed i guanti. Mantenete le distanze di sicurezza ed evitate di uscire di casa se non per le emergenze – consiglia Domenico – Dobbiamo cambiare le nostre abitudini nel fare la spesa, facendo scorta per più giorni, liste alla mano, così da non dover uscire troppo, con il rischio di entrare a contatto con persone asintomatiche, rischiando di contagiarci».

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