Seicento euro alle partite Iva, l’ira degli autonomi: “Datele agli ospedali”

L'emergenza Coronavirus sab 28 marzo 2020
Attualità di Valentina Cocco
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Seicento euro alle partite Iva, l’ira degli autonomi: “Datele agli ospedali” ©TermoliOnLine
Seicento euro alle partite Iva, l’ira degli autonomi: “Datele agli ospedali” ©TermoliOnLine

TERMOLI. Seicento euro alle partite Iva, l’ira degli autonomi: “Datele agli ospedali”.

Il coronavirus non ha messo in ginocchio solo la routine degli italiani, costretti a restare in casa e salutare, momentaneamente, le loro abitudini, ma soprattutto gli imprenditori autonomi che posseggono la partita Iva. Una categoria che deve costantemente fare i conti, vessata dalle tasse ed i cui guadagni, in questo periodo, sono pari a zero. Le spese fisse, invece, ci sono sempre: affitto, elettricità, riscaldamento, telefonia, continuano ad essere attive e vanno pagate a prescindere dagli incassi.

Il contributo previsto dal decreto del Governo parla di 600 euro da corrispondere a fine marzo, sempre che non vi siano ritardi, e poi a fine aprile con un ulteriore intervento monetario da stabilire, per cercare di aiutare i possessori di partita iva. Una misura economica giudicata insufficiente e «ridicola» dagli autonomi italiani e termolesi che hanno deciso di protestare, silenziosamente e pacificamente, contro la «miseria» che si troveranno a ricevere e che non sarà utile a coprire tutte le spese da affrontare.

Riuniti tutti insieme nel gruppo Facebook ‘Imprenditori Termoli, misure contro il coronavirus’, gli autonomi termolesi hanno deciso di far sentire la loro voce tramite l’affissione di un cartello, nelle vetrine dei loro locali ormai chiusi, che spieghi le difficoltà cui vanno incontro: «Grazie per l’elemosina – si legge su un manifesto tricolore – La mia quota datela agli operatori sanitari che in questo momento lo meritano più di tutti». Una protesta silenziosa che si allarga a diverse attività e punta il dito contro lo Stato: «Ringrazio lo Stato per le 600 euro – scrive un altro imprenditore – Per quanto mi riguarda datele agli ospedali. Aspetto che voi rinunciate, come noi, al vostro stipendio».

Per loro, i possessori di partita iva, il rischio fallimenti è altissimo, molto più rispetto ad altre categorie: quando l’emergenza sarà finita e si tornerà, gradualmente, alla realtà, l’albergatore o il titolare di un bar, si troverà costretto a licenziare alcuni dipendenti, se non tutti, per cercare di minimizzare le perdite causate dalla chiusure delle attività per il periodo della pandemia. A soffrire, poi, sono anche i fornitori che combattono con i rinvii dei pagamenti a causa della scarsa liquidità degli esercenti. Un circolo vizioso che, molto presto, colpirà l’intero sistema economico, con perdite grandissime che nemmeno le misure finora adottate riusciranno a sanare.

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