Diario intimo in tempo di virus: marameo, e giù la ‘corona’

Emergenza Covid-19 sab 04 aprile 2020
Attualità di La Redazione
3min
​Emergenza coronavirus ©Termolionline.it
​Emergenza coronavirus ©Termolionline.it

TERMOLI. “Io resto a casa”. Questo l’ordine dominante. Ma è tosto perché è dura, veramente; e mi viene da pensare:”Indovina chi potrà uscire?”. Un minimo di umorismo ‘nero’mi suggerisce che l'unico possa essere Ponzio Pilato, ma solo perché si è lavato adeguatamente le mani.
Il vostro cronista si ritrova in casa, a causa del Covid-19, e gira in tondo – da circa un mese - come fanno i carcerati. La circostanza mi costringe a ricordare che i miei genitori, da piccolo, mi dicevano (per minaccia):"Vedi di correggerti perché, se continui così, finirai in galera". Non avrei mai immaginato che, a distanza di tanti anni, ci avrebbero 'azzeccato'. Presentemente ‘Termolionline’ chiede ai lettori: come passi il tempo e cosa pensi? Non ci crederete ma mi viene in mente una lirica di Mimnermo, poeta greco d'amore e cantore delle gesta militari dei Greci di Smirne nelle guerre contro Gige, re dei Lidi. Le sue liriche, scritte in dialetto ionico, appartengono al genere elegiaco. “Al modo delle foglie che, nel tempo / fiorito della primavera, nascono / e ai raggi del sole rapide crescono, / noi, simili a quelle, per un attimo / abbiamo diletto del fiore dell'età, / ignorando il bene e il male per dono / dei Celesti. Ma le nere Parche ci stanno a fianco, / l'una con il segno della grave / vecchiaia / e l'altra della morte. E fulmineo/precipita il frutto di giovinezza”.

Essere in età al tempo del virus è ben diverso che esserlo in tempi normali perché il valore della vita cambia improvvisamente a scapito di quelli che purtroppo contano 70 anni ed oltre. Nel mese di marzo in Italia sono morte circa 7mila ultrasettantenni. Praticamente tante diecine di volte di più che negli anni precedenti, mentre solo i superstiti si illudono di essere come le foglie di primavera quando invece sono rimaste lì, appiccicate sui rami della vita, dall'autunno precedente. Questa è la ‘primavera’ ad una certa età, un'illusione di giovinezza che ha il profumo dei cipressi. Io non temo questo destino, ma spero di non finire la mia vita come tanti che se ne vanno senza poter stringere le mani ai figli. Non è questa la fine che avevo
previsto e che mi auspico. Mia moglie mi trattiene nel chiuso di casa, impedendomi persino di scendere nel giardino condominiale che pure rimane senza ospiti. Ogni giorno mi telefona qualche amico (oppure chiamo io), ed intuisco la loro preoccupazione. Non vi nascondo che faccio le corna, tanto non possono vedermi, manco con la video-chiamata. Allo specchio non mi vedo troppe rughe, solo un po' di occhiaie; e leggo e scrivo tutti i giorni. Perciò penso che non vorrei mollare sul più bello. E’ vero che i mesi che verranno saranno brutti, ma poi dovranno volgere sicuramente al meglio, pieni di positive novità. Di sicuro la pensiamo a modo nostro, ma vantiamo un magazzino di idee che ci può essere invidiato. È proprio questo il valore dell'esperienza che si valuta, non sulle cose note ma sul fronte delle cose incognite. Noi abbiamo delle visioni che i giovani non possono ancora avere ed il nostro compito è quello di esternarle quanto più sia possibile.

Nella contingenza mi viene da pensare che la pandemia ha effetti anche sul traffico di droga perché gli spostamenti sono vietati, i controlli di polizia sono tanti così come numerose sono le misure di igiene per prevenire il contagio. Il mercato degli stupefacenti è fermo; ma, tra i consumatori, c'è chi cerca di approvvigionarsi utilizzando le consegne a domicilio. Non essendoci più le feste, sono calati gli ordini di stupefacenti. Consumatori e spacciatori confinati a casa, approvvigionamenti tagliati: il coronavirus è riuscito dove altri non ce l'hanno fatta, ed ha vinto la battaglia della sicurezza perché la catena si è inceppata.

Per il momento l'attività pare che continui con gli ‘stock’ esistenti, ma c'è molto meno spaccio perchè le persone non si recano nel punto di consegna. E la merce si esaurisce poco a poco. Non c'è possibilità di organizzare rifornimenti veloci con i controlli disposti un po’ dovunque. I cosiddetti ‘corrieri’ sono fermi. Senza clienti non c'è traffico. Le vendite, quando riescono ad incontrarsi compratori e spacciatori, non avvengono più nelle ‘hall’ dei palazzi, troppo visibili in tempi di confinamento, ma ai piani degli edifici. Forse è solo questa la bellezza del virus con la corona a cui ci piace fare il ‘marameo’.

Claudio de Luca

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