Molisani a Ravenna: il termolese Antonio Santarelli restaura i Giardini Rasponi con la Bper

Mecenati dom 31 maggio 2020
Attualità di Claudio de Luca
2min
I Giardini Rasponi di Ravenna ©TermoliOnLine
I Giardini Rasponi di Ravenna ©TermoliOnLine

TERMOLI. Antonio Santarelli, della Direzione dell'Ufficio per la valorizzazione e per la commercializzazione della Banca popolare di Emilia-Romagna (Bper), è un termolese purosangue, operativo in Ravenna, che, insieme all'assessore Massimo Cameliani del Comune, si è adoperato
per la valorizzazione del ben noto Giardino Rasponi. Figliolo del prof. Amedeo (conosciutissimo anche a Larino, dov'era stato responsabile
dell'unico Istituto tecnico agrario statale, Itas, della Regione Molise), il dirigente bancario ha inteso di dovere rivolgere la propria attenzione soprattutto all'aspetto educativo e sociale della gestione del parco ravennate, a cui è connessa anche una particolare attività di vendita e di degustazione.

Dopo che Bper, proprietaria dell’area, ebbe ad affidare il servizio di custodia, manutenzione e gestione all'“Officina Ubuntu” (che è un’impresa formativa di Engim) a seguito della convenzione tra Banca e Comune per l’uso pubblico del giardino, sono stati svolti tutti i lavori per rendere il giardino nuovamente fruibile con la messa a dimora di centinaia di piante officinali e l’allestimento del punto-vendita di prodotti alimentari provenienti da piccole aziende e dal laboratorio del succitato impianto di vendita e di somministrazione.

L'Ente sunnominato è un'Associazione senza fini di lucro, nata per porsi al servizio dei giovani e dei lavoratori ai fini del corretto sviluppo della loro professionalità e della promozione
personale e sociale. L'attività esperita rientra nel percorso formativo per operatore di attività commerciale ed agroalimentare, rivolto a ragazzi ed adulti, le cui lezioni si svolgono per il tramite del ‘web’. Sia il negozio che il giardino sono aperti al pubblico per acquisti e per libero accesso, nel rispetto delle norme dettate per il contenimento del Covid-19, dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 19.

“Siamo particolarmente contenti della convenzione stipulata tra Banca e Comune”, hanno detto all'unìsono l’assessore Cameliani ed il Direttore termolese dr. Santarelli. L’accordo permette di rendere nuovamente fruibile un luogo storico e suggestivo, con un accesso prestigioso come il portale del 1780, opera dell’arch. Camillo Morigia, da cui si gode una vista spettacolare sul campanile del Duomo ravennate. Dopo due anni, il ‘Rasponi' torna a far parte (tra i pochi giardini pubblici del centro storico ravennate) dei percorsi turistici locali, offrendo la possibilità di conoscere, attraverso il punto-vendita, realtà produttive che valorizzano i prodotti alimentari sostenibili del posto. Per di più diventa rilevante il rapporto tra manutenzione e cura delle piante e la lavorazione di materie prime curata da Officina Ubuntu attraverso un progetto sociale che crea nuove professionalità”.

Il giardino, definito "delle erbe dimenticate", è un delizioso angolo di verde, aperto al pubblico, collocato alle spalle del Battistero Neoniano. La Banca Popolare di Ravenna e l'Amministrazione Comunale hanno voluto donare alla Città questo spazio verde dove storia e natura si incontrano per offrire - ai locali ed ai turisti - una meta alternativa alle loro passeggiate. Le sue possenti mura di cinta attutiscono i rumori della città, creando un'atmosfera magica, esaltata dai colori e dai profumi delle erbe coltivate. La vista, invece, è catturata dallo scorcio di una Ravenna insolita, che dà sulla cupola del Duomo e sul suo bel campanile rotondo. Al suo interno sono coltivate sia erbe recuperate dai ricettari degli antichi speziali che essenze più note, di uso quotidiano, presenti persino nella cucina mediterranea.

Che dire, da lettori molisani? Che iniziative del genere nella 20esima regione hanno scarsissimo corso. E, se in un caso (quale quello ravennate) è
stato un termolese ad adoperarsi per una iniziativa tanto lodevole, possiamo solo sottolineare che, nella terra di Cuoco, sono le istituzioni e le attività che operano (e guadagnano) ‘in loco’ a non dimostrare alcuna intenzione di agire per il bene pubblico locale.

Claudio de Luca

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