Alberta De Lisio saluta la Protezione civile, il nostro commiato

Turnover dom 31 maggio 2020
Attualità di Annamaria Ricci
4min
Alberta De Lisio ©Facebook
Alberta De Lisio ©Facebook

CAMPOBASSO. Abbiamo scritto di lei che si commuove e si emoziona per la mano alzata in segno di saluto e di commiato di un ragazzo dell’esercito italiano che, raggiunto il quartier generale della Protezione Civile del Molise in elicottero, le ha appena consegnato i dispositivi sanitari in piena emergenza Covid-19.

Poi ne abbiamo parlato quando per la festa della mamma ha pensato di consegnare alle neomamme del “Cardarelli” di Campobasso, un pacco pieno di dolci e con tanto di dedica scritta di suo pugno.

Ora, giunto al giorno del suo commiato da Direttore della Protezione Civile del Molise, ritroviamo Alberta De Lisio tra i fotogrammi del video dell’Esercito Italiano “Distanti ma uniti” e sulla sua pagina social lei ha scritto “l’onore di essere stata inserita insieme alla nostra Protezione Civile Regionale in questo video, chiudendolo proprio sul nostro tricolore. Non dico altro. Sono felice. E commossa”.

Al comando della Protezione Civile del Molise c’è una donna forte e caparbia che ha affrontato una delle più grandi sfide come quella dell’emergenza sanitaria ancora in atto, ma al contempo c’è una donna dolce e sensibile, che sa emozionarsi e commuoversi e non lo nasconde affatto. Un insegnamento per tutti, in special modo per le donne: essere se stessi, sempre e comunque. Grazie Alberta, da parte di una donna.

E proprio Alberta si è rivolta a tutti:

«Mi riesce difficile ringraziare le decine e decine di persone che da ieri mi stanno scrivendo mail, messaggi, WhatsApp per salutarmi. La Giunta regionale, come sapete, ha riorganizzato la macchina amministrativa e ha deciso di destinarmi ad altro impegnativo incarico. Lascio dunque la Protezione Civile Regionale e lascio anche il Servizio di programmazione socio sanitaria e della rete dei soggetti fragili.

Permettetemi perciò un saluto. Senza retorica. Senza enfasi. Ma due cose devo dirle. Devo dire grazie. Grazie a tutta la Direzione generale della Salute, alle amiche Carla Severino e Tiziana De Santis e all’amico Antonio Petrone che in questi tre anni e mezzo hanno lottato con le unghie e con i denti con me per intercettare progetti, fondi, sostegno per tutte le persone “deboli” del nostro territorio. Lo abbiamo fatto con amore e impegno insieme a Franco Veltro, Giuseppina Falciglia, a Maria Luisa Scattoni che da Roma ci ha dato credito e fiducia, e con le mamme e i papà dei tanti ragazzi speciali come Imma Giambattista, Franca Cianchetta, Concettina Aquilante, Vincenzo, i figli dei nostri nonni nelle Rsa e case di riposo, tutte le famiglie e le associazioni che reggono un quotidiano fatto di amore e sacrificio, il Nas che ci hanno sempre aiutato a far bene con il loro costante controllo e le segnalazioni di situazioni che andavano verificate e con i preziosi pilastri anche degli altri servizi Stefania Pizzi, Tania De Tania De Rubertis, Simona Gentile...

E poi grazie ai miei collaboratori della Protezione civile regionale: fanno un grande lavoro e questi sono stati mesi impegnativi. Prima la missione in Albania per aiutare gli amici di Durazzo dopo il terremoto preparati come sempre grazie anche ai consigli e alle campagne dell’Ingv e della vicinanza di Mariah Di Nezza e poi l’Emergenza Covid. E nel frattempo tutto un mondo legato alla microzonazione sismica, ai piani di emergenza, al lavoro certosino amministrativo che comunque andava assicurato puntualmente e che in tanti stanno facendo come Umberto, Mario, Carmine, Salvatore.

Grazie alle associazioni di volontariato. Tutte. Senza loro tutto questo non sarebbe possibile perché siamo in pochi e con poche risorse e abbiamo bisogno della mano di tutti. E loro sono stati una imprescindibile spalla. Grazie ai sindaci e alla loro vicinanza.

In questi mesi poi i ruoli si sono mescolati perché nell’emergenza la rete dei soggetti deboli andava ancor più tutelata.

Grazie agli amici medici (Gabriella, Celeste Sassi, Romeo, Giancarlo, Claudio, Donato, Giovanni) con cui abbiamo lavorato in un ideale filo conduttore che non si è mai spezzato e che ci ha sostenuto a vicenda quando ci sentivamo a telefono o ci vedevamo per la logistica. Sono stati unici.

Grazie a tutto il Dipartimento nazionale di Protezione Civile, ai colleghi delle Regioni, al dottor Borrelli e al dottor D’Angelo in particolare che mi hanno dato ascolto, fiducia, stima.

Grazie alla stampa che ha seguito con discrezione e attenzione il nostro lavoro.

E i “ragazzi” dell’Esercito Italiano che notte e giorno, da terra e dal cielo ci hanno consegnato centinaia di materiali per supportarci in ogni modo.

Non li dimenticherò mai.

Abbiamo provato davvero a fare di tutto. Sono stati mesi duri. Senza dormire, senza vedere le famiglie, cercando di essere ovunque a sostegno di tutti, con la paura che a volte ci pervadeva, a contare i morti in diretta con il Dipartimento e al contempo a cercare le celle frigorifere per conservarli in attesa di cremazione, a rinunciare agli abbracci dei nostri figli, a dormire lontano da casa per evitare di far correre rischi ai nostri cari, a correre contro il tempo per recuperare i respiratori e i presidi per proteggere i nostri angeli della sanità.

Quanto dolore, quanta fatica, ma anche quanti sorrisi e quanti abbracci non dati ma sentiti. Stretti stretti.

Non dimenticatelo. Non dimenticate che quando chiamate il numero della Protezione civile non vi rispondono estranei, ma dietro la cornetta ci sono Luisa, Maria Teresa, Massimiliano, Salvatore , Giancarlo de Giancarlo , Mario, Diego, Michele, Nico, Angelo, Mauro, Antonio, Michele: donne e uomini con famiglie e sogni che mettono sempre da parte tutto in questi casi solo per amore e per proteggere tutti il più possibile.

Quello che non deve mai mancare reciprocamente è il rispetto. Il rispetto per il lavoro e le competenze di tutti. E il bene, che da solo può risolvere ogni cosa.

Consideratevi tutti stretti in un unico grande girotondo di bellezza.

Vi voglio bene».

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