​Covid e test sierologico: anche i molisani poco propensi all'indagine nazionale

L'analisi lun 01 giugno 2020
Attualità di La Redazione
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Test sierologico ©RavennaNotizie
Test sierologico ©RavennaNotizie

TERMOLI. «Il test sierologico nazionale per il Covid sembra, come afferma la Cri del Molise, ad oggi non venga molto accettato dai Molisani».

Lo ribadisce il presidente del comitato San Timoteo Nicola Felice.

«Ciò sembra valere anche per molti italiani che stanno rifiutando di partecipare all'indagine campionaria nazionale sulla siero-prevalenza.

Forse una tra le motivazioni è che in caso di positività il partecipante viene messo obbligatoriamente in quarantena dalle autorità sanitarie e sottoposto a tampone, con quanto ne consegue in termini di tempi di attesa dell'esito.

In una logica di sanità pubblica questo comportamento può essere ritenuto censurabile da molti punti di vista, ma non può essere stigmatizzato completamente. In effetti quanto proposto è una indagine campionaria infatti con valenza prettamente scientifica, diversa dagli obiettivi di un vero programma di screening, che soprattutto per malattie infettive non può che essere di massa. In questa indagine su 150 mila italiani selezionati dal campionamento, ipotizzando anche un 20% di risultati positivi si avrebbero 30000 persone asintomatiche che in fase 2 avviata si vedrebbero ripiombare in quarantena (inclusi familiari e contatti), con quanto ne consegue per esempio anche in termini economici se si tratta di lavoratori autonomi o liberi professionisti. In effetti sarebbero soggetti presi da milioni di persone che si possono trovano nelle medesime condizioni ma potranno continuare tranquillamente a condurre la propria vita.

Questo lascia pensare che lo screening sierologico ha senso e verrebbe accolto senza difficoltà solo se è di massa e per una intera popolazione geografica. Invece proponendo una indagine campionaria è come chiedere di partecipare a una “lotteria” in cui il cittadino partecipando può "vincere" in questo caso una quarantena per sé e per i propri cari, per di più con un'alta probabilità che sia stata "vinta" senza vantaggio clinico se il tampone sarà negativo.

Forse è questo il messaggio che sta passando nell'opinione pubblica».

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