​Molise terra inviolabile? Per Libero i tentacoli della mafia «non attecchiscono»

Controcanto mer 03 giugno 2020
Attualità di Valentina Cocco
4min
​Molise terra inviolabile: per Libero i tentacoli della mafia «non attecchiscono» ©TermoliOnLine
​Molise terra inviolabile: per Libero i tentacoli della mafia «non attecchiscono» ©TermoliOnLine

TERMOLI. Molise terra inviolabile: per Libero i tentacoli della mafia «non attecchiscono»

Il Molise non esiste, almeno per la mafia e per ciò che riporta il quotidiano ‘Libero’ alla pagina 19 dell’edizione del 2 giugno 2020. In un lungo ed articolato pezzo firmato da Carla Ferrante ed intitolato ‘Ecco perché in Molise la mafia non esiste’, la giornalista analizza tutta la storia di questa terra di mezzo, anello di congiunzione tra un prolifero nord ed un più degradato sud. Partendo dai Sanniti, popolo storicamente bellico dedito alla pastorizia che nelle regioni centromeridionali ha proliferato, si procede ad analizzare tutti i motivi per cui, i tentacoli della ‘famiglia’ non avrebbero mai attecchito in Molise.

A spiccare, oltre al senso del duro lavoro che i molisani posseggono non essendo avvezzi ai soldi facili, un’egida ereditata proprio dai Sanniti, c’è l’omertà o, meglio, la sua assenza: «Qui dove tutto è trasparente, dove l’omertà è fortunatamente, ancora solo un vocabolo linguistico, a spaventare è la droga, o meglio, l’uso di cocaina, quella che un tempo era la droga dei vip e che oggi, invece, è un business troppo interessante per non rischiare la vita - si legge sul quotidiano nazionale - Troppo uso anche qui in Molise, terra degli antichi sanniti (pentri, caracini, caudini e irpini) che, ogni giorno, lotta per difendere la sua gente da impavidi aggressori, ma si chiude come un riccio e anche se qualche volta vive di scandali politici, di inchieste giudiziarie a carico di politici locali di grosso calibro, di presunti voti di scambio (ancora in fase di indagine), di denunce per ipotetici reati contro la pubblica amministrazione, resta sempre una terra di costumi e usi genuini».

Nemmeno l’ultima maxi operazione denominata ‘Piazza Pulita’ dedita a smontare il traffico di cocaina che, nel nostro Molise trova ancora mercato, sembra distogliere dall’idea che il nostro territorio non sia quella terra tanto felice che vuole apparire. E pensare che questo è solo l’ultimo dei blitz, cronologicamente parlando, messo in campo per estirpare i tentacoli della mafia dall’Italia del centro sud. Per ‘Libero’, infatti i “cattivi vicini” (così definiti nell’articolo), avrebbero provato più volte a penetrare il mercato, ancora libero dalla delinquenza, ma senza riuscirci. O, perlomeno, senza avere la possibilità di farlo durare grazie ai controlli della forze dell’ordine.

E così che quel lenzuolo di terra a metà strada dell’Italia, riuscirebbe a non far calare su di sé l’ombra malavitosa: denunce, difesa dei valori e lavoro duro hanno temprato corpo ed anima e non lasciano spazio a tentazioni. A leggere la descrizione, peraltro sfacciatamente lusinghiera considerando le offese gratuite che vengono rivolte quotidianamente al sud ed al Molise stesso, «terra dove le campane forgiate nelle fonderie storiche di Agnone, risuonano la sveglia all’alba per indicare l’ora del lavoro nei campi, è la terra dove i morti si piangono con le porte spalancate, è forse si ancora una piccola “isola felice”», sembrerebbe davvero che la mafia non esista o che, meglio ancora, sia solo di passaggio, diretta verso terre più prolifere.

Eppure, perché purtroppo esiste un eppure, questo splendido territorio costiero, ancora grezzo sotto certi punti di vista, la mafia la conosce: racket di droga, sfruttamento della prostituzione, caporalato ed estorsioni non saranno all’ordine del giorno (per fortuna), ma nel corso degli anni hanno attecchito più e più volte. Perché qui in Molise, il giro di droga avviene nelle case, non sulle strade, spesso alla luce del giorno, grazie a persone insospettabili e piccoli giri di affari quotidiani che hanno permesso a numerose ‘famiglie’ di prendere il controllo di interi quartieri.

La riprova la fornisce il documento che la Dia (Direzione Investigativa Antimafia) stila semestralmente: «Proprio la prossimità geografica della Regione con aree ad alta densità mafiosa potrebbe essere la ragione per la quale il territorio molisano è stato più volte scelto per stabilire il domicilio, per cercare rifugio durante la latitanza o per avviare attività delittuose per lo più legate a traffici di stupefacenti», si legge nella relazione relativa al primo semestre gennaio-giugno 2019 (l’ultima uscita). A trovare terreno fertile, secondo quanto si legge nel documento della Dia, sarebbero «pregiudicati di origine napoletana e casertana» che avrebbero interessi nei settori «dell’edilizia, della grande distribuzione, della gestione di locali notturni e della rivendita di auto usate. Si è recentemente registrata anche la tendenza a stabilire nella regione sedi fittizie di società collegate ad organizzazioni campane, con lo scopo di favorire attività di riciclaggio e più in generale affari illeciti, e, comunque, nella convinzione di porsi al riparo da eventuali controlli».

Leggendo queste informazioni sul Molise, cui il documento dedica 5 pagine supportando i dati con tabelle, nomi delle operazioni e dei clan coinvolti nelle operazioni antimafia, la nostra regione non sembrerebbe essere questa «terra inviolata» descritta dal giornale diretto da Vittorio Feltri, ma c’è sempre spazio e tempo per migliorare.

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