​Molise, questa è l’isola che c’è (se vi pare)

L'osservatorio dom 07 giugno 2020
Attualità di Claudio de Luca
3min
Uno scorcio del basso Molise ©Web
Uno scorcio del basso Molise ©Web

MOLISE. Pur di collocarsi nell’incanto di un Eden immaginario, i Molisani sarebbero disposti a prendere il volo per evadere da una regione dei campanelli, fatta di “ex” e di “post”, di gente che va a Sinistra e di “Sinistri” che scappano a Destra, solo per restare a galla. Preso atto dell’ambientino che ci circonda, sarebbe giusto domandarsi se riuscirebbe opportuno dar di mano alle valige per cambiare vita ed ambiente, magari emigrando definitivamente in una regione italiana “diversa” (sempre che ce ne sia una).

Penso che moltissimi, magari solo per amor di “patria”, dichiarerebbero di volere restare dove sono “perché nella 20^ realtà amministrativa italiana ci si sta da papi”. Ma, così facendo, mi sa che direbbero soprattutto una bugia a sé stessi; seppure - secondo alcuni - a Campobasso e ad Isernia ci sarebbe una decente qualità di vita, come – ogni tanto - ha occasione di certificare qualche giornale economico. In effetti, secondo certe stime, la nostra sarebbe una pacifica e singolare zona dell’Italia che non avrebbe mai conosciuto crisi economiche e che vanterebbe una natura incontaminata. Chi mai potrebbe vantare analoghi privilegi, insidiati soltanto dall’ombra di rifiuti campani abbandonati qua e là sotto la coltre di ‘humus’ delle nostre campagne? E, se volessero restare più tranquilli, dovrebbero immaginare un Molise governato da politici di alto rango, dai volti aperti, fortemente riconoscibili per quel che non sono. Dovrebbero pensare a soggetti per lo più onesti, i cui nomi rimangono quasi sempre ignoti ai ‘gossip’ ed agli echi scandalistici nazionali.

Ma, ogni tanto, qualche notizia appanna lo scenario mentre vengono alla luce altri effetti di certe gestioni da eden; e si prende atto: 1) che la gran parte dei Comuni, invece di amministrare la cosa pubblica (come farebbe un buon amministratore di condominio per non essere licenziato) appare dedita solo alla organizzazione di sagre estive in onore di questa o di quell’altra specialità che tanto lustro offrono ai nostri “famosi” giacimenti gastronomici; 2) che sono sconosciuti i tumulti sociali, tant’è vero che manco per problemi grandi, quali la “rimodulazione” di antichi ospedali ed il venir meno dei livelli essenziali di assistenza, le strade di Larino, di Agnone o di Venafro sono state battute da battaglioni di cittadini schieratisi non dico sul fronte di una guerra civile quanto almeno per fingere una scaramuccia del tipo di quelle rievocate dalla batracomiomachia leopardiana; 3) che nel Molise non c'è razzismo perché chiunque vi sia giunto ha sempre ricevuto una buona accoglienza; 4) che vi si registrano sacche di disoccupazione, ma che il fenomeno non appare tale da minacciare la convivenza tra le classi o addirittura l'ordine sociale; 5) che, al contrario, un tale stato viene considerato con benevolenza, al punto che risulta essere bene alleviata dalla sollecitudine con cui viene affrontato, dai vari Ambiti sociali, il welfare locale; 6) che, grazie pure alla ‘nonchalance’ di taluni sindaci (che sanno come muoversi tra le maglie dei Regolamenti per erogare contribuzioni a pioggia), la condizione di non-lavoro viene praticata (ed apprezzata) quasi come una virtù, pure quando si potrebbe ovviare ad essa più correttamente; 7) che quest'ozio, altrove annoverato tra i vizi capitali, nei Comuni molisani viene spesso considerato una simpatica attitudine volontaria del cittadino.

Però qualche neo c’è: in Molise scarseggiano i posti-letto nelle carceri.

Pur tuttavia, nelle varie comunità, la discordia fa da padrone, costituendo una sorta di ‘virus’ che infetta gran parte dei Paesi. Si tratta di “crisi” limitate, di rivalità politiche di genere tribale; di semplici faide da operetta tra personaggi iscritti al medesimo partito che preoccupano poco perché non sono in grado di pregiudicare il turismo, specialmente quello che viene praticato lungo la costa dove arrivi, poco mordi e subito fuggi.

Tutto ciò posto, viene da pensare: ma che bella cosa sarebbe se, in luogo dei posti reali, potessero veramente materializzarsi quelli delle favole. Se ciò potesse accadere veramente, quel giorno “i metafisici non cercherebbero più la verità, e neppure la verosimiglianza, bensì la sorpresa; e giudicherebbero la metafisica semplicemente un ramo della letteratura fantastica” (J.L. Borgès). E, finalmente!, noi Molisani, felici di collocarci in un Eden di tal fatta, prenderemmo il volo con un tuffo, evadendo dalla regione dei campanelli, fatta di “ex” e di “post”, di gente che da Destra va a Sinistra (e viceversa).

Claudio de Luca

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