Il ricordo di Salvatore Checchia a un mese dalla sua scomparsa

Pensieri e parole dom 28 giugno 2020
Attualità di La Redazione
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Salvatore Checchia ©Termolionline.it
Salvatore Checchia ©Termolionline.it

TERMOLI. È passato appena un mese dalla triste dipartita di Salvatore Checcia, vigile urbano ormai in pensione e mattatore nato. In molti lo ricorderanno mentre pattugliava le strade termolesi, con la divisa blu invernale o la maglia bianca estiva, con il sorriso sincero ad illuminargli il volto e mettere allegria agli altri. A trenta giorni dalla sua morte, il suo ricordo è ancora vivo e lo sarà per sempre. Noi di TermoliOnLine vogliamo ricordarlo così, con le parole del nostro Michele Trombetta e del suo ex collega Orazio Cocco.

«Purtroppo, non si muore solo di Coronavirus. Ci ha colpito profondamente la notizia della morte di un caro amico, un'altra giovane vita che ci lascia, l'ex vigile in pensione Salvatore Checchia, M.llo Maggiore Polizia Locale: un vigile della vecchia guardia sempre disponibile con tutti; sapeva fare il suo mestiere con estrema professionalità, conosceva Termoli e i termolesi e i termolesi conoscevano bene lui. Mai una volta in servizio ha smesso di essere un uomo retto e corretto e mai faceva pesare ai suoi interlocutori il peso della divisa e del ruolo di pubblico ufficiale che ricopriva. Salvatore era un uomo di spirito, sempre con la battuta pronta: non potremo mai dimenticare la sua speciale risata che conquistava tutti, con una battuta delle sue sempre arguta.

Quando in servizio mi incontrava sapendo del mio impegno radiofonico, ogni tanto mi diceva con il sorriso convincente e coinvolgente di cui dicevamo prima: “Me, Meche’ ma vu fa ‘na cassetta de canzone chill bell ‘italiane?” e io ogni tanto lo facevo contento.

Davvero un peccato averti perso, caro amico mio. Sono vicino a Tonia, sua moglie, e alle tre figlie Lucia, Maria, Stefania, al genero Maurizio, al fratello Aonio e ai suoi adorati nipoti Daniela, Manuel e Denise. Un altro pezzo di vera termolesità ci ha lasciato…buon viaggio Salvatò!».

Nitido anche il ricordo dell’ex collega Orazio Cocco che ha deciso di salutarlo così: «Il ricordo di Salvatore Checchia si fa sempre più vivo, ogni giorno che passa. Sarà che sto realizzando solo ora la convinzione che non lo rivedrà più. I ricordi più vivi sono quelli dell’amico, più che del collega, che pure ci ha visti condividere un lungo tratto di vita in comune. Dipenderà dal fatto che, nel nostro lavoro, a volte succedeva che dovevi agire contro la propria volontà per reprimere i comportamenti di persone che, spesse volte, agivano scorrettamente per uno stato di necessità.

Salvatore, quando poteva, si comportava da uomo giusto, leale, aiutando e agevolando correttamente il prossimo, applicando la legge senza abusare del proprio ruolo. Persona giusta ed umile che, se poteva, aiutava il suo prossimo. Sempre disponibile verso chi gli chiedeva consigli. Salvatore era soprattutto un amico: leale e su cui poter contare in qualsiasi momento. Anche quando aveva problemi personali: li metteva momentaneamente da parte per aiutare un amico.

Persona solare, sempre allegra e giocosa che tirava su il morale, se eri abbattuto, con una battuta appropriata detta al momento giusto e, soprattutto, con quel sorriso immacolato che metteva di buon umore solo a guardarlo. Capitava che, se ti vedeva triste o in disparte, si avvicinava in modo garbato e, raccontando una barzelletta o un aneddoto, ti faceva tornare il sorriso. Caro amico, proprio ieri, mentre passeggiavo sul Lungomare, ti vedevo arrivare con il tuo macchinone e, dopo averlo parcheggiato, scendevi a farmi compagnia, passeggiando con me. Solo per qualche centinaio di metri, però: per farti camminare un po’ di più insistevo, cercando di spronarti, ma tu più di tanto non camminavi, dicendo che non te la sentivi. Io allora ti dicevo che eri pigro e che la tua era solo mancanza di volontà.

Non eravamo solo colleghi. Condividevamo l’appartenenza al gruppo sportivo della Polizia Municipale e ogni anno, a fine maggio, partecipavamo al torneo di calcio riservato alle Polizie di tutta Europa. A tal proposito mi sovviene un altro ricordo: a fine pranzo ordinavi il dolce o il gelato, ma non lo mangiavi tu bensì lo davi a me. Lo stesso faceva l’amico Giovanni Sciarretta, economo del Comune detto ‘Il Cocciuto’.

Povero amico: pur nella tua solarità eri riservato sulle cose personali e non hai mai messo a conoscenza i tuoi amici del male che ti stava divorando. Non volevi dare agli altri le tue preoccupazioni, quelle che stavi vivendo nel silenzio. Te ne sei andato troppo presto, lasciando un vuoto incolmabile nel cuore della tua meravigliosa famiglia ed in quello di tutte le persone che ti hanno voluto bene. Hai lasciato questo mondo con grande dignità e serenamente, senza mai lamentarti. Da lassù, tra una barzelletta, un piripacchio e una grossa risata, cerca di trovare un po’ di tempo per vegliare su tutti noi, che continueremo a volerti bene seppure nel ricordo. Voglio aggiungere che non muore chi, come te, ha lasciato un segno indelebile nei nostri cuori. Nella nostra memoria sarai sempre sorridente e pieno di vita. Questo ricordo ci aiuterà a superare i momenti bui che la vita ci pone davanti. Tuo eterno amico Orazio Cocco».

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