E-commerce durante il lockdown: il caso studio della cannabis

L'analisi gio 02 luglio 2020
Attualità di La Redazione
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E-commerce durante il lockdown: il caso studio della cannabis ©Web
E-commerce durante il lockdown: il caso studio della cannabis ©Web

TERMOLI. Il lockdown dei mesi passati ha rappresentato un momento storico non solo per la straordinarietà delle misure di contenimento, ma anche per via dell’esplosione dell’e-commerce. Giusto per dare qualche numero relativo alla situazione in Italia, ricordiamo che, secondo una ricerca Netcom, nel mese di marzo circa il 70% di chi ha fatto acquisti online non aveva usufruito mai dell’e-commerce prima.

Già questo, di base, è un caso studio. Se si mette la lente e si guarda più nello specifico, ci si può accorgere che, in questa globalità, i casi interessanti sono tanti. In questo novero, è possibile includere la situazione della cannabis light. Già protagonista, almeno in Italia, di un giro d’affari di decine di milioni di euro, ha visto decuplicare le vendite online nei mesi di quarantena.

Per rendersi conto del cambiamento, è bene ricordare che, e-commerce che si trovavano, prima del lockdown, a gestire qualche decina di ordine al giorno, durante i mesi di confinamento hanno viaggiato nell’ordine delle centinaia, con la conseguente necessità di mettere su un vero e proprio servizio di delivery.

Premettendo il fatto che il successo della cannabis è stata una tendenza di respiro mondiale, ci concentriamo sul caso dell’Italia, cercando di capire qualcosa di più sul quadro normativo e sui fattori che hanno determinato il boom della cannabis light legale.

Cannabis light: come è regolamentata in Italia

Prima di capire cosa c’è dietro il boom della cannabis light legale durante i mesi di quarantena, ricordiamo che il punto di riferimento normativo per il nostro Paese è la Legge 242/2016, entrata in vigore nel gennaio dell’anno successivo. Testo normativo redatto con lo scopo di valorizzare il carattere sostenibile della coltivazione della suddetta pianta, consente la sua commercializzazione e coltivazione nei casi in cui la percentuale di THC è compresa tra lo 0,2 e lo 0,6%.

Insistere su questo aspetto è molto importante: questo bassissimo contenuto di principio attivo psicoattivo, fa sì che la cannabis light legale non possa assolutamente essere considerata una sostanza stupefacente. Alla luce di ciò, si può parlare di un blando effetto rilassante che ha giovato a tantissime persone durante i mesi di lockdown, che in Italia sono stati particolarmente severi.

Attenzione: non stiamo assolutamente dicendo che la cannabis light legale sia una panacea per la cura di disturbi psicologici. In questi casi, molto comuni durante la quarantena, è necessario rivolgersi a uno psicologo o a uno psicoterapeuta.

Cannabis light: gli altri motivi del successo durante la quarantena

Si potrebbe andare avanti ancora molto a parlare dei motivi del successo della cannabis light legale durante la quarantena. Tra gli aspetti da considerare rientra senza dubbio l’esperienza utente degli e-commerce che, da diversi anni a questa parte, ha fatto passi da gigante.

Oggi come oggi, chi li visita ha la possibilità non solo di acquistare, ma anche di ricevere notizie e aggiornamenti sulla cannabis grazie a blog gestiti mettendo in primo piano un livello di qualità eccellente.

Da non dimenticare è anche l’eccellente livello del customer care. Tra chat presenti sul sito web e pagine social, le occasioni per interagire e per fare domande quando si ha bisogno di aiuto non mancano.

Una parentesi deve essere dedicata anche ai prodotti. Quando si parla di cannabis light legale, gli e-commerce permettono infatti di scegliere tra infiorescenze adatte a chi ha già esperienza e ha la possibilità di trovare il proprio aroma preferito tra numerose alternative o, se si è alle prime armi, di acquistare olio di CBD o cannabidiolo, il principio attivo “cugino” del THC e privo di effetti psicoattivi oltre che utile per attenuare lo stress e favorire l’insonnia.

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