Il ricordo del maestro Ennio Morricone nelle parole del direttore Antonio Artese
TERMOLI. Ci ha lasciato uno dei più grandi compositori italiani del dopoguerra, una figura che si è imposta a livello planetario grazie all’indissolubile connubio della sua musica con film di successo. La sua lunghissima e prolifica carriera è costellata di successi, culminati con l’Academy Award per migliore colonna sonora del film western “The Hateful Eight” nel 2016.
Nel 1995, quando vivevo in California, frequentai un corso serale di orchestrazione a Hollywood. Volevo approfittare della vicinanza degli Studios e dei valentissimi musicisti che orbitavano intorno all’industria dei film. Tra le tante partiture analizzate, che includevano capolavori orchestrali quali i “Pianeti” di Holst e i poemi sinfonici di Richard Strauss, mi colpì particolarmente la colonna sonora del film “The Mission” (1986), un lavoro di una potenza evocativa e di un lirismo struggente. Ricordo ancora la profonda impressione che suscitò in me “l’Oboe di Gabriele”. Lo ascoltavo e scorrevo con lo sguardo la partitura. La parte dell’oboe era lineare, pura, una voce barocca che si stagliava netta sul tessuto orchestrale, richiamava l’adagio del concerto di Benedetto Marcello, ma era più libera, più sospesa.Che contrasto con il rigore polifonico ed espressivo della Ave Maria Guarani per coro a quattro voci, presente nello stesso film.
Leggendo le parti e cantandone ogni linea, compresi che Morricone era un compositore profondo, poliedrico, variegato, rigoroso, molto più complesso di quanto le sue colonne sonore di successo potessero rivelarci. Aveva il dono assoluto dell’invenzione melodica, una sensibilità e un’asciuttezza di scrittura, una padronanza nell’orchestrazione che apparteneva a musicisti di altri tempi.Ed era un compositore colto e prolifico: la sua enorme produzione musicale andava dai capolavori accessibili alle orecchie dei profani e fischiettati per strada, alle composizioni avanguardistiche e sperimentali del Gruppo della Nuova Consonanzaa Roma. Ha influenzato generazioni di musicisti pop, rock, jazz, e naturalmente classici.Leggere la partitura di “The Mission” fu per me un amore a prima vista. Quanto avrei voluto studiare con lui, approfondire la composizione, comprendere il rapporto tra suono e immagine, carpire i segreti dell’orchestrazione che lui, come direttore oltre che compositore, conosceva intimamente. Ahimè fu un sogno che rimase nel cassetto, insieme alle bozze di qualche mio lavoro orchestrale non troppo convincente.
Quasi vent’anni dopo, nel 2013, ero a Roma all’Istituzione Universitaria dei Concerti della Sapienza, in occasione del concerto del mio amico pianista Roberto Prosseda. Ennio Morricone era in sala: veniva eseguita infatti il suo “Studio IV bis” per piano pedalier.Alla fine del concerto Roberto mi presentò al maestro. Mi feci coraggio, e dopo averlo salutato, gli strinsi la mano e gli dissi della mia avventura e del corso di orchestrazione a Los Angeles e dell’impatto che sua musica aveva avuto su di me in quegli anni. Mi ascoltò attento, scrutandomi da dietro gli occhiali dalla montatura spessa. Aveva uno sguardo forte e severo. A voce bassa, ma con un mezzo sorriso che diceva tutto, nel suo accento leggermente romanesco, mi disse: “Continui, continui… non si faccia fermare da nessuno!”.
Morricone ha insegnato Musica per Film nei Corsi di Alto perfezionamento presso l’Accademia Chigiana dal 1991 al 1996. Il 10 luglio prossimo la Chigiana renderà omaggio al suo maestro eseguendo nel concerto proprio l’Ave Maria Guarani per coro.Sono sicuro che mi commuoverò come quando l’ascoltai per la prima volta. Grazie Maestro.
Antonio Artese
Direttore del Chigiana Global Academy Program a Siena
