Molisani e lombardi: chi sono i più vulnerabili?

L'osservatorio dom 12 luglio 2020
Attualità di Claudio de Luca
3min
Molisani e lombardi: chi sono i più vulnerabili? ©Assidai
Molisani e lombardi: chi sono i più vulnerabili? ©Assidai

MOLISE. L’identità genetica degli Italiani è ben definita. Abbiamo un Nord meno soggetto agli effetti nocivi di una dieta ricca di grassi e calorie ed un Sud che, invece, è più resistente a determinati patògeni e si rivela più longevo. Se, poi, la difficoltà a ritrovare una forte identità nazionale possa essere almeno indirettamente imputabile a questa diversità biologica, diventa un problema sicuramente complesso che i metodi statistici della genetica non potranno mai risolvere.

Il Nord è stereotipato all’immagine del freddo, della ricchezza e descritto come un territorio in cui le persone sono estremamente puntuali e stacanoviste. Di contro il Sud è visto, comunemente, come la terra dei rumorosi, dei superstiziosi, degli amanti della famiglia.

È opinione comune, ma anche verificata empiricamente ed avvalorata da ricerche statistiche ed empiriche, che, ad oggi, esistano delle differenze culturali, economiche e sociali tra il Nord e il Sud dell’Italia. che sono ben visibili e che i media (giornali, televisioni e web) riportano quotidianamente. Negli ultimi anni, con l’esplosione dei ‘social-network’, si assiste al tentativo di promuovere un cambiamento rispetto alla tendenza a creare barriere culturali e sociali sulla base della provenienza territoriale. In parte, la realtà dei social sta contribuendo a ridurre le ostilità e a far riscoprire il ‘bello delle differenze’. Ciò posto, viene spontaneo chiedersi se, almeno da un punto di vista esclusivamente scientifico, i Molisani abbiano una propria identità che li distingua, ad esempio, dai fratelli napoletani o dai Lombardi oppure da altre popolazioni ubicate lungo lo Stivale.

In materia si è espresso il contenuto di uno studio coordinato dai ricercatori dell’Università “Alma Mater” di Bologna i cui redattori hanno provato a tracciare la storia vera della nostra identità genetica, ricostruendo le caratteristiche del nostro ‘dna’. Il patrimonio della nostra popolazione appare estremamente ricco, come se la gran parte dello spettro delle diversità dei popoli del Vecchio continente fosse presente in una sola popolazione: quella italiana. La notevole variabilità riscontrabile sarebbe dovuta al fatto che esistano piccole ma significative differenze nel genòma di coloro che dimorano al Sud rispetto a quello dei confratelli stanziati al Nord. Il tutto sarebbe il frutto di alcuni processi succedutisi nella preistoria. Nella sostanza, diciannovemila anni fa le popolazioni settentrionali e quelle meridionali iniziarono a vivere in contesti culturali, ed ambientali, che poi ebbero a differenziarsi sempre di più dal momento che, con l’aumento delle temperature ed il ritiro dei ghiacciai, alcuni gruppi umani (che avevano trovato aree in cui sopravvivere nel Centro Italia) si spostarono nel Settentrione e si crearono due popolazioni geograficamente divise.

Ed ecco perché, negli Italiani del Nord, si osservano caratteristiche generiche riconducibili a queste migrazioni post-glaciali, affini a quelle di reperti di antiche culture europee e dei cacciatori-raccoglitori dell’Est-Europa. Al contrario le popolazioni del Sud, ivi compresa quella del Molise, una diecina di migliaia di anni dopo subirono una contaminazione del patrimonio genetico a causa delle migrazioni dei popoli del Medio Oriente e dell’Anatolia. Lo proverebbe l’affinità genetica tra queste ultime e le prime. Nella sostanza l’Italia del Sud fu il crocevia di tutte quelle rotte migratorie che non solo vi portarono l’agricoltura ma riplasmarono anche il Dna delle popolazioni autoctone, determinandone l’attuale grande variabilità genetica. Le popolazioni del Nord e del Sud sperimentarono nel tempo contesti ambientali molto diversi con ripercussioni su resistenza e predisposizioni alle malattie. Al Nord le brusche variazioni termiche, con periodi di freddo estremo, anche dopo l’ultimo picco glaciale, favorirono una dieta ricca di grassi animali. Al contrario, oggi, i Meridionali (con i Molisani) sono più vulnerabili al diabete, mentre i settentrionali patiscono di più l’obesità. Anche la più intensa produzione di melanìna e la minore predisposizione ai tumori della pelle si deve al fatto che chi viveva (e vive) al Sud era sottoposto a forti e prolungate radiazioni solari.

Nella sostanza, l’Italia è da tempo un Paese con forte disparità fra il Nord e il Sud; tant’è vero che, comunemente, ci riferiamo a “due Italie”. Il Paese nasconde dietro la sua facciata i più grandi controsensi economici, politici e sociali. Da un lato è annoverato fra le sette nazioni economiche principali; ma, ad essere potente industrialmente, è solo il ricco Nord. E’ nel Settentrione che insistono le più efficaci metropoli dell’economia, attive nelle città di Milano, di Genova e di Torino; tant’è che quel territorio viene definito come il “triangolo industriale“. Nel Meridione, chiamato anche ‘Mezzogiorno’, l’Italia è segnata da crisi perenni, da corruzione e dalla malavita organizzata. Da un punto di vista industriale si tratta di un’area molto debole ed arretrata, che appartiene a quelle più svantaggiate dell’Europa centrale. Pare, in sostanza, che, fra queste due parti d’Italia, ci sia un divario insormontabile.

Claudio de Luca

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