Comuni molisani, cosa non va e cosa dovrebbe andare meglio

L'osservatorio mer 12 agosto 2020
Attualità di Claudio de Luca
3min
Fascia tricolore ©Termolionline.it
Fascia tricolore ©Termolionline.it

MOLISE. ‘Programmazione’ non significa scattare come molle ad ogni reclamo. Il cimitero è sporco? Si abbandonano i lavori altrove e, di soppiatto, si manda qualcuno a pulire. Lo scuolabus è abbandonato all’interno di un edificio scolastico in mezzo ad un cantiere? Appena partono i reclami-‘social’, l’Amministrazione rimedia alla situazione incresciosa. Questo non è il modo di gestire la cosa pubblica.

Sindaco e Assessori ricevono ogni mese un’indennità, così come i Responsabili di ogni Servizio percepiscono uno stipendio; ed il cittadino non può sempre reclamare per ogni cosa. Finalmente lo ‘scuolabus’ è stato messo a posto, ma sappiate che mai avrebbe dovuto essere spodestato del ‘garage’. Così, sinceramente, non va per niente bene”.

In questo caso coinvolto il Comune di Larino, ma il caso permette di fare una carrellata su tant’altra ‘polvere … di stalle’, sottolineando – a mo’ di esempio – tante piccole vicende che sarebbe più opportuno non scoprire che avvengono per davvero. Una brevissima ‘nota’ per non perdere il filo. Il principio di distinzione tra i poteri spettanti al Sindaco, agli Assessori ed a chi esercita funzioni dirigenziali è stato introdotto nel 1990 dalla legge n. 142 con cui si precisava che i primi dovevano attendere agli indirizzi politici, amministrativi e di controllo mentre alla dirigenza (o a chi ne avesse esercitato le funzioni) rimaneva demandato l’espletamento della gestione di amministrazione corrente, assieme all’autonomia organizzativa necessaria a garantire l’operatività degli Uffici e la realizzazione degli obiettivi.

Sin qui tutto è chiaro. Venendo al pratico, se – per esempio - un Esecutivo avesse deciso di tenere un concorso, il compito di predisporre i particolari rimarrebbe commesso al dirigente. Naturalmente se, quest’ultimo, nel formare la Commissione esaminatrice, ‘scordasse’ di inserire una donna (in quota rosa), ciò significherebbe quanto meno dover perdere altro tempo per integrare detto consesso. Ma come mai potrebbe verificarsi un evento simile, foriero di disagi e di contrattempi di cui, poi, politicamente dovrà rispondere la Giunta? Le cause potrebbero essere due: una congènita incompetenza delle regole da parte di chi esercita i poteri apicali oppure un continuo distrarsi per inseguire vicende meno nobili interessanti i propri collaboratori. Qualche esempio per capire meglio. Poniamo che un dirigente contesti al subordinato che, in un certo giorno, il suo ‘badge’ abbia coperto la sola presenza mattutina in servizio. Niente di strano.

L’assurdo sarebbe quello per cui, equivocando, l’immaginario dirigente accusasse senza rilevare che – nella giornata in questione – non era previsto alcun rientro pomeridiano. Distrazione? No, perché poi segue un altro esempio di boiata: poniamo che, nella giornata ‘x’, il ‘badge’ di un dipendente sia stato punzonato all’ora ‘y’, rimanendo privo della timbratura in uscita. Il dirigente si domanda perché, scordando che il proprio collaboratore era stato posto in congedo ordinario. Ma allora perché aveva ‘marcato’? Semplice, perché magari gli era appena stato consegnato il ‘badge’ ed intendeva verificare se funzionasse. Quisquilie, perché ci pare molto più grave che un dipendente, da una certa posizione lavorativa, acquisita per concorso pubblico, venga trasferito ad altra senza alcun provvedimento amministrativo formale. Potremmo pensare che qualche abuso possa esserci stato, sia pure nel nome di “un’ottica di fattiva collaborazione e di razionalizzazione delle risorse umane”. Insomma sono sempre troppe le distrazioni che, naturalmente, impediscono ad un dirigente di attendere a cose più serie come nel caso verificatosi in un Comune dove, alla comunicazione del ‘capo’ di dovere effettuare 13 gg. di ferie residui in punto d’anno, il dipendente è stato costretto a replicare:”Preciso che, per l’anno in questione le giornate che devo fruire sono solo 4 e non 13”.

Se questa fosse la situazione, non ci sarebbe da stare allegri. E, in effetti, una sigla sindacale è stata costretta a ricordare che il dirigente di un ente non aveva assolto i diritti economici dei dipendenti non liquidando indennità per alcuni mesi, non aveva redatto le schede di valutazione personali negli ultimi anni con la conseguente mancata liquidazione delle ‘performances’. Tutto ciò avviene da quando (art. 110 Tuel) i Sindaci usano coprire i posti, vacanti in senso formale, di Responsabili dei Servizi mediante incarichi e senza concorso. E fanno questo sebbene il ricorso a tale facoltà debba essere previsto espressamente dallo Statuto dell’Ente. L’affidamento può avvenire con contratto a tempo determinato (di lavoro subordinato) di diritto pubblico o, eccezionalmente e con deliberazione motivata, con contratto di diritto privato. Naturalmente detti incarichi non possono avere durata superiore al mandato elettivo del Sindaco, sottolineando il carattere fiduciario del rapporto.

Claudio de Luca

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