Corpo di Bacco: i dati e le ‘chance’ del vino molisano

L'osservatorio ven 25 settembre 2020
Attualità di Claudio de Luca
3min
vini ©web
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MOLISE. Corpo di Bacco: i dati e le ‘chance’ del vino molisano.

La ricetta? Migliorare la produzione, curare di più la commercializzazione e soprattutto la competitività del vino all'estero, puntando anche sulla ottimizzazione dei costi, sui risparmi energetici e su trattamenti sostenibili. Questi citati sono gli obiettivi della 'Misura Investimenti - OCM Vino', un’organizzazione che, per la Campagna vitivinicola 2020/2021, ha messo a disposizione delle Aziende molisane un contributo che si approssima ai 500mila euro. Chi se ne intende crede fermamente nel ‘Made in Molise’ e sulla obbligatorietà di rendere sempre più 'globali' le migliori eccellenze del territorio peninsulare. E’ proprio su tali componenti che la regione può giocarsi il futuro. In effetti il vino locale riscuote successo, e non solo in Italia quand’anche in tante aree geografiche dell’Europa ed in qualche altro Continente. Tra l’altro la ‘ventesima’ è al primo posto per la produzione di vino da tavola; ed il dato è stato rivelato dall’

“Industry Book”, secondo i cui recensori - sin dal 2018 – questo territorio aveva fatto registrare la 17^ posizione per gli oltre 366mila ettolitri prodotti (lo 0,7% della produzione nazionale).

L’ exploit permise un piazzamento al primo posto per la produzione di vino da tavola (82% del totale). Oggi le cose vanno bene anche sul fronte della qualità: 2 bottiglie su 10 (il 18% della produzione regionale) sono vini dop o igp, per un totale di oltre 66mila ettolitri. In linea con la domanda di vini biologici, il Molise ha perseguito anche l’espansione della coltivazione biologica della vite, al punto che la superficie di vigne dedicata ha superato i 440 ettari già nel 2017.

I consumi e la produzione di vino su scala mondiale individuano numerose tendenze ed evidenze a livello nazionale e regionale e tracciano un quadro prospettico su dinamiche cruciali come l’andamento dei flussi di ‘export’. Su scala peninsulare il settore conta circa 2mila imprese industriali e fattura oltre 11 miliardi di euro (l’8% circa del fatturato nazionale).

Le cooperative (cantine sociali e consorzi) valgono circa il 40% del fatturato ed il 60% della produzione in volume. L’intero comparto denota una propensione

all’’export’ con un valore di 6,2 miliardi di euro generato sui mercati esteri (il 54% del fatturato totale, in aumento rispetto al 51% del 2017). Su questo versante i picchi di eccellenza si registrano nei segmenti dei vini dop, igp e degli spumanti, con una propensione all’’export’che si attesta, rispettivamente, al 58% e al 63%. Nel 2018 l’Italia si è confermata il primo produttore mondiale di vino (50,4 mln di hl) con un contributo di circa il 17% dalla produzione mondiale.

In particolare è aumentata la produzione di vino dop (+21,7% anno su anno, di cui +23,4% rossi e +20,5% bianchi) mentre l’igp ha registrato un aumento più contenuto (+2,5% anno su anno). Con 523 prodotti certificati, l’Italia detiene il primato mondiale dei vini certificati ig (dop e igp). Un vino certificato su 3 in ambito europeo viene prodotto in Italia (la Francia è seconda, con “soli”435 vini),tanto da far sì che ben il 68% del vino prodotto in Italia nel 2018 sia dop o igp, con un “peso specifico” maggiore rispetto all’anno precedente (+3%). Nell’arco degli ultimi 15 anni i consumi globali di vino sono aumentati del 6,6% annuo, attestandosi, a fine 2017, a 243 mln di hl.

Gli Stati uniti sono risultati, a fine 2017, il primo mercato mondiale, con oltre 32 milioni di hl che pesano per il 24% dei consumi totali. L’Italia è in terza posizione, per consumi, con oltre 22 milioni di hl, in crescita dello 0,9% rispetto all’anno precedente e rappresentanti il 9,3% della domanda mondiale.

In questo quadro il Molise detiene quote in percentuale validissime ove rapportate alla sua superficie. Dall’analisi emerge come la diffusione punti sempre più sulla qualità, come rivela la rapida crescita delle vendite in valore. Per questi motivi l’outlook si conferma moderatamente positivo, non tanto grazie alla minima domanda estera quanto piuttosto per i consumi interni. Naturalmente a trainare i fatturati sarà la spesa globale per il consumo di vino, unitamente al progressivo ampliamento del reddito disponibile.

Claudio de Luca

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