«Via il decreto Balduzzi e si riapra l'ospedale di Larino»

L'emergenza coronavirus dom 29 novembre 2020
Attualità di La Redazione
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Il Vietri visto dall'alto ©Studio Pastor
Il Vietri visto dall'alto ©Studio Pastor

TERMOLI. Tra le novità attese sulla riorganizzazione della rete ospedaliera vi è senza dubbio in Italia la criticità legata al decreto ministeriale 70, il famigerato Balduzzi.

L'ha affermato anche il vice ministro alla SaluteSileri in alcune recenti trasmissioni televisive.

«Via la Balduzzi e si riapra l'ospedale di Larino». Lo ribadisce il patologo clinico Giancarlo Totaro.

«Una provocazione o forse no, ma l'idea dell'ospedale Covid a Larino non basta più ed è ora di puntare alla completa riapertura degli ospedali soppressi.

Visto lo sfascio della sanità a cui si è assistito in questi ultimi anni che ha portato la sanità in un baratro dove le tende dovranno prendere il posto di ospedali veri che funzionavano a pieno ritmo e garantivano la sanità, forse o sicuramente con sprechi, forse, ma garantivano la necessaria assistenza a tutta la popolazione in modo capillare.

Si è cominciato con i tagli al personale sanitario fino ad arrivare alla chiusura di interi nosocomi come quelli di Larino e Venafro fino ad arrivare alla follia dell'Ospedale Unico Regionale che portava dritto - dritto all'iniziale ridimensionamento di Termoli ed Isernia con tagli ai posti letto, al taglio delle Uoc, al taglio del personale per poi condurre all'ospedale unico Regionale a Campobasso con il disastroso risultato a cui stiamo assistendo.

Ma il Covid ha messo un argine alla follia ed ha rimesso in discussione l'interpretazione della sanità provocando un doloroso risveglio dal coma in cui i puristi dell'economia avevano preso il controllo della sanità mettendo in secondo piano quanto previsto dall'art. 32 della costituzione portando alla fine sia dell'assistenza sanitaria che della stessa economia: "...la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana"...

Forse l'attuale terribile epidemia di Covid ha salvato l'integrità (ciò che è avanzato) degli Ospedali succursali di Termoli e Isernia ma adesso è ora di assumersi la responsabilità di riaprire gli Ospedali DI Larino e Venafro, ovviamente nelle modalità più opportune.

Quindi non c'è più nessuna eresia nel contestare una medicina ospedaliera di qualità fino ad oggi fondata ed attuata con i tagli agli operatori sanitari, ai reparti e chiusure di interi nosocomi perché i risultati di quelle decisioni si sono rivelati drammatici e ne stiamo pagando le conseguenze.

Ora è il momento di chiedere alla politica locale ed al legislatore la forza ed il coraggio di affrontare con urgenza il problema ospedaliero innanzitutto ripristinando i tre ospedali esistenti, Campobasso, Termoli, Isernia e Agnone con tutti i posti letto ante chiusure, con tutte le direzioni delle unità operative complesse soppresse e soprattutto con una Direzione Sanitaria come per ogni normale nosocomio, a cui aggiungere due entità ospedaliere succursali complete e funzionanti a Larino e Venafro ed abrogando l'ospedale Unico Regionale facente capo a Campobasso.

L'ospedale di Larino deve tornare a vivere e non solo come centro Covid ma come vero presidio ospedaliero indispensabile per la sanità basso molisana con tutti gli annessi e connessi e tutti i veri posti letto pro capite ante chiusure».

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