Concorsi pubblici e procedure, il flashback

L'osservatorio gio 03 dicembre 2020
Attualità di Claudio de Luca
3min
Palazzo Ducale ©TermoliOnLine
Palazzo Ducale ©TermoliOnLine

LARINO. A Larino si discute degli ultimi concorsi: ma come giudicarne la correttezza?

Quando un Comune abbia a bandire, e poi ad espletare, concorsi, se ne sentono (perché se ne dicono!) di ogni colore. E’ stato così anche per le ultime prove (basta leggere i ‘social’) da cui sono fuoriusciti i due nuovi ragionieri istruttori per il Palazzo ducale di Larino.

Non volendo entrare in meriti che ci sono ignoti, apprendiamo che, in ordine alla correttezza degli atti, la minoranza consiliare ha interessato il Prefetto, l’Autorità anticorruzione e la Corte dei conti. Capiremo, poi, col tempo sulla base di quali competenze. Il fatto è che un concorso è quasi sempre una curiosa pratica di cui si potrà dire di tutto. Ma la realtà è sempre (e solo!) quella che si evince dai verbali delle sedute; solo tali atti possono definire la legittimità di quanto sia accaduto con la correzione dei compiti scritti e dall’esame delle prove orali. Ciò posto, nei concorsi può verificarsi questo e quello, come è facile dimostrare con le vicende datate 1974.

All’epoca le Commissioni erano presiedute dal Sindaco, ‘a latere’ un delegato della Prefettura ed un sindacalista. Il primo cittadino era un socialista. L’Esecutivo comunale gli pose al fianco un sindacalista della Cgil e la Prefettura delegò il suo Capo di Gabinetto, di seguito diventato Prefetto a Lecce. Tra i concorrenti uno ce n’era ritenuto non in consonanza con l’Esecutivo comunale; e, sin da prima della esecuzione delle prove, si diceva che avrebbe vinto Tizio o Caio. Il concorrente ‘rinnegato’ aveva, dunque, la necessità di tutelarsi, anche perché – avendo lasciato la carriera scolastica – ‘doveva’ trovarsi un lavoro. Fece, perciò, qualcosa che non si sarebbe mai sognato di fare. Confidando nella correttezza del dirigente prefettizio, s’incontrò con lui - grazie ad un autorevole amico - e si espresse nel modo che segue:”Dottore, non sono qui, davanti a lei, per impetrare raccomandazioni, ma solo per metterla in guardia”.

Raccontò, perciò, cosa gli sarebbe potuto accadere e chiese:”Se lei s’accorgerà che sarò visto con occhio scarsamente benevolo dal Sindaco e dal sindacalista cigiellino, la prego solo di tutelarmi. Non chiedo altro!”. Nel prosieguo, gli capitò una fortuna: il rappresentante della Cgil si dimise per motivi personali e sollecitò la nomina di suo suocero, che però era un cislino. Per quanto gli riguardava, quel candidato aveva studiato a lungo e con rigore; ma a nulla gli sarebbe valsa tale preparazione. Difatti fu ammesso agli orali con 21 voti: gli fu assegnato, in entrambe le prove, un 9 dal prefettizio (che aveva dovuto prendere atto del malanimo del Presidente nei suoi confronti); un altro 9 dal sindacalista ed un 3 dal Sindaco. A questo punto la domanda può essere una sola: se due autorevoli componenti della Commissione ti danno 9 + 9 ed uno ti concede un misero 3, o sono in errore i primi due o è in mala fede il terzo. Ma non finisce qui.

Quel candidato riuscì ad ascoltare quanto si disse nella seduta finale, nascosto – non visto - nell’intercapèdine di una doppia porta. Il Sindaco continuò apertamente nella sua volontà di vederlo eliminato; e, avendo chiesto, formalmente, la collaborazione del sindacalista, si sentì rispondere:”Caro dottore, io la notte voglio dormire. E questo si può ottenere solo se la coscienza è tranquilla!”. E fu così che quel candidato diventò il Comandante della Polizia locale frentana nel 1975, occupandosi, negli ultimi anni, anche: 1) delle funzioni dirigenziali negli Affari generali; 2) della creazione dell’istituendo (ma poi abortito) Corpo di Polizia intercomunale dell’Unione dei Comuni del basso Biferno; 3) della responsabilità e della Segreteria dell’Ambito territoriale sociale di 15 Comuni.

Tutto questo per raccontare quali panni possano vestire i concorsi dei Comuni e quanto sia possibile sbagliare nelle valutazioni se si conoscano i fatti solo dall’esterno. I giudizi sono contenuti unicamente nelle prove (che restano agli atti) e nei verbali relativi alle correzioni degli scritti ed all’esame orale. Sono queste le uniche ‘pezze’ che, obiettivamente, possono dire con quale animo siano stati giudicati i concorrenti e con quanta correttezza abbiano prevalso sugli altri.

Claudio de Luca

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