Il futuro dei giovani molisani in una terra ‘che non c'è’: "Mai più sole" scrive al Rettore Unimol

Interrogativi gio 10 dicembre 2020

Termoli Prende il titolo di "Il Molise che non c’è e il Molise che verrà" ed è un focus, ricco di argomentazioni e di quesiti che l'associazione termolese "Mai più sole - Non una di meno" invia al Rettore dell'Unimol

Attualità di La Redazione
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La sede Unimol di via Duca degli Abruzzi ©TermoliOnLine
La sede Unimol di via Duca degli Abruzzi ©TermoliOnLine

TERMOLI. Le sedi universitarie tornano agli onori della cronaca: a discutere l’argomento è l’Associazione “ Mai più sole-Non una di meno” di Termoli che, in una lettera indirizzata al Magnifico Rettore dell’Unimol, fa un focus sull’importanza dell’università nella nostra regione dal titolo “Il Molise che non c’è. Il Molise che verrà”.

Giorni fa, si leggeva sui quotidiani la notizia secondo cui le immatricolazioni all’università sono aumentate del 7,6%, e vanno molto bene gli atenei piccoli e medi.

Vi era citata anche l’università del Sannio, quindi quella Molisana! Bellissimo risultato. Ma il compiacimento è durato poco perché qualche giorno dopo si è appreso dai giornali della denuncia (fatta da “Rete della Sinistra-Termoli Bene Comune”) circa la chiusura della sede universitaria di Termoli.

Sembra che la motivazione sia il Covid, ma le altre sedi restano aperte, forse bisogna sanificare? Risulta chiusa con decreto rettorale già dal 3 novembre, e non risulta che le sanificazioni durino mesi, per cui è lecito pensare che la sede di Termoli sia considerata come un costo da tagliare .

Ma all’elenco di domande già rivolte al magnifico Rettore e al sindaco di Termoli non ci sono ancora risposte e nell'attesa che arrivino possiamo ragioniamoci su, insieme ai cittadini termolesi che non vogliono accettare la desertificazione dei presidi culturali e sociali nel basso Molise.

Gli studi Almalaurea dichiarano che l’incremento delle iscrizioni all'università avviene al Sud, con ottomila nuovi studenti,e che la crescita è lievemente superiore allo stesso Settentrione.

E’ evidente che la bontà economica dell’investimento universitario è ormai patrimonio acquisito da una buona parte delle famiglie italiane. Ed è fuor di dubbio che all’idea “dell’università sotto casa” ha contribuito la limitazione degli spostamenti indotta dal Covid, che ha portato gli studenti meridionali a non emigrare a Roma o nei prestigiosi atenei del Nord.

Il ministro dell’Università Manfredi ha commentato che “non ci sono sostanziali differenze tra Nord e Sud perché ci avviciniamo, in prospettiva, all'obiettivo di raggiungere la media europea per laureati”.Finalmente comincia ad essere colmato l’atavico gap culturale tra Nord e Sud?

Università e ricerca sono tornate al centro del dibattito politico, ma un “dibattito politico” non può esserci da noi se si chiude la sede universitaria senza che nessuno si degni di comunicarlo alla popolazione. Certo, è sottoscritto da un decreto ,ma tenuto silente senza grandi sforzi, perché le notizie quotidiane di morti per Covid a Termoli adombrano ogni altra informazione e il sindaco, forse da “uomo sensibile”, tace per non angustiare ulteriormente i nostri sogni? Purtroppo i nostri sogni sono inquieti e noi dovremmo cominciare a prenderne consapevolezza.

Le università sono presidi culturali per antonomasia, frequentati da professori di livello alto che, se le cose funzionano, decidono di prendere casa. Anche gli studenti affittano case e tra frequenza, studio, esami, vanno anche volentieri a cinema, a teatro, ai concerti, si scambiano libri, si raccontano progetti di viaggi. Come “uccelli di passo”, rumorosi e allegri, si incontrano nelle piazze e nei bar, ma sostano volentieri anche nelle biblioteche, se sono degne di essere ritenute tali. I giovani insomma vivono di incontri, di condivisioni di gruppo e vivono già immersi in quella economia digitale che accompagnerà il rinnovamento negli Stati del dopo Covid . Tutto questo alza in alto l’asticella dell’istruzione, della cultura e dell’economia di una città.

Inoltre, la scelta del corso di laurea in turismo ed enogastronomia è stata lungimirante , in linea con la filiera agro-economica del Molise e potrebbe indurre molti giovani laureati a scegliere di vivere in questa regione con progetti di vita legati alla economia agro- alimentare senza considerarlo un ripiego, ma una nuova opportunità imprenditoriale.

Una università così vicina permetterebbe anche ai figli della fascia sociale più povera ( ricominciamo ad usarla questa parola cancellata dal nostro vocabolario perché ci avevano detto che la povertà era stata sconfitta) di poter tentare la “scalata al cielo”. E se qualcuno in un confronto, sempre più difficile da concretizzare, causa Covid, ma anche per un ripiegamento sempre più profondo di noi stessi dentro le nostre “ comode case”, sostenesse che ci sarebbe il rischio di farne l’università degli “scanzati” , si potrebbe rispondere con la canzone di G. Gaber: “Non insegnate ai bambini la vostra morale che è stanca e malata e potrebbe far male. Non divulgate illusioni sociali,ma se proprio volete, raccontategli il sogno di una antica speranza” appunto di libertà e uguaglianza. Scopi primari, perseguiti dagli esseri umani per secoli ,perché una libertà totale dei potenti, dei capaci, non è compatibile con il diritto che, anche i deboli e meno capaci hanno,a una vita decente, e l’università a Termoli potrebbe incarnare anche questa speranza.

In queste settimane abbiamo assistito increduli e preoccupati alla crisi totale della Calabria, le domande e le risposte sui motivi di questa crisi sono rimbalzate numerose sui media. Una motivazione tra le tante che mi ha colpito in particolar modo è quella espressa dal giornalista G. De Tomaso. Egli sostiene che la Calabria, tra le regioni del Sud attaccate dai contro poteri criminali, è quella che sta peggio. E sta peggio perché la Calabria, rispetto alle altre realtà meridionali, non ha mai conosciuto il fattore città. E’ rimasta un feudo non essendo mai uscita dalla condizione feudale. Gran parte del Sud è rimasto indietro rispetto al resto del paese per molte ragioni , tra cui una fondante: al Nord si sono sviluppate le città e i commerci, al Sud è rimasto il Feudo. E il feudalesimo è sinonimo di privilegio, non è sinonimo di diritti, è sinonimo di personalizzazione del comando e quando il comando non è sottoposto all’astrattezza della norma, diventa sopruso, discrezionalità, oppressione. La filiera di oppressione si è poi traslata dal feudatario fino al suo ultimo vassallo, anche in altre parti del Sud. Tutta questa condizione di assoluta incompatibilità con il vivere civile e l’ assiduità a non rispettare le leggi ha portato all'infiltrazione costante di fenomeni mafiosi, che , inquinando le istituzioni, crea la possibilità di saccheggiare beni comuni, fondi europei e aiuti messi a disposizione.

La condizione del Molise, in dimensione più contenuta, è speculare a quella della bellissima e tormentata Calabria. Anche al Molise è mancato il fattore città. Vincenzo Cuoco, figlio dell’Illuminismo, coniando il concetto di Rivoluzione Passiva, sostiene che il Secolo dei Lumi non sia mai venuto “alla luce” in Molise perché il divario culturale e intellettuale tra l’intellighenzia e le masse era troppo elevato, e la popolazione ha continuato a vivere e lavorare in una condizione feudale. Cuoco sosteneva che per una rivoluzione erano necessari il sentimento (il cuore), la fantasia e i sensi (cioè la concretezza), nonché la capacità da parte dei rivoluzionari di conoscere – anche per via intuitiva – le esigenze popolari del momento. Per le rivoluzioni, quindi, si potrebbe dire con Pascal, non serviva l’ésprit de geometrie, ma l’ésprit de finesse. Per Cuoco, infatti, la politica non era scienza ma arte, filologia; essa aveva a che fare col pittoresco, con l’individuale, con gli aspetti sensibili della realtà e non con quelli astratti elaborati dalla ragione raziocinante . Il rapporto dirigenti-diretti, dunque, non doveva essere né astrattamente razionale,né popolaresco, ma doveva essere realizzato mediante una relazione sentimentale di empatia, che però non facesse scadere o degradare le virtù e i costumi morali dei ceti colti. Poi sappiamo come tutto finì tragicamente tra il radicalismo della Rivoluzione partenopea e la ferocia della repressione sanfedista, E il Molise, dentro questa rivoluzione passiva, ha perpetuato nel tempo le inefficienze concrete, gli sprechi,l’assenza di civismo e il disconoscimento delle norme. Ma la lezione di Cuoco è ancora viva e attuale e ora che la pandemia ha reso il “re nudo” additando senza possibilità di finzioni, la drammaticità di questa crisi strutturale ed esistenziale , ci può servire da guida .

La risposta dell’Europa all’emergenza Covid , si sta definendo intorno all’idea di un nuovo Piano Marshall, la Nexgeneration Eu, che richiede di disegnare un neo-Illuminismo partendo dal presupposto che il Pil ricchezza materiale non basta più e bisogna correggerlo prima che faccia crollare tutta l’umanità. Per evitare questa tragedia, la ricchezza delle nazioni deve integrarsi quantitativamente con il Pil Ambiente, il Pil Salute,il Pil Estetica-Eticae naturalmente il Pil Sapere che è la sintesi del Nuovo Illuminismo.

Noi dobbiamo correre non per ristrutturare le cose come erano prima, ma correre con il cervello e con l’innovazione tecnologica a nuove prospettive. Dobbiamo avere lo sguardo lungo per capire e progettare come il nostro futuro potrebbe essere diverso non solo dal nostro presente, ma anche dal nostro passato.Questo è un momento di grande trasformazione. E’ un momento anche di smarrimento in cui gli studenti devono avere coraggio, i professori devono avere coraggio, ma anche chi governa deve avere coraggio, per allontanarsi dal precostituito, dall’impolverato e guardare verso il mondo che ci aspetta. L’università deve ravvivare il tessuto sociale. Laurea, master, dottorato devono produrre circolarità nei saperi e nella comunicazione per cercare sempre nuove sfide. Una grande sfida è sviluppare tessiture sociali per la costruzione di nuove forme di contratto sociale non più legate al lavoro subordinato, ma nuovi profili di associazionismo cooperativo che sviluppino nuove forme di democrazia, di comunità con l’intento di avviare nei territori, conversioni ecologiche, sociali, territoriali nuove e autentiche.

Con lo slogan Sapere, Occupazione e Reddito possiamo farci promotori, in Europa, del Rinascimento Sapere. Quale paese può meglio dell’Italia,patria di Leonardo,grande genio universale del Rinascimento, può proporre un Rinascimento-Sapere. Ma per passare dalla teoria alla pratica, Occorre creare un IRI del Sapere. Questa è la vera sfida per la Rinascita. E poiché l’ Europa ci condanna per come trattiamo il Sud, quest’ IRI va costruita al Sud. Distribuita tra Puglia, Campania, Sicilia, Sardegna, Calabria, al servizio diConfindustria, Confcommercio,della scuola,

del Governo , dell’università dei cittadini , perché la produzione della ricchezza di una nazione basata solo su beni materiali non è più sufficiente.

Sono riflessioni del prof. Solpasso, meridionale e docente in prestigiose università americane, che ho riportato perché in maniera appassionata ha raccontato di avere un sogno e poiché era anche il mio ma mi mancavano le parole per dirlo, ho riproposto le sue , chiedendomi perché il Molise non è citato. Forse perché è piccolo , non fa testo? Può darsi, ma ho il dubbio che sia perché noi con la classe dirigente che ci ritroviamo, e con la rassegnazione e l’indifferenza di sempre assistiamo a una lenta decadenza di questa splendida regione.

Lo dimostrano fatti a noi vicini : a Termoli, gli ospedali si chiudono,i cinema e il teatro si chiudono, le librerie si chiudono le biblioteche si fanno funzionare al minimo pur pagando affitti stratosferici , i negozi e i ristoranti si chiudono, le scuole si chiudono,le università si chiudono.

Ma nella drammaticità di questo tempo c’è anche l’occasione straordinaria che si presenta all’Italia e al Molise per trasformare la Rivoluzione passiva che Cuoco denunciava come assenza di iniziativa popolare nello svolgimento della storia del Sud,in Rivoluzione attiva, per la crescita di un diverso capitale umano,lievito delle nuove città in cui l’Università aperta e viva deve essere in prima linea perché possa contribuire a rendere anche le piccole città centri di innovazione, efficienza e impegno.

Meditiamo!

Prof.ssa Petronilla Di Giacobbe, per il direttivo dell’Associazione “Mai più sole - Non una di meno” Termoli.

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