Chiavette magiche, la Cassazione annulla le condanne di tre imputati

L'odissea giudiziaria gio 16 maggio 2024
Cronaca di La Redazione
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Cassazione ©n.c.
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TERMOLI-LARINO. L’8 maggio scorso la Cassazione ha annullato senza rinvio le sentenze di primo e secondo grado con cui Graziano Antonio Roggia e altri due imputati erano stati condannati per associazione a delinquere.

L’ 8 dicembre 2014, Graziano Antonio Roggia e altri 15 indagati vennero sottoposi a custodia cautelare in carcere per i reati di associazione a delinquere, ricarica abusiva delle chiavette utilizzate per il pagamento dei prodotti distribuiti dalle macchinette erogatrici poste all’interno di vari stabilimenti della Fiat, e truffa aggravata.

Solo a Roggia venivano contestati anche i reati di frode informatica e accesso abusivo a sistema informatico, nonché furto aggravato e ricettazione.

Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Larino nel 2015 richiese il rinvio a giudizio per 18 imputati, mentre per gli altri 150 indagati (in buona sostanza gli utilizzatori finali delle ricariche abusive) richiese ed ottenne dal Gip che fosse definita la loro posizione con l’archiviazione per tenuità del fatto alla quale nessuno si oppose.

All’udienza preliminare, celebratasi il 3 novembre 2015, gli avvocati difensori degli imputati eccepirono l’incompatibilità funzionale della Procura di Larino e del Gup, in quanto i reati di frode informatica e di accesso al sistema informatico rientrano nella competenza della Procura Distrettuale Antimafia e di conseguenza del Gup di Campobasso.

Il Giudice per l’udienza preliminare accolse in parte la eccezione sollevata, trasmettendo parte del fascicolo alla Procura distrettuale di Campobasso.

Nove imputati chiesero di essere giudicati con il rito abbreviato, conclusosi con la condanna degli stessi per il reato di cui all’art. 55 comma 9, D.Lgs 231/07 (ricarica abusiva delle chiavette) nel quale restava assorbito il reato di truffa. Il Gup di Larino, invero, aveva condannato alcuni di questi anche per il reato di associazione a delinquere, da cui venivano assolti dalla Corte di appello di Campobasso con sentenza 483 del 2019; altri due richiesero ed ottennero di patteggiare la pena.

Roggia Graziano Antonio ed altri tre imputati furono rinviati a giudizio innanzi al Tribunale collegiale di Larino per i reati di associazione a delinquere, ricarica abusiva delle chiavette e truffa.

Il solo Roggia, inoltre, veniva processato innanzi al Tribunale di Larino in composizione monocratica per i reati di accesso abusivo, frode informatica, furto e ricettazione.

Dopo essere stato assolto dal Tribunale di Larino, dai reati di frode informatica, accesso abusivo a sistema informatico, ricettazione e furto aggravato, nonché per i reati di truffa e ricarica abusiva delle chiavette, il Tribunale collegiale del centro Frentano riteneva sussistente solamente l’associazione a delinquere e condannava il Roggia ad 1 anno, 9 mesi e 10 giorni di reclusione e gli altri tre imputati a 1 anno e sei mesi.

Tale sentenza veniva confermata dalla Corte di appello di Campobasso.

Con la sentenza dello scorso 8 maggio la Suprema Corte di Cassazione, annullando senza rinvio la condanna per associazione a delinquere dei ricorrenti, ha messo fine alla vicenda, stabilendo che non vi è stata alcuna associazione a delinquere.

Viva soddisfazione è stata espressa da Graziano Antonio Roggia per l’assoluzione che ha dichiarato: per me è finito un incubo durato dieci anni. Ringrazio infinitamente l’avvocato Michele Liguori che ha creduto in me, mi ha difeso con grande scrupolo e mi ha ridato dignità.

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