Ragazze costrette a prostituirsi sulla statale 16 di Puglia e Molise
TERMOLI. Giovani bulgare piene di speranze vengono in Italia perché convinte a coprire posti da badante e poi finiscono sulla strada a prostituirsi, diventando vere schiave dei loro aguzzini. Un clichet che purtroppo ben conosciamo sulla statale 16 tra Puglia e Molise, che già in passato ha portato ad arresti di ragazze che venivano segregate e poi avviate al sesso a pagamento, sia nell’hinterland fortorino molisano che sulla costa. Stavolta, l’anello di congiunzione tra Molise e Puglia è il legale Ruggiero Romanazzi, che difende tutti gli arrestati della retata compiuta due giorni fa dai Carabinieri di Foggia, a pochi chilometri dal confine delle due regioni. Ma lo sfruttamento della prostituzione riguardava sicuramente anche il tratto di statale 16 del Molise, tra Chieuti e Campomarino, su questo farà luce la direzione distrettuale antimafia dauna, a cui passerebbe il carteggio della Procura ordinaria.
Un casolare-lager dove venivano segregate 10 giovanissime ragazze bulgare costrette dai loro aguzzini a prostituirsi è stato scoperto nelle campagne di Marina di Lesina dai carabinieri del Comando provinciale di Foggia che hanno arrestato sei persone - un italiano e cinque cittadini bulgari - che dovranno rispondere di induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, oltre a profili inerenti il reato di riduzione in schiavitù, attualmente al vaglio dell'autorità giudiziaria. Tra gli arrestati c'è il proprietario del casolare, Emanuele Nazzareno Parigino, di 73 anni. Tra i cinque cittadini bulgari arrestati, tre sono donne. I militari hanno fatto irruzione nel casolare, che hanno trovato completamente recintato anche con filo spinato, con all'interno alcune baracche dove erano state allestite una serie di "camere da letto", più simili ad autentiche celle, dove erano state segregate e impossibilitate ad allontanarsi giovanissime donne, tenute sotto stretta vigilanza dagli aguzzini.