Un principe del foro per don Marino, in appello lo difende Carlo Taormina
CAMPOBASSO. Due ore di discussione, a tratti anche vibrante, ieri mattina dinanzi ai giudici della Corte d’Appello di Campobasso, per la prima udienza del processo di secondo grado a carico di don Marino Genova, l’ex parroco di Portocannone condannato dal Tribunale di Larino a 6 anni per atti sessuali su minore. Protagonista dell’udienza è stato un principe del foro, l’avvocato 78enne Carlo Taormina, che da questa fase della vicenda giudiziaria che scosse tutta la diocesi di Termoli-Larino affianca il legale Ciro Intino, che ha difeso don Marino anche dinanzi al collegio frentano di primo grado, formato dal presidente Russo e dalle giudici Di Nino e Testa. A rappresentare la parte civile di Giada Vitale, la ragazza che subì le attenzioni di don Marino da quando aveva 13 anni, fino alla maggiore età, l’avvocato guglionesano Giuseppe D’Urbano. Taormina ha fatto il suo ingresso in scena cercando subito un coup de theatre, con la richiesta di improcedibilità per decorrenza dei termini di querela di parte, che caratterizza l’origine dell’inchiesta per i reati a sfondo sessuale. Dai fatti denunciati a cavallo del triennio 2009-2012, la Vitale li formalizzò nel 2013, ma per D’Urbano, che ha incassato favorevolmente il no della Camera di Consiglio alla richiesta del noto legale, era evidente che si trattasse di unica denuncia, anche se trattata in due separati procedimenti. Ora, toccherà proprio a Giada Vitale deporre in aula, come testimone, il prossimo 28 febbraio.