“Sposalizio di San Giuseppe e Maria” a San Martino in Pensilis

Il racconto ven 21 gennaio 2022
Cultura e Società di La Redazione
9min
“Sposalizio di San Giuseppe e Maria” ©Termolionline
“Sposalizio di San Giuseppe e Maria” ©Termolionline

SAN MARTINO IN PENSILIS. Un racconto appassionante, intriso di fede ma anche di nozioni storicamente riconducibili a tradizioni locali. È quello realizzato dalla sanmartinese Tina Della Malva, con cui partecipò a un concorso di Molise Experience. Una tradizione che sopravvive anche al Covid-19 e che si spera di poter rinnovare al più presto, in vista della festa del papà 2022. Al centro dell’elaborato lo “Sposalizio di San Giuseppe e Maria”, che si svolge a San Martino in Pensilis. Lei, 51enne, moglie e mamma, ama il suo paese e le tradizioni: «Ti presento la mia terra attraverso una bella tradizione a San Martino in Pensilis. Io l’ho vissuta e voglio raccontarla. Con un pizzico di orgoglio d’appartenenza e uno di soddisfazione vorrei invitarvi e farvi partecipare tutti! Il Molise è terra ricca di tradizioni. 

Alcune sono condivise da più paesi, altre sono uniche come quella che viviamo a San Martino in Pensilis e che vi voglio narrare. Ve ne innamorerete, come è normale che sia. Perché di amore si tratta. Viviamo le nostre usanze religiose, intrecciando fede e vita, nella coerenza cristiana, facendo nostri i valori delle generazioni passate. Il mio paese, la mia gente è devota a diversi santi, il famoso e tanto amato patrono, il santo monaco benedettino Leo, san Biagio, sant’Antonio, san Pietro, san Donato, san Martino, santa Lucia. San Giuseppe, invece, ha un posto speciale e capirete man mano che leggerete. Subito dopo le feste di Natale, nel cuore dell’inverno più freddo, ci ritroviamo, il 21, 22 e 23 gennaio, per recitare le preghiere del Sacro Manto di san Giuseppe e il 23 per festeggiare lo Sposalizio della Vergine Maria e di san Giuseppe, “Sacro vincolo di Carità” come disse papa Leone XIII.

È certo che da decine e decine di anni che i sanmartinesi rinnovano questa tradizione. Dalla chiesa a lui intitolata nel cuore del centro storico, diversi anni fa, non mancava, dopo la funzione religiosa, la banda storica locale, fuochi pirotecnici e offerta di pane e pasticcini, segni di festa e condivisione. Era la sede della Confraternita della Buona Morte, fatto tangibile della protezione in vita e della buona morte da parte del santo attraverso l’azione dei ‘fratelli’, ispirati da lui e dai sentimenti di pietà e solidarietà verso i più bisognosi e verso i viandanti, questuanti in cerca di aiuto.

La devozione al Sacro Manto è costituita, nello specifico, da una serie di semplici ma significative orazioni, che esaltano la sua figura. Poi continua ogni mercoledì con le litanie a lui dedicate alla fine del Santo Rosario, per culminare con gli ‘Altari’ che, sempre per lui, vengono composte il 19 marzo dando un’ampia, significativa ed ennesima testimonianza dell’affetto che a lui ci lega (e continua per tutto l’anno). Affetto conservato pure dai nostri compaesani emigranti che hanno pomposamente continuato a celebrare le loro devozioni, cordoni ombelicali mai recisi e avendo tutti i diritti di farlo!

Cercare un po’ di notizie sulla tradizione del Sacro Manto di san Giuseppe è piuttosto semplice, tra leggenda e racconti di nonne torniamo indietro nel tempo, comodamente sedute raccogliamo quanto ci viene detto e con un sorriso tendiamo a crederci (magari possono sembrare essere frutto di ingenua fantasia popolare, ma coglierne il messaggio porta oltre e va ad incarnarsi nella concretezza della vita). Pregare il santo, quale potente intercessore, ha un significato speciale: affidamento, intercessione, grazia, patrocinio e soccorso per ogni nostra necessità.

Tornando alla storia del Sacro Manto, di un mantello, ci si riferisce ad uno molto prezioso regalato da Maria al suo sposo per il matrimonio. Ad un certo punto della loro storia quotidiana, feriale diremo, normale, come tali sono quelle di qualsiasi altra coppia, Giuseppe dovette fare un acquisto, del legname, nello specifico, ma non possedendo denaro a sufficienza diede il suo Mantello come pegno, ad Ismaele, padrone dei tronchi, avaro e dal cuore duro. Lungo la storia di tante coppie si scorgono presenze ‘negative’ ma non sempre queste ultime hanno la meglio, anzi! Se lo pose sulle spalle e nei giorni successivi avvennero fatti prodigiosi, tra cui la guarigione dei suoi occhi malati da anni, la pace e la tranquillità tornarono nella moglie da sempre scontrosa e burbera, e un suo animale dolorante e moribondo, risanò. Infine un pezzo del miracoloso Manto spense immediatamente un incendio scoppiato nella casa paterna di Ismaele. Da allora quest’ultimo condonò tutto il debito a Giuseppe anzi, promise di donargli tutto il legno di cui avesse bisogno, mentre la moglie regalò a Gesù un paio di agnelli bianchi, due piccioni più bianchi della neve del Libano, e a Maria olio e miele. Pregò Giuseppe di regalargli il Manto che aveva protetto il suo matrimonio, i suoi interessi, la sua famiglia.

A Roma, sul Palatino, nella Basilica di Sant’Anastasia, si conserva una reliquia del Santo Manto di San Giuseppe, a cui poté accedere san Girolamo che visse tanti anni a Betlemme. Si conserva da ben 1600 anni insieme ad una reliquia del Velo di Maria. La presenza di sant’Anastasia ricorre, insieme a sant’Anna, in un canto in dialetto sanmartinese che si fa solo in questa circostanza di festa. Che bella coincidenza!

Questa dello Sposalizio, sembra essere una festa minore, ma in effetti, nonostante le difficoltà di questi tempi moderni, è un evento formidabile per la persona, naturale continuum, se non vera essenza, della famiglia che si va a formare. Fatto sta, infatti, festa delle nozze e festa della famiglia, interdipendenti, si mette in risalto l’amore sponsale e il nucleo familiare. Il matrimonio è dono della persona all’altro, dono totale di sé. Porre san Giuseppe protettore di questo sacramento dà forza smisurata a questa vocazione a cui si risponde, consapevoli di essere imperfetti, umani. In questa coppia, la più santa, si scorge la bellezza della coniugalità e fecondità, la capacità di sacrificarsi per l'altro, pieni di comprensione, di passione per il destino di chi condivide la nostra stessa strada. È indivisibile unione degli animi, da cui scaturisce la cura dell’altro, l’accoglienza della prole e la collaborazione di marito e moglie nella educazione della prole stessa. Beh si capisce bene quanto, soprattutto le donne direi, si incantano rapite davanti a tutto questo! Maria e Giuseppe primo divino esempio dell’educazione cristiana, ispirazione migliore non si può avere!

E accade davanti a questo evento speciale, lo Sposalizio, appunto, ma san Giuseppe è, naturalmente, un grande ispiratore per gli uomini di tutti i tempi: uomo che ama nella fedeltà, sposo che accoglie il Mistero, padre esemplare e lavoratore che educa la prole alla laboriosità, perfetto e fecondo, generoso e paziente, silenzioso e ‘fermo’ nonostante le fatiche e le difficoltà! Inarrivabile oserei pensare, ma anche la tensione e l’intenzione fa l’uomo buono! Chi non si porrebbe sotto la protezione di un così gran Santo, chi non chiederebbe il Suo patrocinio?

Dio sa quanto è urgente, oggi più che mai, avere dei punti di riferimento saldi nella vita di tutti i giorni, di avere valori solidi che questo santo con le sue azioni ha vissuto e portato avanti, per quanto lui abbia dimostrato. Festeggiare San Giuseppe vuol dire in qualche modo farsi ispirare e dare cibo a chi ne ha bisogno, morire nella grazia di Dio, vivere del proprio lavoro. Uomo Giusto, Giuseppe, docile, umile, vero, autentico, lavoratore, educatore e difensore di Maria e Gesù. Con Maria ha allevato il Figlio: lo ha nutrito, vestito e istruito. Loro, modelli per i genitori che cercano di dare una formazione incisiva ed efficace ai figli. Una paternità (riverbero essenziale per la maternità e viceversa) tenera, ma con una profonda forza interiore. Autorità ispirata dalla tenerezza, come dice Papa Francesco, in questo anno speciale, il 2021, dedicato proprio al Santo. Anche in seconda linea c’è protagonismo, realizzando pari merito la vocazione di genitore, e, si aggiunga a questo, se ancora ce ne fosse bisogno, l’amore materno e paterno influisce sull’amore filiale e viceversa.

Ma torniamo a San Martino, dove la bellezza, tanta, continua a scorrere davanti ai nostri occhi, passando per le nostre mani, i nostri cuori! Dopo essersi chiamate a raccolta vicendevolmente (ma si sa che le donne appuntano nel cuore non sul calendario le date importanti dell’anno!), si comincia. Le apparenti piccole agitazioni e i piccoli nervosismi, per organizzare tutto al meglio, converge tutto là, con gli occhi negli occhi del Santo. Dopo aver progettato l’altarino si passa ai ‘fatti’: selezione, lavaggio, stiraggio della biancheria migliore, candele, fiori, libretto delle preghiere e dei canti. Buona disposizione di animo a fare, e a fare bene.

Ci siamo! Tutto profuma da ora in poi: le parole, i tessuti, le immagini. Le donne sanmartinesi sono tutte qui, ora, insieme, le presenti nel corpo e nello spirito, quelle che lo hanno venerato negli anni scorsi e quelle di domani, speriamo, e che si affidano, in special modo al santo.

Naturalmente non solo loro. Qui, attraverso chi prega, ci sono le famiglie al completo. Non manca nessuno, garantito.

Tanti nel corso di questi anni hanno pregato, offerto propositi e azioni affinché i loro matrimoni fossero protetti e custoditi - non si separi ciò che Dio ha unito -. Tanti hanno pregato per loro stessi, le loro famiglie, gli emigranti e soprattutto per chi nessuno prega. Specialmente si affidano gli uomini, affinché san Giuseppe sia loro guida, custode e modello.

Il dì della festa arriva, il 23, dopo le preghiere ci si reca in chiesa, per la messa, dove la tela che raffigura lo Sposalizio è offerta al culto dei fedeli e ancora si prega per le coppie, si rinnovano le promesse matrimoniali e ci si sente proprio invitati ad uno sposalizio che avviene in quel momento. Vengono offerti confetti come ogni buon sposalizio contempla e si promuovono iniziative di carità per le famiglie bisognose.

Verso la fine della celebrazione ci si distrae un po’… si strizza l’occhio più alla vanità che allo spirito e pure fa bene visto che l’intenzione è buona e in buona fede perché si va già col pensiero alla festa insieme agli altri, al rinfresco e alla degustazione dei dolci tipici e alla torta. Fede, tradizione, abilità, delizie. Gli sposalizi dei sanmartinesi sono famosi per i dolci secchi e per quelli con la crema: la ‘dolcia della sposa’ è capofila speciale di squisitezze uniche locali, prelibatezza per palati esigenti, buongustai. Il brindisi finale rifinisce la festa.

E si compie. Invitati tutti, sia pure in punta di piedi, ma a pieno titolo, vi assistiamo e partecipiamo, e siamo molto coinvolti. Come coi nostri sposalizi torniamo a casa contenti, direi soddisfatti, emozionati, ciascuno è riempito di una piccola gioia interiore da conservare e da cui ripartire, carichi di forza e speranza. Confortati dal Santo, dalla Sacra Famiglia, eh già, si sono sentite molte storie a lieto fine, legate a questa festa, con coppie, lavoratori, emigranti protagonisti ed esauditi. Tante altre non si raccontano, ma solo per pudore! Raccolte non diffuse, racchiuse nei cassetti di diverse persone, studiosi, don Domenico, il prof. Michele, don Nicola e qui le donne sono diventate custodi e scrigni di silenzio e preghiera…e a san Giuseppe questo piace!

Finisce qui, sembra. Ma non sentite già il profumo della pasta con la mollica e delle scrippelle!? Il 19 marzo non è così lontano».

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